Le analisi delle partite sono essenziali e fondamentali per comprendere quello che funziona e le difficoltà che emergono. Conosciamo ormai bene la Juventus, i suoi pregi e i suoi limiti. Quali possono essere le soluzioni e le letture per supportare la squadra a mettere in pratica le idee di Pirlo e risolvere la situazione attuale?
Pirlo.
È da lui e dalle idee di cui è portatore che bisogna sempre partire.
Quando facciamo una analisi su una partita, dobbiamo chiederci e provare a dare una risposta al perché di quelle scelte.
Chi pensa che l’allenatore e il suo staff non abbiano studiato l’Inter e preparato la partita in una determinata maniera?
Prendo nuovamente un articolo dell’Ultimo Uomo in cui Gagliardi ricorda una delle funzioni del match analyst per rispondere:
In preparazione di un incontro, il Match Analyst guarda dalle 5 alle 10 partite degli avversari di turno, e prepara una sintesi video nella quale mostra: come gli avversari costruiscono dal basso, come sviluppano il gioco, come potranno attaccare. Un’analisi nella quale mette in evidenza quali sono i giocatori migliori e i punti di forza dell’altra squadra.
La stessa cosa la fa dal punto di vista difensivo, capisce cioè se e come gli avversari ti vengono a prendere, come escono sui terzini, chi va a prendere il tuo playmaker. Soprattutto il match analyst fa uno studio dei punti di debolezza difensivi, che poi andrai ad attaccare. Questo lavoro è svolto sempre con un occhio di riguardo alle partite che l’avversario ha già giocato contro il tuo modulo di riferimento. In un esempio recente: dell’Olanda e del suo 3-5-2 abbiamo valutato soprattutto la capacità di affrontare un 4-3-3 come il nostro.
Come noi, che siamo degli amatori più o meno qualificati, riconosciamo punti di forza e debolezza di una squadra, possiamo pensare che professionisti arrivino impreparati a una partita?
È quindi per me chiaro che nella messa in pratica di quanto studiato tutto non ha funzionato. Gli errori sono a monte, perché Ramsey e Frabotta sono stati risparmiati col Genoa proprio in vista della sfida con l’Inter, e di un sistema, quello del pressing orientato a uomo, che non funziona. L’idea di collassare forte su un lato, scalare in maniera aggressiva si è rivelata inefficace, perché i giocatori, per loro caratteristiche, non possono soddisfare queste richieste. Pirlo ha preferito consolidare la propria identità, chiedendo a Bentancur di alzarsi di Skriniar, adattando le proprie marcature a uomo al posizionamento avversario. Peccato che i suoi giocatori fossero sempre in ritardo.
Facciamo un giochino.
Questa è una situazione immediatamente successiva al vantaggio di Vidal. L’Inter abbassa Brozovic, supera facilmente la pressione blanda dei due attaccanti, muove la palla da sinistra a destra e libera Barella nel frattempo smarcatosi ai fianchi di Ramsey catturato dal portatore.
Qui una mia ricostruzione di una soluzione.
Dico soluzione perché l’analisi delle difficoltà della Juventus deve essere ormai nota. Cerchiamo di concentrarci su come risolvere e superare gli ostacoli attuali, seguendo sempre le idee di Pirlo.
Il pressing voluto dalla Juventus è orientato sull’uomo con la volontà di proteggere il centro, orientando le giocate in costruzione degli avversari verso le corsie esterne. Lo stiamo facendo? No.
Non stiamo nemmeno vedendo la capacità di modulare lo schieramento per contrastare efficacemente la manovra degli avversari. Le difficoltà viste con la difesa a 3 dell’Inter sono le medesime delle sfide con Benevento, Crotone ed Hellas, gare in cui abbiamo concesso campo al vertice basso del centrocampo e agli esterni.
Perché? Perché il 4-4-2 con questi uomini non funziona. Abbiamo Cristiano Ronaldo che è un pessimo e discontinuo pressatore; abbiamo Morata e Dybala volenterosi ma che sbagliano angoli d’uscita sul portatore (quando pressi un giocatore devi ostacolare una linea di passaggio e farlo col tempo giusto d’uscita stessa); abbiamo Ramsey cui è chiesto un compito che atleticamente non può reggere, così come Arthur. Rabiot, invece, è semplicemente non reattivo e intenso mentalmente e sufficiente in molte delle sue giocate.
