di Antonio Corsa
Di cosa si è discusso e quale è la posizione della Juventus?
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]P[/mks_dropcap]remessa: quanto segue vuole essere un racconto, più che l’opinione personale dell’autore. Per renderlo il più fedele possibile, ho scelto di avvalermi quasi esclusivamente di virgolettati e citazioni. L’audio originale e integrale, tranne i pezzi segretati, è disponibile per l’ascolto nel sito di Radio Radicale.
In apertura, Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, ha voluto ricordare agli organi di stampa come “la Commissione d’inchiesta non è una sede giudiziale, né penale, né sportiva” e che “l’inchiesta è incentrata su fenomeni nel suo complesso” che “può riguardare tutte le società sportive professionistiche e non”, che sono viste come delle “risorse nazionali da preservare”.
Spiega ancora la Bindi come lo spirito sia quello di raccogliere informazioni per “proporre le più opportune soluzioni normative in Parlamento” e che a questo proposito verranno ascoltati anche il presidente della FIGC, i presidenti della Lega Serie A, B e Lega Pro e delle associazioni di calciatori ed eventualmente dei presidenti delle società.
Per la Juventus sono presenti l’Avv. Luigi Chiappero e l’avv. Maria Turco.
Inizia l’avv. Chiappero dando la sua versione delle carte del processo penale e della posizione dei tesserati della Juventus, fino ad ora e “per sempre” ritenuti “testimoni” e non indagati: “Il processo racconta di una persona, attualmente sottoposta a processo per partecipazione ad associazione ndranghetista. una persona, il cui nome è Rocco Dominello. Non di più. Una persona”.
“Racconta che il nostro security manager, Alessandro D’Angelo, deputato assieme a Stefano Merulla (che era l’uomo della biglietteria) a rapportarsi con coloro che rappresentavano la tifoseria della nostra Curva Sud” ad un certo punto “è entrato in contatto” con Dominello, una persona che “era ed è al momento incensurata” (Chiappero espone alla commissione il suo certificato penale, pulito).
“In questo processo è confluito anche una parte del processo del 2009. C’erano già nel 2009 delle intercettazioni di Fabio Germani, che non fa parte dell’associazione ma che è imputato oggi di concorso esterno e che era un uomo di televisione, che parlava con i giornalisti ed era il presidente di un’associazione, Italia Bianconera, che quindi era all’onore del mondo e che arriva da lontano, parlava al telefono già nel 2009 con Dominello”. Per questo, la Procura della Repubblica ha dato incarico di riascoltare tutte le intercettazioni del 2009 “per cercare di capire quali erano i rapporti già da allora”.
“Dominello era legato a Germani dalla passione calcistica ed entrambi erano impegnati nel contesto della tifoseria” e già allora “erano emersi rapporti tra i due e la tifoseria organizzata”.
“Rocco Dominello è perciò agli occhi di D’Angelo un tifoso ultrà, assolutamente incensurato e che non ha assolutamente alcun collegamento, per quello che lui sa, con affari” illegali.
“D’Angelo, della famiglia Dominello, parla solo ed esclusivamente con Rocco. Non c’è una pagina dove è scritto che D’Angelo frequenti Dominello non per ragioni di stadio. Non c’è un invito ad un matrimonio, battesimo, cresima. D’Angelo parla con un signore che proviene dalla Curva”.
“D’Angelo, Merulla e Marotta sono stati sottoposti a intercettazione telefonica nel periodo in cui gli arresti venivano eseguiti (D’Angelo anche prima)”. “Gli arresti sono dei primi giorni di luglio e il 29 di giugno la Questura di Torino, siccome i tre verranno ascoltati come testimoni, e siccome la procura di Torino non è sicura che diranno esattamente la verità, per accertarsi che la dicano davvero, li sottopone ad intercettazione”.
Chiappero legge a questo punto una di queste intercettazioni, del 15 agosto, tra D’Angelo ed un suo amico. Dice D’Angelo: “Faccio fatica a leggere i giornali ma adesso basta abbiamo deciso di querelare perché io non sono l’anello di congiunzione tra la Juve e la mafia. Io ero l’anello di congiunzione tra la Juve e gli ultrà, che non erano la mafia. Che poi sono diventati mafia ed io non me ne sono accorto”. E ancora “Sono scioccato dall’idea che avevo a che fare con la ndrangheta”.
Altra intercettazione letta, questa volta di Merulla, del 19 agosto: “Ma poi… scoprire 1) che tipo di persone erano quelle e 2) che non vuol dire ultrà. A me l’ultrà… che fa le risse… e si picchia con l’altro dell’altra squadra che insulta… non è assolutamente abbinabile a me ma è un tipo di realtà che esiste… e va bene, ma è diverso da una realtà di delinquenza reale, di ndrangheta! Ma io, cioè uno come me, una famiglia come Merulla, con il nome di mio padre che è una persona di trasparenza e di un’onestà penso più unica che rara, ma lo posso andare nei giornali a mischiare con la ndrangheta? Ma è una cosa che mi fa vomitare!”.
