Innanzitutto, ci ha detto che questa vittoria consegna la qualificazione agli ottavi di Champions League, con due giornate d’anticipo e con lo status di unica squadra ancora imbattuta in Europa. Inoltre con la sconfitta dell’Atlético Madrid sul campo del Bayer Leverkusen le possibilità di chiudere il girone al primo posto diventano più concrete. Al netto di tutte le difficoltà e perplessità che sono legittimamente emerse dopo questo ciclo di partite (e anche da questo match) la Juventus ha centrato il primo obiettivo stagionale ed è in testa alla classifica di Serie A. Vanno pertanto riconosciuti i meriti di allenatore e giocatori per aver continuato ad ottenere risultati in un periodo di forte cambiamento.
Assodati questi meriti, è però innegabile che la Juventus stia chiudendo questo mini ciclo di sette partite in calando, e offrendo prestazioni poco convincenti. Le vittorie di misura degli ultimi giorni sono state ottenute con grande fatica. Basti pensare al pareggio contro il Lecce o alla vittoria in extremis contro il Genoa, figlie di prestazioni diverse ma indicative delle difficoltà della squadra in questo periodo. Anche questo match contro il Lokomotiv Mosca, risolto da una perla di Douglas Costa sul finale di gara, non ha fatto eccezione e ha fatto emergere aspetti sui quali la Juventus dovrà lavorare.
I problemi a palla persa
Probabilmente questa è stata la partita nella quale la Juventus ha fatto maggiore fatica a trovare le corrette contromisure una volta perso il pallone. La riaggressione e il pressing non sono mai stati portati in maniera efficace ma soprattutto la lentezza e la poca attenzione nel ripiegamento hanno offerto alla squadra avversaria grandi spazi per attaccare in campo aperto. Proprio la gestione delle transizioni negative è stata forse il tasto più dolente della prestazione in Russia. In molte circostanze il Lokomotiv si è limitato a far ripartire l’azione con il portiere e il più rapidamente possibile, per trovare poi un uomo libero e imbastire l’attacco in campo aperto. Rapido, ma comunque con calma.
Le responsabilità sono di squadra, ma nello specifico Rabiot e Khedira sono stati veramente troppo lenti nel ripiegare in molte circostanze lasciando da solo Pjanić a dover coprire enormi porzioni di campo. In molte circostanze la mezz’ala lato palla faceva tanta fatica a ritrovare la posizione in transizione, lasciando la squadra a difendere con 6 o 7 giocatori.
Anche in caso di nessun uomo libero da servire rapidamente i russi hanno trovato un’alternativa più che efficace: Eder. Il numero 19 è stato fondamentale per consolidare il possesso e permettere di attaccare le seconde palle contro una squadra lunga e disordinata come la Juve di questa sera. Il portoghese ha vinto numerosi duelli individuali e in particolare Rugani, autore di una prestazione non convincente, ha sofferto molto la fisicità dell’avversario. Se il pressing, la riaggressione e la gestione delle transizioni negative non sono state ben effettuate, nemmeno la fase di difesa posizionale è stata impeccabile: gli avversari hanno spesso trovato sfogo con un lancio sul lato debole sul quale gli scivolamenti sono stati molto spesso lenti o in ritardo. Non a caso sia il gol sia una delle altre occasioni principali nella prima frazione siano arrivati su cross dal lato piccolo dell’area di rigore.
Gli errori di Pjanić
Se giustamente in questa prima parte di stagione le prestazioni del bosniaco sono state elogiate e si è potuto parlare senza troppa remora di consacrazione, Pjanić contro il Lokomotiv ha commesso molti errori in fase di possesso, alcuni anche abbastanza gravi. Nonostante la Juventus abbia provato, come al suo solito, a manipolare il gioco attraverso una circolazione rapida, a due tocchi, i bianconeri non sono mai sembrati veramente in controllo del match, complice un avversario che è stato subìto anche e soprattutto fisicamente. Ed ecco che a una Juventus non pienamente in controllo hanno seguito alcuni errori, anche banali, del bosniaco a cui francamente non eravamo più abituati
Passare per il centro
Il Lokomotiv Mosca si è schierato in fase di non possesso con un solido 4-4-2 dalle linee abbastanza strette che ha messo in evidenza nuovamente la fatica della Juventus ad attaccare per vie centrali contro una difesa che fa molta densità in mezzo. Tali difficoltà erano emerse già contro il Genoa e la Juventus sembra faticare a trovare alternative. Complice la bassa intensità e la densità avversaria infatti i bianconeri hanno commesso molti errori e spesso si sono affidati ad alcuni lanci di Bonucci o dei terzini da posizione lontana dall’area di rigore. La Juventus dovrebbe cercare probabilmente di sfruttare maggiormente l’ampiezza data dai terzini, non tanto per effettuare un crossing-game che sarebbe poco fruttuoso, quanto per allargare le maglie avversarie, disordinarle se possibile, per trovare poi l’imbucata giusta e creare presupposti pericolosi. E’ chiaro che è necessario essere brillanti fisicamente per dare la corretta intensità agli smarcamenti, alla circolazione del pallone e a un’eventuale successiva riaggressione. Contro il Lokomotiv tutto questo è venuto a mancare.
La soluzione
In un contesto tattico in cui le vie centrali sono occupate e l’ampiezza non viene sfruttata adeguatamente è necessario avere giocatori con qualità nell’1vs1 in grado di dare creatività e imprevidibilità nell’ultimo terzo di campo. Douglas Costa risponde perfettamente a questo profilo e nell’ultimo quarto d’ora del match si è visto. Il centrocampo bianconero è deficitario, escluso Ramsey, per pericolosità, gol e assist negli ultimi 30 metri di campo. Douglas Costa, se sta bene, è e dovrà diventare una delle fonti di gioco principali della squadra per via di caratteristiche uniche e particolarmente importanti soprattutto in campo europeo. Sarà interessante osservare come interpreterà il ruolo di trequartista che al momento Sarri pare voglia cucirgli addosso, ma molto della stagione passerà anche dai suoi piedi. E’ doverosa una chiosa finale sul gol della vittoria, un misto di velocità, rapidità, tecnica di esecuzione.
Dall’immagine è possibile evidenziare come il movimento di Rabiot in verticale abbia portato via un uomo avversario e abbia creato quel buco in cui il brasiliano sapientemente e rapidamente si è fiondato. Sentiti ringraziamenti anche a Higuaìn per il pregevole colpo di tacco.
Tre punti dopo una partita molto complicata sono sempre benvenuti e sono testimonianza dello spirito di questa squadra. Ora serve una vittoria col Milan per chiudere al meglio questo complicato mini ciclo di partite