Le prestazioni dell’esterno colombiano sono diventate la chiave di volta per la Juventus. Sia da un punto di vista qualitativo che da un punto di vista meramentre strategico, Cuadrado si è piano piano ritagliato un ruolo unico nell’economia del gioco di Pirlo.
Origine
Quando Andrea Pirlo si è presentato allo Juventus Training Centre con la sua tesi sotto il braccio, accompagnato da profili come Antonio Gagliardi e Igor Tudor, era chiaro che la riappropriazione dell’ampiezza sarebbe stata uno dei temi tattici della stagione. E d’altra parte, se la fascia destra costituiva uno svogo naturale l’anno scorso per la contemporanea presenza di Cuadrado e Dybala, quest’anno il colombiano sta ricoprendo un ruolo diverso ma altrettanto determinante.
Pirlo ha iniziato la sua avventura sulla panchina della Juventus insistendo su un modulo che prevedesse una prima costruzione a tre, portando 5 uomini come costruttori, i tre difensori e i due mediani, (deputati cioè all’organizzazione delle prime fasi della manovra) e altri 5 come invasori (con il compito di rifinire e concludere l’azione, invadendo appunto la difesa avversaria).
Il 3-2-5 rispondeva didatticamente a questa esigenza, con Cuadrado da esterno a tutto campo che andava a comporre un’ultima linea a 5 spalmata sulla linea difensiva avversaria. Il numero 16 ha anche saputo capitalizzare l’esperienza da terzino l’anno scorso per andare a svolgerne la funzione nel 4-4-2 difensivo.
Questa configurazione tuttavia ha manifestato qualche criticità. Una staticità troppo marcata – derivante forse dall’iniziale simmetria posizionale – ha reso la manovra prevedibile, con giocatori troppo lontani tra di loro e dunque anche mal disposti per fronteggiare la perdita del pallone.
Evoluzione
L’evoluzione dell’identità bianconera ha portato Pirlo ad attenuare questa rigidità sull’ultima linea. Già all’inizio di novembre, nella partita contro lo Spezia, l’ultima linea era più frammentata, con un set di movimenti più vari, tanto che spesso si partiva con una linea a 4, cui poi si aggiungeva McKennie, che andava ad invadere il maggiore spazio. Partire da dietro per attaccare dinamicamente l’area di rigore è una delle cose più importanti per chi, come la Juve, ha l’ambizione di attaccare in campo lungo: un’idea che ha trovato asilo sempre più spesso.
Contro una difesa a 4 come quella dei liguri, Cuadrado ha pestato spesso la linea laterale, propiziando un’apertura della difesa dentro cui si infila l’americano. Da queste partite, Cuadrado ha cominciato a rifinire di più l’azione, sia con cross a premiare l’inserimento dei centrocapisti in quello spazio che lui stess ho creato, sia iniziando scambi nello stretto con le punte.
In effetti, è bene rimarcare che il colombiano non rinuncia mai a cucire il gioco centralmente. In quella partita gli scambi con McKennie e Morata sono riusciti a chiamar fuori la loro mezz’ala e/o il loro centrale, producendo un gran numero di occasioni da gol pulite dove le punte hanno finalmente attaccato la linea difensiva fronte porta.
Una posizione ibrida
Un secondo punto di rottura con questo sustema rigido è riscontrabile nella (con)vincente partita contro il Cagliari. Quando l’azione si sviluppa per vie centrali, Cuadrado non occupa più staticamente il terzino avversario, ma agisce in maniera intelligente per compensare i movimenti di Kuluševski, garantendo gioco interno; in fasi più vanzate della costruzione, si apre per garantire ampiezza. Col tempo peraltro, ha sviluppato una tendenza sempre più marcata all’underlapping e a calcare corridoio interni, che anestetizzava un po’ il piano di abbassare ed allargare la linea avversaria.
In questo senso, se si erano già intravisti segnali di asimmetria sull’ultima linea, in quella partita è stato evidente che i due esterni evessero indicazioni molto diverse. Bernardeschi agiva come perno dell’ultima linea, in linea con la punta che non veniva incontro, giocando sul terzino e ricevendo i cambi campo.
Cuadrado invece gioca molto di più tra le linee di difesa ed attacco, ma non da centrocampista. Ha cominciato a svolgere funzioni a metà tra quelle di un terzino molto avanzato, una mezz’ala incredibilmente larga, e un vero e proprio esterno offensivo.
In molti si sono allora chiesti se non avesse più senso catalogare la formazione della Juventus con un 4-4-2 anche in fase di possesso. Per quanto i moduli e le formazioni statiche abbiano da tempo anacquato la propria funzione descrittiva, si tratta di una categorizzazione un po’ forzata, sporattutto in queste situazioni.
Se all’inizio la Juventus costruiva inequivocabilmente a tre, oggi questa nozione è molto più sfumata. In effetti, abbiamo coniato informalmente l’idea di una costruzione “a tre e mezzo”, dove quel mezzo è proprio il colombiano, che con la sua posizione influenza immancabilmente la struttura posizionale della propria squadra.
Insostituibile
Nel momento in cui scriviamo, Cuadrado ha già giocato ben 1173 minuti tra Serie A e Champions League (più di lui solo Danilo, con 1265): i due sono i giocatori più importanti dello scacchiere, almeno per il momento. Oltretutto, Cuadrado si è reso autore di ben 8 assist finora, eguagliando il proprio record personale della stagione 2013/2014 (quando giocava da esterno alto nella Fiorentina).
Cuadrado è formidabile anche per la sua capacità di uscire palla al piede da situazioni ingarbugliate, e per l’attitudine a creare superiorità numerica con i dribbling. In effetti, il colombiano è il secondo giocatore della Juve per dribbling (1,71 p90, su 2,61 tentativi) e key pass (2,34).
Ad oggi non c’è un profilo come il suo in rosa. Cuadrado è in un momento particolarmente felice in cui riesce ad assicurare sia equilibrio nella propria squadra che scompensi in quella avversaria. E quando invece non gli riesce, come ad esempio contro il Torino, tutta la squadra ne risente. Se la tattica individuale e i ldecision-making ogni tanto non tengono il passo, l’intelligenza nell’adattarsi alla posizione dei compagni rimane il tratto principale della sua evoluzione negli umltimi due anni.
Esistono giocatori in grado di rilevarne parzialmente la funzione, ma nessuno collima con il suo profilo. Chiesa darebbe molta più profondità all’azione, magari rendendo più caotica la linea avversaria, ma difficilmente potrebbe essere lo sbocco della costruzione come il colombiano. Danilo riuscirebbe certamente a gestire l’uscita palla e probabilmente darebbe anche un bel contributo nel mezzo spazio destro quanto a creatività nelle fasi di possesso prolungato, ma non potrebbe essere determinante per creare superiorità numerica dal nulla. Cuadrado, nelle migliori serate, fa questo ed altro ed oggi è difficile immaginare la Juventus senza di lui.