Il giorno dell’eliminazione della Juventus dalla CL è stato il mio ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Il giorno dopo mi sono alzato presto, ho viaggiato quasi tutto il giorno e ho guardato le notizie sul cellulare verso le otto di sera; ed era già successo tutto.
Quando sono in ferie ho una abilità limitata per la scrittura degli articoli e alla fine questo è stato un bene, perchè mi ha consentito di evitare commenti a caldo, che sono spesso conduttivi di minchiate. Adesso ho avuto tempo di elaborare e quindi spero di poter formulare una serie di pensieri coerenti.
Quando l’estate scorsa alcuni di noi erano perplessi (eufemismo) sulla scelta di Sarri i motivi di perplessità erano essenzialmente due: 1) che Sarri non fosse adeguato al ruolo per limiti tecnici e di personalità e che 2) non c’entrasse assolutamente nulla con la Juventus e la sua storia. Ora so già che la seconda osservazione farà venire dei sintomi a molti dei miei amici e quindi ne rimando la spiegazione. Sulla prima perplessità le cose però vanno messe in chiaro subito e bisogna ammettere tranquillamente che era ingiustificata: Sarri si è dimostrato un allenatore capace, anche duttile, assolutamente adeguato nella comunicazione e ha veramente fatto quasi (il primo tempo di Lyon…) il massimo che poteva fare, compreso vincere un campionato in condizioni quasi proibitive. E secondo me da punto di vista tecnico e dei risultati meritava ampiamente la riconferma.
Detto questo però non si può fare a meno di ossevare che la seconda perplessità è deflagrata con la forza di una esplosione termonucleare; io non mi voglio lanciare in dissertazioni su cosa sia (e se esista) il DNA Juve. Ma non posso fare a meno di pensare che sia una sorta di dark matter, ovvero una cosa che non vedi e che non riesci a capire cosa sia, ma la cui esistenza è dimostrata dalle interazioni con l’ambiente cicostante. Certo questa è una spiegazione che a molti può apparire poco scientifica, ma se è scienza la teoria dei quanti, dove questi salti di fede sono all’ordine del giorno, credo di potermi accontentare.
E quanto sia difficile individuarne l’esistenza è evidente da ciò che è successo l’anno scorso; una volta ritenuta chiusa l’esperienza con Allegri si è scelto secondo logica, puntando sull’allenatore ritenuto il migliore dopo di lui in Italia, senza stare troppo a pensare (tranne Andrea Agnelli che era palesemente dubbioso, riascoltate la conferenza dell’addio di Allegri) a cavolate come la storia, la tradizione e il DNA Juve. Scelta logica e razionale e anche piena di ottime intenzioni, ma rivelatasi incompatibile con l’ambiente: Sarri è stato rigettato come un corpo estraneo, nonostante i buoni risultati. Ed è stato rigettato soprattutto da Andrea Agnelli; perchè non prendiamoci in giro, nonostante i malumori evidenti dei giocatori (che però sono stati iperprofessionali) e le guerre sotterranee di qualche senatore, se Sarri stava bene ad Agnelli tutto il resto del mondo si metteva in riga. E tutto ti puoi permettere in un rapporto professionale tranne che stare pesantemente sui maroni a chi ti paga lo stipendio. La fine di Sarri era segnata da tempo a prescindere dai risultati, come già raccontavano molte gole profonde prima dello stop per Covid; voci alle quali io stesso avevo scelto di non dare peso; perchè, onestamente, alla storia del DNA Juve non ci credo nemmeno io fino in fondo.
Però alla fine è successo e quando una cosa succede l’unica cosa che si puó fare è cercare di capirne le ragioni e le motivazioni. Molti (tra cui alcuni miei amici) sono stati tentati dal derubricare il tutto alla reazione capricciosa di un giovin signore snob che mal sopportava le note ispidità del buon Maurizione.
E a commentare la scelta di Pirlo come una roba alla Caligola che fece senatore il suo cavallo (e lo fece esattamente per dimostrare ai senatori che il loro lavoro lo poteva fare chiunque…). Certo è una spiegazione possibile e lungi da me mettermi a discutere su questo; in polemiche di questo genere si perdono il tempo e le amicizie. Tutto quello che posso dire è che magari, forse, se esiste un DNA Juve, allora Andrea Agnelli è quello più qualificato di tutti per interpretarlo. E che come sempre un buon dirigente sa che prendere una decisione rapida e definitiva è a volte molto più importante che prendere una decisione teoricamente giusta.
E che la nostra divinità preferita ce la mandi buona.