Dopo una prima parte di stagione decisamente positiva, le prestazioni di Morata hanno iniziato a subire un evidente calo per situazioni e cause molto diverse tra loro, ma sempre strettamente legate. Proviamo ad esaminarne qualcuna.
IL 2020 IN BIANCONERO – 17 presenze in tutte le competizioni, condite da 10 gol e 7 assist. La partecipazione ai gol (1 a partita di media) basterebbe a spiegare il peso che il centravanti spagnolo ha avuto fino a Natale. Numeri accompagnati da prestazioni importanti, un inserimento fulmineo facilitato dalla conoscenza dall’ambiente e da caratteristiche che mancavano alla squadra e che ben si sposano con le esigenze di Pirlo.
LA COESISTENZA CON RONALDO – Se è vero che per caratteristiche Morata può essere molto d’aiuto al gioco del portoghese, più di qualche dubbio sorge se proviamo a capovolgere la domanda. Le migliore prestazioni e molti dei gol fatti coincidono col periodo di assenza di CR7. In tandem con Dybala o Kulusevski il ruolo da finalizzatore di Morata è assai più valorizzato, la sua presenza in area più costante, le continue corse a vuoto per liberare spazio dimezzate e non ultimo, la dispendiosa fase difensiva attenuata. Con il portoghese in campo, cresce il numero degli assist (spesso per CR7 appunto) anche quando sarebbe preferibile calciare in porta, e lo spagnolo sposta il suo gioco in una zona di rifinitura: uno spazio che per caratteristiche e qualità tecniche non può competergli.
COMPONENTE EMOTIVA – Il vero tallone d’Achille, il problema che molti attaccanti non riescono a sconfiggere. Morata è da sempre un ‘giocatore umorale’, un attaccante che come molti suoi colleghi ha bisogno delle prestazioni, di sentirsi importante e soprattutto dei gol. Se invece la partita è difficile, difficilmente ne esce. Un mix di ingredienti che lo ha accompagnato nella prima parte, facendoci parlare di maturazione e crescita, ma che fatalmente lo sta abbandonando in questa parte centrale della stagione.
FASE DIFENSIVA – Morata è un giocatore generoso nella fase offensiva, ma abbastanza pigro (o disattento) in quella difensiva. In un reparto d’attacco dove Ronaldo contribuisce poco (se vogliamo usare un eufemismo) a questa fase, diventa però fondamentale l’aiuto alla squadra del suo partner almeno nella prima pressione. La scelta chiara di Pirlo nelle ultime gare, Inter e Roma su tutte, è stata piazzare il portoghese a uomo sul play avversario (Brozovic dopo l’uscita di Kulusevski, e Villar), chiedendo un sacrificio importante al centravanti spagnolo, ma che inevitabilmente ha finito per negargli energie e lucidità in fase di possesso, con ricadute negative sulla sua gestione del pallone.
BIG MATCH – Roma, Barcellona, Lazio, Atalanta, Barcellona, Inter, Napoli, Roma e Napoli: 9 partite (1 gol ininfluente col Napoli in Supercoppa e un ‘assist’ per Ronaldo contro la Roma). Poco, troppo poco. Al netto di qualsiasi alibi e di qualche buona prestazione, da Morata ci aspettiamo qualcosa in più (soprattutto nei numeri) nelle partite che contano, nelle partite dove un preventivabile equilibrio può e deve essere rotto dalle giocate (e dai gol) dei singoli.
NUMERI – Sarebbe ingeneroso non citare a questo punto i numeri totali della sua stagione. 1.805 minuti giocati (6° giocatore più utilizzato), 13 gol (meglio di lui solo Ronaldo) e 9 assist (solo Cuadrado ha fatto meglio), 1,10 reti o assist ogni 90 minuti.
CONCLUSIONI – Ci vuole molto equilibrio nel giudicare la stagione di Morata sino ad oggi. I numeri sono dalla sua parte (manca qualche gol in campionato a dirla tutta), le prestazioni fino a Natale anche. Giusto però sottolineare la sua involuzione (ho provato a spiegarne qualche motivo) da inizio gennaio ad oggi. Sono dell idea che per caratteristiche (nessuno è in grado nella Juve di attaccare lo spazio come lui), per esperienza (soprattutto in Champions) e per voglia di rivalsa possa ancora essere una pedina fondamentale per lo scacchiere di Pirlo. Dovrà in fretta ritrovare quella serenità che lo ha portato a far bene nella prima parte, dei compiti tattici più idonei in fase di possesso e non, e una brillantezza atletica di cui lui ha più bisogno di altri e che ancora non sembra aver ritrovato dopo il piccolo infortunio di inizio anno.