Entrambi vedono un signore che “si presenta dal 2009 come un signore di Curva”.
Cosa aggiungere per rafforzare questo concetto? La presenza costante e forte delle forze dell’Ordine della Questura di Torino. Perché “le partite di calcio non si organizzano senza le forze dell’Ordine. Quando si va in trasferta, c’è un elenco nominativo di tutti i soggetti che vanno in trasferta, con che mezzo vanno in trasferta e vengono accompagnati dalle forze dell’Ordine”.
“C’è un rapporto (Chiappero lo presenta alla Commissione) dove la DIGOS racconta esattamente tutto quello che è avvenuto all’interno della Curva Sud a partire dall’anno in cui ci siamo trasferiti di Stadio e abbiamo unificato le due Curve in un’unica Curva”, racconto che arriva fino al momento in cui apparve Dominello. “Apparse evidente – legge Chiappero – come Dominello Rocco si stesse ponendo come figura di mediazione nella delicata fase di superamento dei contrasti tra i gruppi ultrà, in particolare tra “M.” (che non è uno ndranghetista, ma che è il “capo dei Drughi” con precedenti penali) e “P.”. Inoltre, secondo quando informalmente acquisito, il suo intervento per condurre la trattativa fu richiesto direttamente da “M.”.”
“Da quel momento Dominello, utilizzando toni equilibrati e mai evidentemente minacciosi, avrebbe iniziato ad accreditarsi come affidabile ed efficace interfaccia tra i gruppi e la società Juventus che, constatata la sua influenza con i tifosi, avrebbe iniziato a confidare in lui per intavolare e dirimere questioni pendenti con gli ultrà più minacciosi. In questo periodo, SI PERCEPIVA un atteggiamento da parte dei referenti e della società bianconera più rilassato, sollevati dal fatto di interloquire con un soggetto apparentemente più morbido e ragionevole, piuttosto che con i capi ultrà”.
Chiude l’avv. Chiappero con una domanda: “Ma doveva accorgersi il povero Alessandro D’Angelo che questo signore aveva qualche caratteristica diversa da quella che lui manifestava e voleva manifestare perché si presentava come un ultrà, un bianconero, uno di fede?”.
A questo punto la Bindi interrompe Chiappero per domandargli: “Ma se gli ultrà sono questi, se questo mondo è così pericoloso, ammesso che D’Angelo dalle ricerche che risulta avesse fatto su Dominello, non avesse ricostruito a quale famiglia apparteneva e che la DIGOS non ha segnalato niente, come si può pensare che un giovanotto (Dominello) fosse in grado da solo di tenere a bada questo mondo qua?”.
“Non è che Dominello fosse in grado di gestire tutta la situazione. Le nostre Curve si muovono ognuna per conto suo. Ognuno aveva delle richieste e ognuno cercava di portare a casa qualcosa di più…”
La Bindi però, visto che Dominello ad un certo punto fu tolto dal suo incarico di mediazione, e che tutto continuò come prima (bagarinaggio, ecc), sostiene che probabilmente fosse qualcuno di cui gli ultras potessero fare a meno.
E risponde Chiappero: “Il problema è che, tolto Dominello, chi andava avanti? Non c’era più nessuno. Ci sono soltanto i capi ultras, non c’è altro. Cioè questa indagine ha portato alla luce solo una cosa: che non ci sono persone diverse, a Torino almeno, rispetto a Dominello in questa indagine”.
A questo punto la Bindi si “riscalda” (cit. sua) ed interviene manifestando preoccupazione perché, secondo lei, Dominello avrebbe potuto agire come ha agito solo e soltanto in forza di una “famiglia ndranghetista” alle spalle, e che quindi il fenomeno mafioso fosse determinante per permettergli di avere quel ruolo. E bacchetta l’avv. Chiappero dicendosi preoccupata che la Juventus negasse tale presenza e importanza della ndrangheta, l’oggetto poi della discussione.
“Come se ne esce, al di là delle responsabilità penali, che dare pacchetti di biglietti che vengono venduti al bagarinaggio, di fatto porta che il controllo della sicurezza avviene alla presenza della DIGOS ma grazie a l’esercizio di soggetti che sono legati alla ndrangheta? Perché non è vero che dopo Dominello non c’è più niente, perché ci sono tutta una serie di personaggi che emergono e che hanno rapporti con Dominello, e che fanno a meno di Dominello, ma non fanno a meno del lavoro che stanno facendo! La domanda: i biglietti continuate a darglieli perché vengano venduti al bagarinaggio?”. Questa la domanda della Bindi.
“Ma certo che no!”. Chiappero legge allora le conclusioni di un’informativa dei Carabinieri del 2014 e dice che “Un rapporto fatto dai Carabinieri ci colloca rispetto alle Curve in una posizione di debolezza, perché siamo addirittura definiti alla fine di un rapporto del 2014 come persone offese di un reato di estorsione. Su questa situazione, si innesta ovviamente l’arrivo di Dominello e noi non neghiamo e non sono venuto qui a negare il fenomeno. Sono venuto però a dirle la difficoltà nella quale la Società di calcio si trova rispetto ad una situazione come nella in cui noi ci siamo trovati. Perché Dominello Rocco a noi si è presentato come una persona che aveva un tratto e un modo di trattare che era più semplice e meno complicato di quello che avevano gli altri”.