La Juventus così riesce a farsi manovrare facilmente dagli avversari. Il calcio è sempre anche questione di spazi e di tempi. La squadra di Pirlo copre male il campo, corre a vuoto perché è sempre in ritardo e si trova molte zone da coprire.
Ripartiamo da questa immagine, utilizzata già in passato per un articolo. È fondamentale per comprendere alcuni concetti.
Una soluzione potrebbe essere quella di utilizzare un centrocampo a ferro di cavallo per proteggere il centro. Cristiano Ronaldo con compiti semplici e chiari (oscurare linea di passaggio verso il vertice basso, attaccare difensore centrale che riceve pallone), i due nei corridoi centrali pronti a uscire sul braccetto laterale in caso di difesa a 3 o sul terzino; il vertice basso che si alza su quello alto avversario, i due interni a occupare e presidiare sempre i corridoi.
Un’altra quella di avere due mediani alle spalle di un centrocampista più avanzato. L’obiettivo è facilitare il compito richiesto ai giocatori coniugando pressione orientata all’uomo e copertura degli spazi stessi: quello che con questo 4-4-2 dispendioso non possiamo fare.
Quello che intende fare Pirlo richiede tempo e giocatori adatti. Li abbiamo? Alcuni sì, il mercato ha portato giocatori più adatti per questo lavoro: penso a McKennie, Kulusevski, Chiesa, Arthur stesso. Altri vanno disciplinati come Morata e Dybala, giocatori che corrono ma spesso a vuoto.
Pirlo giustamente vuole dare continuità alla propria idea di gioco e ai suoi principi. Nessuno chiede che vengano abiurati, anzi questo significherebbe perdere autorevolezza e credibilità. Letture, adattamenti, adeguamenti sono però necessari come ha giustamente sottolineato Antonio e l’allenatore, che è una figura essenziale e determinante, ha il compito di supportare attivamente la squadra trovando soluzioni ai problemi di campo.
Problemi che finora si ripropongono con troppa costanza, perché non sono stati risolti. La Juventus è una squadra che prende fiducia quando gli avversari sono passivi e i giocatori in campo vedono che riescono a fare quello che provano in allenamento e che intendono mettere in pratica; perdono questa fiducia quando si accorgono di incontrare difficoltà, quasi sempre le stesse.
Succede così anche quando la Juventus è chiamata ad attaccare squadre che chiudono accesso al centro e difendono con un blocco medio basso aspettando nella propria metà campo.
Quando parliamo di staticità, assenza di scambi e rotazioni intendiamo che i giocatori pensano unicamente a farsi trovare in zona luce (ovvero che la linea di passaggio sia pulita). Serve invece destrutturare la forma avversaria correndo per generare spazi.
Un esempio?
Partiamo dal 3-2-5 o 3-1-4-2 con il quale la Juventus si schiera col pallone tra i piedi. Le soluzioni possibili sono molteplici coinvolgendo almeno due giocatori che si scambiano la posizione ricoperta. Alcune: Ronaldo che dal centro si allarga a sinistra con esterno che taglia dentro il campo e mezzala che attacca spazio lasciato libero da Ronaldo. Partendo dalla formazione di rombi, che come ricorda Viscidi sono essenziali per dare molteplici linee di passaggio e fare densità in caso di perdita del possesso per riaggredire immediatamente. Questo lo abbiamo visto fare in poche partite (Parma per esempio): non possiamo chiedere questo a Rabiot e Bentancur in difficoltà negli spazi stretti, ma a diversi giocatori presenti in rosa sì (quelli citati sopra, per esempio).
Riepilogando. Sacrosanto dare continuità alla propria idee di gioco, saggio trovare soluzioni ai problemi. La Juventus ha bisogno di certezze di campo per acquisire consapevolezza e avere fiducia nei propri mezzi.