Breve saggio delle ragioni per cui vedremmo di buon occhio un abbassamento di Cuadrado nel ruolo di terzino destro
Il rasoio di Occam
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]l rasoio di Occam è un principio metodologico di problem-solving secondo cui, quando un individuo è posto di fronte ad un problema e molteplici ipotesi di soluzione, quella da preferire è sempre quella che risponde al problema senza formulare inutili sub-ipotesi accessorie. Un inno alla semplicità, che verrà successivamente indicato come pietra miliare del metodo scientifico e dell’agnosticismo.
Uno dei problemi cronici che ha colto la Juventus 2017/2018 è stata la casella di terzino destro. Con la partenza, per molti versi inaspettata, di Dani Alves, la corsia aveva perso il proprio padrone, ma anche un giocatore dal grande ascendente su tifosi, gioco e compagni. La deficienza più grave non era tanto in termini di qualità difensiva – sia Lichtsteiner che soprattutto De Sciglio assicura(va)no una tenuta più che sufficiente – quanto piuttosto in rapporto alla spinta e alle abilità palla al piede. Il tallone d’achille più evidente è stato infatti, per tutto l’anno, la quasi totale mancanza di resilienza alla pressione avversaria, causata dall’incapacità di uscire palla al piede: il grande pattern Bonucci – Alves – Cuadrado giocato ad uno o massimo due tocchi era venuto meno. Lichtsteiner è stato spesso il miele su cui si gettavano gli esterni avversari in cerca di palloni recuperabili; in fase propositiva invece, lo svizzero ha manifestato tutta la sua inadeguatezza a dialogare negli ultimi 30 metri con giocatori che parlano una lingua diversa, un’incapacità per la verità sopraggiunta con l’avanzare degli anni. De Sciglio, a cui va riconosciuto il merito di averci provato e l’attenuante degli infortuni, è rimasto comunque prigioniero di un attitudine conservativa che mal si sposava con le necessità della squadra. Non è stato allora un caso che Douglas Costa venisse utilizzato – e ad opinione dello scrivente castrato – per lo più a destra, con l’ingrato compito di venire a prendere palla ben dentro la propria metà campo e spalle alla porta, per poi girarla in mezzo nella speranza di trovare Dybala senza marcatura.
Posto di fronte a questo quesito, lo scienziato Allegri è andato avanti a tentativi, imboccando forse solo all’ultimo la strada per la soluzione più semplice e snella: utilizzare Juan Cuadrado come terzino destro. Nei paragrafi che seguono si procederà, non senza un minimo di partigianeria, alla dimostrazione astratta dei benefici che tale scelta porterebbe alla Juventus 2018/2019.
Tesi: soluzione al problema iniziale
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L[/mks_dropcap]a prima applicazione pratica di “Cuadradoterzino” (che ormai è una parola sola) richiama ovviamente la soluzione immediata al disturbo che ha afflitto la Juventus 2017/2018. Cuadrado come esterno basso aumenterebbe molto il tasso tecnico della linea difensiva. Non solo è in grado di fornire un appoggio sicuro all’apertura del centrale, ma sa anche giocare quella stessa apertura. Le capacità in conduzione e le abilità nel saltare il diretto avversario in dribbling consegnerebbero nuova linfa al palleggio nel proprio terzo di campo. Oltretutto, uno dei rimproveri che si commina spesso a Cuadrado è la volontà di ricevere sempre palla al piede: nella posizione di terzino questo difetto sarebbe attenuato, giacché sono poche le situazioni in cui si richiederebbe una ricezione dinamica o sulla corsa. Il colombiano offre comunque un set di soluzioni tecniche e di resistenza al pressing che gli altri elementi in rosa non hanno, e si è reso indispensabile per far risalire la palla nelle poche (pochissime) partite in cui l’abbiamo visto ricoprire quel ruolo.
Per la verità, Cuadrado ha giocato da terzino destro già qualche minuto con lo Sporting Club in Champions League – in entrambe le gare del girone, contro l’Inter nella partita scudetto, nella finale di Coppa contro il Milan, e contro il Bologna all’ultima apparizione in stagione. Tuttavia, con lo Sporting subentrò nel ruolo, e con il Bologna la squadra ha messo in campo un ibrido tra 3-5-1-1 e 4-3-3, che pure ha offerto indicazioni utili. Anche contro il Milan, che quasi rinunciò alla pressione, Cuadrado ha offerto meno indicazioni in difesa che non in attacco (ne parliamo più avanti). Per queste ragioni, la partita da prendere come vero e proprio benchmark è probabilmente quella con i nerazzurri.
Nella partita con l’Inter, Cuadrado è stato costantemente ricercato dai compagni, che spostavano scientemente il pallone per provare ad uscire proprio dal lato destro, che era stato maledettamente il tallone d’Achille di un’intera stagione. Si tratta di uno scenario chiaramente preparato, e constatarlo non fa che cementificare le certezze che Allegri possa vedere in lui un terzino di riferimento per l’uscita del pallone.
Cuadrado sa uscire da momenti intricati grazie al dribbling, di bacino.
Qui cerca una soluzione creativa per Khedira, un passaggio à la Dani Alves
Cuadrado ha nel suo mazzo di carte anche l’underlapping, di cui qui offre un’interpretazione da manuale. Notare come sapesse già cosa fare (e come) dal momento in cui è partito.