Tale informativa è contestata dalla Commissione, che rimprovera l’avv. Chiappero di usarla in modo improprio (“Ci sono altre informative che dicono altro, ed il PM non ha ritenuto la Juventus parte lesa”).
Segue la parte su Andrea Agnelli.
L’avv. Chiappero specifica: “Di tutte le telefonate che ci sono in questo periodo (Dominello è stato intercettato per 2 anni e mezzo), non c’è una telefonata che riguardi il Presidente, perché il Presidente con Dominello non ha mai, mai, parlato. E’ stato intercettato (per 2 anni) Germani, il quale era il concorrente esterno che con l’abito bianco ha portato il Dominello da noi e non ha una sola intercettazione telefonica che riguarda il nostro Presidente. Nei dialoghi tra Germani e Dominello che sono agli atti non c’è mai un riferimento a quello che è un incontro col Presidente. Mai. Mai. Se andate a guardare le 7.000 pagine e cercate le telefonate che riguardano il Presidente, troverete che ci sono due telefonate in tutto tra il Presidente e D’Angelo, che non sono rilevanti a questi fini, e sei telefonate in cui terze persone parlano del Presidente in modo assolutamente irrilevante rispetto ai biglietti, alla vendita dei biglietti, rispetto a queste persone”.
La Bindi domanda perciò se Andrea Agnelli fosse a conoscenza del fenomeno.
“No. Il Presidente ha cambiato completamente il modo di comportarsi della nostra Società rispetto al passato, nel senso che qualunque biglietto che esce dalla società Juventus, salvo qualche eccezione ovviamente, viene acquistato dai gruppi come da tutti i tifosi. Il problema del secondary ticket è un problema che riguarda ovviamente tutti, ma quello che è importante è che noi pensavamo che passando dagli omaggi come molti fanno al tutto pagato, si fosse fatto un salto in avanti enorme nella gestione della Curva. Perché tra rivendere una roba che ti è stata regalata, e invece fare la cresta, noi pensavamo di aver fatto un passo enorme in avanti perché questo consentiva di dire alle Curve e agli ultrà che non usciva niente di gratuito. Noi abbiamo pensato che regolarizzando tutto questo, poi magari abbiamo sbagliato e ci daranno delle sanzioni enormi perché anziché vendere 4 biglietti a persona, perché questa è la regola perché se lei ha una famiglia di 6 persone va due volte a fare la fila per prendere i biglietti, noi abbiamo sbagliato. Però noi abbiamo pensato che vendendo tutti i biglietti, non consentissimo a queste persone di avere dei vantaggi particolari. Che poi questo fatto abbia e si sia in qualche modo rivelato un boomerang nei nostri confronti per cui oggi, da uno sforzo enorme che è stato quello di non regalare più niente a nessuno e di non cedere al ricatto di questi signori che cantano dei cori razzisti e che dicono delle cose pazzesche e che rimangono impuniti e veniamo puniti noi (Juve) per responsabilità oggettiva con la multa, con l’ammenda, con la squalifica della Curva e la paga il nostro tifoso che non ne sa nulla e non ne può nulla perché la Curva viene chiusa. Allora questo è un altro tema importante. Cosa abbiamo fatto per ovviare a questo? Abbiamo speso un sacco di soldi! Possiamo permettercelo e lo facciamo, e abbiamo messo delle telecamere per cui allo stadio di Torino se qualcuno si mette il dito nel naso dentro la Curva Sud noi sappiamo esattamente quando l’ha fatto. Siamo tutti monitorati all’interno di quello stadio nella speranza di avere un giorno un processo davanti alla giustizia sportiva dove possiamo portare la prova di chi è stato, perché è questo il problema. Il problema nostro non è tanto un problema di norme. Perché la DIGOS e la Polizia tante volte non fanno le cariche? Le faccio un esempio. Hanno, recentemente, tolto lo striscione ai Viking, un gruppo ultrà. Togliere lo striscione ad un gruppo ultrà è come ammazzarlo, nel senso che, senza lo striscione, il gruppo non c’è più. Questi hanno fatto, se avete visto le ultime partite della Juventus, uno spicchio bianco (vuoto) di seggiolini che è la protesta di questo gruppo. Voi pensate che si sia potuto intervenire per eliminare questo tipo di problema? No. Perché lì non puoi intervenire perché ci sono un gruppo di persone tali per cui non intervieni né con gli stewards, né interviene la Polizia e non interviene nessuno. Tolleri. Allora qual è il problema: dobbiamo tollerare, o dobbiamo non tollerare più? Ma per non tollerare più bisogna essere tutti d’accordo (magistratura, forze dell’ordine, Società). Se soltanto uno s’impegna….“
L’audizione si conclude con le domande della commissione, alcune segretate, e con la conferma che il Presidente Agnelli sarà presente in una prossima audizione per spiegare la sua posizione.