La Juventus non ha giocato una partita perfetta né tantomeno straordinaria, ma ha fatto la migliore partita da un mese e mezzo a questa parte. E contro l’Inter è bastato.
L’andamento del match non è stato dissimile quantomeno per la prima ora di gioco da altre partite: primo quarto d’ora positivo in cui la Juventus tiene bene il campo, gioca a buona intensità senza però riuscire a creare nitide occasioni da gol fatto salvo il tiro di Matuidi. Col passare dei minuti il ritmo cala e soprattutto il pressing viene portato in maniera poco armoniosa consentendo all’avversario di respirare e avanzare. Nonostante una partita nei primi 60 minuti generalmente in controllo l’incisività è sempre ridotta e i margini di miglioramento non paiono enormi.
Poi arriva il gol di Ramsey che cambia il match: se contro il Lione la traversa colpita dai transalpini aveva cambiato l’inerzia inducendo i bianconeri a giocare con paura, qui il gol del vantaggio ha sbloccato mentalmente gli uomini di Sarri. Nell’ultima mezz’ora infatti si è assistito ad una Juventus ad alta intensità, maggiore aggressività nel pressing, circolazione molto più rapida del pallone. Il secondo gol di Dybala e il totale controllo degli ultimi minuti non sono altro che la normale conseguenza di una Juventus molto simile a quella che vorrebbe Sarri.
Sebbene la conclusione della stagione sia quantomeno in bilico per evidenti motivi extra-calcistici in questa sede è opportuno soffermarsi su qualche aspetto interessante evidenziato da questa prestazione.
Le indicazioni dal centrocampo
Per il centrocampo Sarri ha adottato scelte logiche alla luce della prestazione contro il Lione ma comunque forti: panchina per Pjanić e Rabiot, Bentancur davanti alla difesa affiancato da Ramsey a destra e Matuidi a sinistra. L’uruguagio ha probabilmente giocato la sua migliore partita in quel ruolo dando grande intensità alla squadra, accorciando e accompagnando sempre bene l’azione nonché coprendo ampie porzioni di campo se necessario. L’efficacia del sistema di Sarri passa molto dal mediano che è chiamato a effettuare letture intelligenti e coraggiose. Il coraggio che è chiaramente mancato a Pjanić negli ultimi mesi lo ha mostrato contro l’Inter Bentancur. Senza dubbio il fondo atletico maggiore e le sue doti anche in corsa lo aiutano ancora di più.
Quando Bentancur migliorerà nella gestione del pallone sotto pressione potrà davvero affermarsi come uno dei migliori nel ruolo.
Matuidi ha confermato quelli che sono i suoi pregi e difetti: grande abnegazione e aggressività, impatto fisico notevole, movimenti molto intelligenti senza palla come quello da cui è scaturito il gol di Ramsey. Purtroppo poi nell’esecuzione paga un deficit tecnico evidente. Insomma, ogni anno ci si aspetta a un certo punto della stagione Matuidi fuori dall’11 titolare ma ogni anno a Marzo puntualmente ci smentisce. “C’è sempre un motivo” cantava Celentano
Chiudendo il terzetto, Ramsey ha offerto ancora una volta un ottimo contributo in termini di movimenti senza palla e di letture nell’ultimo terzo di campo. Qualità di cui sono privi gli altri centrocampisti della rosa. Come in altre occasioni però numerosi sono stati gli errori tecnici negli appoggi che spesso compromettono un’azione discretamente costruita. Ramsey al momento però, combinato con un giocatore in grado di dare ampiezza come Cuadrado o Costa, è un profilo molto utile per aumentare la pericolosità della squadra.
Bonucci e De Ligt
Nel gioco di Sarri un altro ruolo fondamentale lo ricoprono i centrali difensivi che sono chiamati a non scappare all’indietro bensì ad accorciare assecondando i movimenti di tutta la squadra. Se contro il Lione Bonucci era giustamente finito sul banco degli imputati per via di un atteggiamento remissivo e dannoso, contro l’Inter ha risposto magistralmente annullando di fatto Lukaku. L’Inter, privata delle vie centrali con i suoi due attaccanti contenuti egregiamente da Bonucci e De Ligt, si è riversata sulle fasce ma ha visto ridursi sensibilmente le possibilità di essere pericolosa. Anche nel primo tempo, quando il pressing bianconero è venuto meno, le fasi di difesa posizionale sono state gestite con tranquillità e attenzione da parte di tutta la retroguardia.
De Ligt mentalmente invece va più col pilota automatico nell’accorcio e nell’anticipo poiché già abituato a differenza di Bonucci che per anni ha interpretato un calcio molto diverso. Pare evidente come l’olandese sul centrodestra si trovi molto più a suo agio: da un lato le incertezze iniziali si stanno ormai diradando, dall’altro di conseguenza cresce la sicurezza nell’interpretare le varie situazioni di gioco.
In conclusione, la partita contro l’Inter conferma almeno due cose: in primisi lo step principale da compiere è di carattere mentale: non si spiega altrimenti come sia cambiata la partita dopo il gol di Ramsey e di come la Juventus nell’ultima mezz’ora sia stata in grado di interpretare bene il gioco di Sarri. In secundis, come il finale di match contro il Lione aveva suggerito, la squadra gira meglio senza Pjanić, equivoco ancora troppo grande per poterselo permettere di fronte a un Bentancur sontuoso.