Il colombiano ha offerto una dimostrazione fulgida e lampante di quanto sia prezioso avere una soluzione tecnica già “bassa” al pressing avversario. Soprattutto quando la partita era in parità numerica, ha saputo proporre risposte ai quesiti posti dalla pressione avversaria: ora interne, mandando a vuoto Perišić, ora esterne, sfruttando le sue abilità funamboliche a camminare sulla linea laterale. Ha saputo interfacciarsi con Pjanić, ma ha anche cercato filtranti più avventurosi. Ha dato prova di saper operare un corretto decision-making in situazioni se vogliamo più rischiose rispetto a quelle in cui è chiamato ad agire di solito. Magari alcune scelte o alcune esecuzioni vanno riviste, ma in quella posizione aggiunge frecce preziose ad un arco che era sembrato tremendamente impoverito in estate e che non poteva più essere considerato come un’arma efficace.
Antitesi: possibili controindicazioni ed effetti secondari
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L[/mks_dropcap]a prima obiezione che le forze conservatrici avanzeranno all’introduzione di Juan Cuadrado come terzino destro è che lui, terzino, non lo è. Per quanto sia errata nella sua accezione più letterale (ha fatto proprio il terzino in Colombia, a Lecce e a Udine, e lui stesso si è detto ottimista di poterlo interpretare con profitto), l’antitesi non è infondata. Cuadrado non sarebbe una soluzione pronta all’uso, così come ovviamente non lo era sul finire del campionato appena concluso, e come d’altra parte non sarebbe nemmeno un ipotetico nuovo acquisto (incluso anche un João Pedro Cavaco Cancelo, comunque benvenuto).
Allegri stesso ha ammesso che Cuadrado può fare bene da terzino, ma che deve necessariamente limare alcuni spigoli tattici, come le letture difensive. Il buon Juan non sa ancora stare in campo da esterno basso, non ha l’orientamento necessario con il corpo, la postura è spesso approssimativa, e ogni tanto nemmeno ha occupato la “zolla” di campo corretta. Gli manca un settaggio della bussola. Lascia troppo gli occhi sul pallone e troppo poco sull’avversario: un atteggiamento tipico di chi è portato a cercare il primo piuttosto che il secondo. Scommettere sul colombiano in quella casella significa accettare il by-product di qualche posizionamento sbagliato, almeno all’inizio.
Credo Allegri avesse di fronte questa clip mentre parlava in conferenza
Il miglior argomento da opporre a questa antitesi è però la fiducia nei mezzi sia del calciatore che dell’allenatore deputato ad inculcargli i concetti necessari per farne un terzino di tutto rispetto. Peraltro, Cuadrado era arrivato a Torino con la fama di giocatore fumoso e per niente adatto alla fase difensiva; le applicazioni da esterno a tutto campo e soprattutto l’incredibile miglioramento nella fease di non possesso hanno invece prepotentemente confutato queste obiezioni e ridotto al lumicino i suoi detrattori. Ora non soltanto è diventato irreprensibile in difesa posizionale, ma ha addirittura fatto dell’ 1vs1 – la sua qualità migliore con il pallone tra i piedi – un punto di forza. Se saprà applicarsi con perizia e dovizia nel posizionamento e nella definizione della miglior risposta alle situazioni dinamiche, non avremo dubbi che potrà essere una prima scelta del ruolo. D’altra parte, in rosa lo è già.
Corollario: benefici agli ambienti circostanti
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]l corollario è quell’elemento che ci fa uscire dall’arida palude dei bilancini tra tesi e antitesi, introducendo un nuovo contesto argomentativo e svoltando la discussione a favore della prima (in realtà non è proprio così, ma mi si perdonerà la sciatteria scientifica in favore della brillante metafora).
Come avevamo notato in sede di analisi tattica, nella partita contro l’Inter Cuadrado ha interpretato il ruolo complementare a quello dell’ala davanti a sé: quando Costa si allargava, Cuadrado rimaneva basso (o se possibile provava il taglio interno); quando a Costa era consentito di entrare in campo, lui si alzava fino ad impegnare il terzino di riferimento. Questa caratteristica tornerebbe utile soprattutto se Allegri dovesse insistere con il 4-3-3 e se fosse – come probabile – Dybala ad occupare quella casella. L’argentino offrirebbe ovviamente un’interpretazione atipica, cercando sì ricezioni sull’esterno, ma convergendo ineluttabilmente verso il centro del campo. Una delle ragioni del parziale fallimento di Dybala in quella posizione è la mancanza strutturale di un giocatore associativo con cui dialogare sulla corsia (che poi è anche la ragione per cui Dani Alves-Messi funzionavano a meraviglia); un giocatore da poter mandare sul fondo, e che possa a sua volta imbeccarlo nei tagli tra centrali; un compagno che sappia giocare la pared, e che possa sgravarlo della conduzione orizzontale.
Qui un saggio contro il Milan in transizione veloce
Spostare Cuadrado lì gioverebbe enormemente al nostro numero 10, e credo di raggiungere un facile consenso se dicessi che mettere il nostro miglior giocatore nelle condizioni di esprimersi al meglio è uno degli obiettivi trasversali della prossima stagione. Certo, ci sarebbe bisogno di una mezz’ala dinamica che sappia compensarne i movimenti, ma d’altra parte non sono forse queste le caratteristiche di Emre Can?
Conclusione
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]D[/mks_dropcap]i base, Cuadrado è un giocatore creativo, e questa è una qualità di cui la Juventus ha bisogno assoluto in zone più arretrate del campo. Tanto più che la squadra ha dato prova di enorme potenziale offensivo da quel lato (Dybala, Bernardeschi e Costa hanno tutti saputo giocare a loro modo da esterni destri) e che dunque l’apporto puramente offensivo di Cuadrado in posizione di ala mancherebbe poco. In questo contesto, spostare il colombiano dove c’è più bisogno – in ragione anche di un’apparente disponibilità del ragazzo – sembra una soluzione logica e dal grande potenziale, soprattutto con un allenatore che ha dato sempre prova di grande adattabilità al contesto tecnico.