La vittoria col Bologna ha riportato serenità, probabilmente più ‘intorno’ che all’interno di un ambiente Juve che non aveva mostrato crepe evidenti. Ma ha anche messo in mostra l’ottima prova fornita da Federico Bernardeschi. Schierato da esterno destro d’attacco, il carrarese ha potuto mettersi in mostra in n contesto congeniale.
Ad agevolare la prestazione dell’esterno azzurro sono accorsi infatti una serie di fattori che hanno contribuito all’ex giocatore della Fiorentina di potersi esprimere a livelli che non si vedevano da tempo. In primis, il contesto tattico. Come già ampiamente spiegato altrove, il Bologna ha deciso di giocarsi la gara restando fedele ai propri principi di gioco. E fra essi va annoverato quello della pressione alta: in effetti, i felsinei sono primi in Serie A in termini di PPDA (l’indice che quantifica l’intensità del pressing prodotto). Il PPDA misura il numero di passaggi concessi agli avversari prima di un’azione ‘difensiva’ (un tackle, un contrasto, etc) ed è uno degli indici meno aleatori per misurare l’intensità del pressing: più è basso, più una squadra sarà proattiva nella riconquista della sfera. Il Bologna ha prodotto un dato di 7.03 contro la Juventus, mediamente basso.
Se combiniamo il PPDA col fatto che il Bologna ha mantenuto un baricentro mediamente alto (50.08 metri) sul possesso bianconero, abbiamo l’idea della partita coraggiosa che la squadra di Siniša Mihajlović ha cercato di impostare. All’interno di questo contesto tattico, il palleggio juventino è stato più sicuro e fluido, soprattutto in costruzione. Il che ha permesso alla squadra di Maurizio Sarri di trovare campo alle spalle della prima linea di pressione bolognese.
In questa situazione, Bernardeschi si è trovato spesso a ricevere palla con diverso campo davanti a sé potendo così sfruttare le sue qualità in campo aperto. Con la squadra che poteva usufruire di spazi più ampi rispetto a quanto accaduto contro Milan e Napoli in coppa Italia, il 26enne mancino della Juventus è riuscito a mettere in mostra le sue qualità nel gioco associativo (87.5% di passaggi riusciti), ma soprattutto le sue grandi dote atletiche, arrivando anche tre volte alla conclusione (evento che, al di là del basso minutaggio, non si verificava dalla partita contro l’Udinese del gennaio scorso).
Quello che è sembrato evidenziare la prova di Bernardeschi è come il giocatore di Carrara si sia trovato a suo agio nella posizione di esterno. È quella che conosce meglio e dove può giocare situazioni di uno contro uno, a lui gradite. Il progetto di vederlo mezzala non è da accantonare ma certamente per stazionare in una zona di campo più trafficata, con più linee di passaggio da dover leggere simultaneamente, ci vorrebbe del tempo di lavoro supplementare che in questa parte di stagione, congestionata dagli impegni, la Juve potrebbe faticare a trovare.
È ovviamente presto per parlare di un Bernardeschi ritrovato. Certo è che, in questo convulso finale di una stagione anomala, in certi tipi di partite e contro certi avversari l’azzurro potrebbe tornare utili nelle rotazioni juventine.