di Francesco Federico Pagani
Federico Mattiello è tornato. Ed ha giocato una partita intera contro il Sassuolo Primavera a più di un anno dal suo (secondo) infortunio.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]C[/mks_dropcap]inquecentosessantadue giorni passati lontano dai campi, causa infortunio, in due stagioni.
Questo il calvario vissuto nelle sue prime due stagioni da professionista da Federico Mattiello, giovane esterno destro scuola Juve con due passaggi al Chievo Verona.
Nato a Lucca il 14 luglio 1995 Mattiello cresce tra Valdottavo e Lucchese, prima di sbarcare in bianconero all’età di 16 anni.
Con la Primavera juventina vince la Coppa Italia di categoria del 2013, poi la successiva Supercoppa.
Nel novembre del 2014 l’esordio in prima squadra contro il Parma, presenza bissata la giornata successiva quando subentra a Pereyra in seguito all’espulsione di Padoin, schierato terzino per l’occasione.
All’età di 19 anni Federico Mattiello sembra essere uno dei giovani italiani più pronti, in uno scenario sempre molto “tardivo” nello svezzare calciatori da lanciare in prima squadra.
Così nel mercato di riparazione si fa avanti il Chievo.
Il passaggio in Veneto si concretizza il 2 febbraio di quell’anno.
La soluzione sembra ottimale per tutti: il ragazzo può andare ad accumulare esperienza in una squadra di discreto livello, soprattutto agli ordini di un mister poco acclamato ma molto capace e competente come Maran. La Juventus ha la possibilità di testare uno dei giocatori dalla miglior prospettiva di un settore giovanile che poco ha contribuito negli ultimi anni alla costruzione della rosa della prima squadra. Il Chievo stesso, infine, può farsi forte di un giocatore già abbastanza maturo e pronto per un palcoscenico come la Serie A, quantomeno se affrontato all’ombra della provincia profonda.
L’11 febbraio, prima gara utile, Mattiello guarda Parma – Chievo dalla panchina.
Quattro giorni più tardi a Verona arriva la Sampdoria, e Federico bagna il suo esordio in maglia clivense sostituendo Schelotto ad una ventina di minuti abbondanti dal termine.
Dopo un’altra gara (questa volta contro l’Empoli) guardata ancora per intero dalla panchina ecco l’esordio dal primo minuto, contro un avversario di prestigio (anche se ben lontano dai suoi momenti migliori): il Milan di Filippo Inzaghi. In quel match Mattiello prende il posto dell’indisponibile Frey come terzino destro, conducendo in porto un esordio da titolare in Serie A che gli vale un 6,5 secondo molti organi di stampa.
Proprio quando il ragazzo sembrerebbe pronto a dare continuità al suo rendimento ecco il primo crac: è l’8 marzo del 2015 ed il Chievo, lasciatosi alle spalle il pareggio con i rossoneri, ospita la Roma di Rudi Garcia.
La sua gara dura però purtroppo solo 19 minuti. Giusto il tempo di scontrarsi con un’entrata in scivolata di Nainggolan, che gli produrrà la rottura scomposta ed esposta della tibia e del perone della gamba destra. Stagione più che finita.
Federico Mattiello però non ci sta e decide di voler tornare anche più forte di prima.
Alla fine di quella stagione Juventus e Chievo si accordano per prolungare un prestito che non ha avuto grandi effetti nell’annata precedente proprio per causa di quella frattura, che lo tiene fuori sette mesi.
Il 18 ottobre seguente, infatti, Mattiello è di nuovo pronto a tornare in campo.
E’ l’ottava giornata, il Chievo va a Marassi per affrontare il Genoa di Gasperini e Maran decide di affidarsi ancora all’ex terzino juventino per presidiare la fascia destra.
Le cose non vanno benissimo per la squadra, che viene sconfitta 3 a 2 grazie ad una rete di Tachtsidis giunta tre minuti oltre il novantesimo.
Ma Mattiello può comunque festeggiare.
Da una parte il rientro in campo dopo un lungo infortunio, capace di strappargli tutti quei mesi di attività agonistica a soli vent’anni.
Dall’altra l’assist confezionato per il 2 a 2 di Pellissier, uno dei goal più belli dell’intera stagione: Castro serve Federico, cui la difesa genoana lascia molto spazio. L’ex Lucchese piomba in velocità sul pallone e lo calcia forte in mezzo di prima intenzione, tenendolo piuttosto basso. Pellissier si inventa la giocata, freddando Perin con un colpo di tacco al volo. E’ l’apoteosi per Mattiello, che bagna con un passaggio vincente, culmine di una buona prova, il proprio rientro in campo.
Purtroppo la sfortuna ci vede benissimo, come si dice. E la sua felicità dura pochissimo. Dopo quattro soli giorni dal suo ritorno in campo il ragazzo si infortuna di nuovo, sempre alla stessa gamba. Questa volta in allenamento, una frattura composta con interessamento della sola tibia.
Dopo due infortuni del genere, però, ci si deve andare con i piedi più che di piombo. E la sua stagione finisce mestamente lì.
Federico Mattiello ha però l’animo di chi non vuole piegarsi ai perché della vita. Non si lascia abbattere dalla sfortuna che lo perseguita e continua a lavorare duro, per tornare in campo. Di nuovo.
