Il Virtual Coach ha fatto tanto discutere nelle ultime settimane, ma non è né fantascienza, né un sostituto dell’occhio umano. Si tratta di uno strumento di lavoro, che se abbracciato potrebbe aiutare effettivamente lo staff tecnico delle squadre di calcio.
Nel 2016, il matematico Alfio Quarteroni e l’ingegner Ottavio Crivaro diedero alla luce Math&Sport, start-up che è parte del network PoliHub e la cui mission è tanto semplice da spiegare quanto ambiziosa e complicata da realizzare: “applicare modelli matematici avanzati e algoritmi di machine learning allo sport affiancando gli atleti e i tecnici nell’ottimizzare la resa del gesto tecnico e la messa a punto delle tattiche di gioco in presa diretta”.
Le prime applicazioni pratiche di quest’idea risalgono a prima della nascita formale di M&S, quando l’incontro con l’allora C.T. della Nazionale Italiana Mauro Berruto portò alla realizzazione di un software capace di arrivare a predire col 90% dell’accuratezza dove il palleggiatore non avrebbe indirizzato la palla. Era inevitabile che un’azienda italiana operante in ambito sportivo approdasse al calcio.
Da qui nasce quindi Virtual Coach, un’applicazione che sfruttando la capacità connettiva del 5G promette di essere in grado di supportare lo staff tecnico in tempo reale. Il tutto grazie ad una serie di algoritmi che elaborando continuamente i dati che assunti dai sistemi di video-tracking forniranno indicazioni per ottimizzare la propria strategia di gioco e contrastare quella avversaria.
Il VC, hanno spiegato i suoi sviluppatori, è in grado di identificare cosa rende particolarmente pericolosa un’azione di attacco o efficace uno schema difensivo, individuando quelle variabili che in ogni specifico momento della partita hanno il più alto impatto sulla performance delle squadre coinvolte: moduli, coperture, transizioni, velocità, distanze, movimenti sincroni, scelte nei passaggi, aspetti tecnicio-tattici e anche cognitivi dei giocatori sono alcuni dei fattori che normalmente incidono sull’andamento di una partita e che Virtual Coach vuole rivelare agli staff tecnici in tempo reale.
“Le tecniche di modellazione matematica, gli algoritmi di machine learning e le enormi risorse di calcolo oggi disponibili – ha spiegato Ottavio Crivaro, Founder e CEO di Math&Sport – rendono possibile ciò che fino a poco tempo fa sembrava una chimera: trovare automaticamente, in tempo reale, le relazioni causa-effetto tra le performance di un atleta, un reparto, una squadra, e gli eventi che le hanno generate”.
Detto cosa sia nel concreto il Virtual Coach, per giudicarne l’utilità concreta dovremmo poterlo ovviamente provare, cosa che non lavorando per un club di Serie A non ci è ancora stata possibile. Perché è bene specificare il fatto che sono ormai anni che i club di alto livello lavorano sui e coi dati, gestiti anche in tempo reale dai match analyst. Ciò che il VC promette è però di fare un passo oltre: creare cioè uno strumento che non si limiti a fornire dei dati, ma che li elabori in autonomia per proporre delle vere e proprio indicazioni tattiche.
Premesso questo, risulta evidente come il giudizio che possiamo esprimere oggi possa riguardare solo la direzione verso cui si sta lavorando, non ovviamente il merito dell’applicativo specifico. Ed in questo senso credo si possa dire che a prescindere dalla bontà, dalla capacità e dall’efficacia di questo Football Virtual Coach il futuro riserverà inevitabilmente un posto importante al machine learning, così come qualche anno fa si poteva prevedere che l’uso delle statistiche avrebbe preso sempre più piede anche in un mondo che sembrava esserne immune, come quello del calcio. Resta logico che così come oggi un allenatore può decidere di affidarsi solo al suo occhio ed ignorare totalmente tanto le statistiche quanto il supporto della tecnologia (GPS, video, ecc.) allo stesso modo potrà non avvalersi dell’aiuto di un algoritmo che pretende di segnalargli possibili fragilità del proprio schieramento.
Personalmente penso però che qualsiasi cosa possa essere utile a supportare il proprio lavoro (vale nel calcio come per ogni altro ambito, e per la vita in generale) debba essere presa in considerazione. Che non significa, ovviamente, seguire pedissequamente qualsiasi indicazione formulata dal Virtual Coach, però un’occhiata gliela darei sempre, perché potrebbe dare lo spunto giusto per l’intuizione risolutiva. Capisco comunque le perplessità di chi si approccia a questo mondo con la giusta dose di diffidenza. Del resto anche il brodo primordiale era solo una miscela acquosa di sali inorganici e di vari composti chimici semplici, ma è pur sempre da lì che è nata la vita sulla terra.
In definitiva: non mi aspetto che il Virtual Coach possa essere un applicativo in grado di sostituire l’opera di un allenatore né, del resto, questa è l’idea propugnata dai suoi creatori. Di contro penso anche che le resistenze verso l’innovazione, che siano l’uso delle statistiche (sempre più avanzate, che sono ben diverse dalle tabelle in sovraimpressione o dalle grafiche tv) o del machine learning, siano parzialmente comprensibili, ma di fatto ingiustificate ed esecrabili. Il futuro del calcio sarà inevitabilmente legato a doppio filo con la statistica e la tecnologia. Chi lo capirà e dominerà questi argomenti prima si creerà senza dubbio un vantaggio competitivo sulla concorrenza.