A ventuno anni di età l’ex Lucchese ha già quindi rischiato di diventare un ex calciatore, per causa dei due traumi patiti. E nonostante sia uno dei giovani interpreti migliori del ruolo (è assolutamente probabile che se la sua carriera avesse avuto un corso diverso oggi si giocherebbe il posto da titolare nell’under 21 con l’atalantino Conti, con buone probabilità di essere lui il designato di mister Di Biagio) conta solo sette presenze tra i professionisti in due anni di carriera.
La Juventus, così, ha deciso di andarci molto calma con il suo recupero. Ed il ragazzo, fuori appunto da quel dannato 18 ottobre dello scorso anno, è stato trattenuto a Torino per poter essere seguito a fondo dai medici e dai preparatori del club, cercando di riprendere poco alla volta il ritmo e la confidenza con la partita.
Così a quasi dodici mesi pieni dal secondo crac Federico Mattiello ha potuto finalmente rivedere il campo lo scorso 2 ottobre, quando la Primavera di Fabio Grosso ha ospitato il Sassuolo in un match di campionato, che l’ex Chievo ha disputato per intero.
A quasi un anno dall’ultimo match non ci si poteva aspettare un Mattiello tracimante, a prescindere dalla categoria. E anzi, è probabile che la stessa Juventus gli abbia chiesto di non forzare troppo: rimanere a Torino quantomeno sino a gennaio, quando poi sarà valutato il da farsi, serve proprio a non accelerare tempi e ritmi di recupero.
Contro i neroverdi, così, Federico ha giocato una gara per lo più ordinata, crescendo nella ripresa rispetto ad un primo tempo forse anche un po’ timoroso. Strano se pensiamo al giocatore di personalità ammirato nei suoi scampoli di Serie A, assolutamente normale se invece focalizziamo la sua storia clinica.
Schierato come suo solito difensore esterno di destra – la sua flessibilità gli permette comunque di giocare sia più alto che sulla fascia opposta – il ragazzo si è mosso con sempre più confidenza sul terreno, risultando ancora un po’ imbolsito dal lunghissimo stop ma prendendo campo col passare dei minuti di gioco.
Nella prima frazione Mattiello ha giocato un match più prettamente difensivo, rimanendo spesso bloccato alle spalle del ceko Macek ed in supporto ai due centrali, Muratore e Coccolo, permettendo così le costanti sovrapposizioni del terzino opposto, il brasiliano Rogerio. Che, non a caso, sul finire del primo tempo ha trovato la via del goal.
Quella di Mattiello è stata comunque una gara in crescita costante, che nella ripresa lo ha portato anche più volte a spingere in propulsione offensiva, senza però riuscire a trovare l’imbucata giusta per Kean prima e Zeqiri poi.
Il ragazzo di Lucca, insomma, ha ancora un po’ di polvere addosso, com’è normale che sia dopo la lunga inattività, alleviata solo dalla riabilitazione prima e dagli allenamenti poi. Nulla però di trascendentale. Nella speranza che la fortuna lo assista e che possa tornare ad essere quel prospetto di giocatore che un paio d’anni fa fece pensare a molti di come la Juventus potesse avere trovato, all’interno del proprio settore giovanile, quantomeno un’alternativa valida ai terzini del futuro.
Ma che tipo di calciatore è Federico Mattiello?
Longitipo di media statura, mesomorfo, è giocatore dal fisico slanciato e dall’atletismo non trascurabile, dotato com’è di un buon passo in allungo, ottima resistenza ed una discreta esplosività.
Calciatore che ben combina differenziazione e trasformazione motoria, ha fondamentali tecnici più che accettabili per il ruolo, in particolar modo in un paese in cui i terzini molto spesso non hanno grandi rudimenti in questo senso. Dominio e guida della palla non gli mancano, così come una certa capacità nei passaggi diagonali e nei cross, dove pur non essendo tra i migliori interpreti al mondo non è comunque disprezzabile.
Arcigno negli uno contro uno, è dotato di buon accorciamento ed anticipo basso, potendo sicuramente migliorare in quello alto soprattutto in relazione ad un’altezza (182 centimetri riportano i vari siti internet) certo non da disdegnare.
Come un po’ tutti i terzini gioca soprattutto in ampiezza ed in sovrapposizione, pur non disprezzando il taglio, soprattutto quando si trova a giocare sulla corsia di sinistra.
In ultimo, come già accennato, in quelle sue poche presenze da professionista mise in mostra anche una certa personalità, non avendo il minimo timore di attaccare gli spazi quando le situazioni di gioco glielo permettevano. Una cosa che, a mio avviso, non è più così comune nei nostri terzini, che soprattutto in tenera età – sempre fatte salve le dovute eccezioni – tendono ad essere poco propositivi.
Un giocatore, insomma, che senza mettere in mostra le qualità per potersi proiettare a Dani Alves del futuro aveva di certo le basi per imporsi in Serie A. E perché no, magari, in futuro giocarsi un rientro in pianta stabile alla Juventus.
Del resto se quando esci dal Campionato Primavera ti ritrovi subito in massima serie è perché dei numeri importanti li hai (guardate ad esempio Lirola). Speriamo solo che i quasi due anni consecutivi di inattività non ci restituiscano un giocatore troppo lontano da quello che era e sarebbe potuto essere se tutto gli fosse girato per il meglio…