Come ripartire dopo il crollo?

TURIN, ITALY - MAY 09: Andrea Agnelli, Juventus President looks on from the stands during the Serie A match between Juventus and AC Milan at Allianz Stadium on May 9, 2021 in Turin, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Chris Ricco/Getty Images )

Negli ultimi anni ci siamo spesso domandati come sarebbe potuto terminare il ciclo della Juventus. Sbagliando scelte è la risposta.


Trovo personalmente più interessante cercare di capire perché si è arrivati ad avere la rosa più costosa, a essere indebitati e a essere quinti in classifica a tre partite dalla fine del campionato.


La squadra che vediamo in campo è l’immagine dell’allenatore. Pirlo è in confusione, non ci sta capendo granché, continua a cambiare formazione alla ricerca di una quadratura magica. La confusione, il caos, la mancanza d’organizzazione vengono avvertite dai giocatori i quali sono rassegnati alla situazione, tanto da festeggiare con incredulità e incredibile gioia un gol di Cristiano Ronaldo all’Udinese quasi come se fosse stata una rete valida per la qualificazione in finale di Champions.

E invece no… siamo bloccati. Inermi. Come domenica contro il Milan, come la domenica prima nel gol preso su punizione. Pirlo che non effettua alcun cambio, con la prima sostituzione va a creare ulteriore confusione in mezzo al campo proponendo una coppia non accettabile come quella formata da McKennie e Rabiot, mette Dybala sul 2-0. Come si può pensare di continuare con un allenatore che si è dimostrato inesperto, non capace, con idee ma senza metodo?


Si può continuare se sei rassegnato anche tu e/o sei convinto che i responsabili ultimi siano i giocatori, non adatti. Che è il pensiero di Pirlo il quale si difende accusando, dice che aveva in mente altro, ma che è si dovuto adattare, non sapendo, o dimenticandosi, che qualsiasi allenatore si deve adattare: ai giocatori a disposizione, agli avversari, alle mosse dell’altra panchina, ai momenti della partita. Questo fa un allenatore: è consapevole che non troverà la perfezione, ma la soluzione più opportune. Per farlo non basta aver seguito il corso a Coverciano, aver visto partite: serve un metodo. Serve sapere cosa si vuole, come comunicarlo, trasmetterlo insegnando e correggendo gli errori, convincere col tuo lavoro che sei competente, mostrare che porti risultati. Con Pirlo è successo tutto il contrario.

I giocatori non sono adatti? Lo scopriamo oggi che abbiamo attaccanti che non pressano e che abbiamo a centrocampo tanti corridori, un solo costruttore (Arthur) che inizialmente è stato messo in panchina perché giocava troppo sul corto? Lo scopriamo oggi che ci sono giocatori, leader dello spogliatoio, come Bonucci e Chiellini che preferiscono giocare in una maniera diversa?

O si è pensato che Pirlo avrebbe risolto tutto questo perché amico dei giocatori? Perché ex campione? Per quale motivo Pirlo è stato visto come un allenatore? Un predestinato? L’allenatore moderno con lo staff all’avanguardia che guiderà i De Ligt, diceva Agnelli. Come è possibile aver preso una cantonata simile?

Per qualche mese è stata raccontata la favola dell’autogestione con Sarri, della vittoria dei giocatori nonostante l’allenatore. No, la Juventus ha vinto perché aveva in panchina un professionista che sa allenare, che ha fallito per motivi che possono essere conosciuti pienamente da chi vive la quotidianità juventina.

Io, personalmente, ci vedo arroganza e presunzione alla radice dalla fine del ciclo. Quella che porta a pensare che è la Juventus che fa gli allenatori, la Juventus fa i giocatori ecc. Il crollo di quest’anno è l’ennesima dimostrazione che merito e competenza contano e devono pesare più delle relazioni umane e delle amicizie. La Juventus ora, secondo me, deve provarle tutte, esonerando Pirlo, togliendo l’alibi, sapendo perfettamente che può essere tardi e che le difficoltà della squadra non si risolvono con uno scatto d’orgoglio. Vi chiedo però se è giusto arrendersi senza provarle tutte, senza prendersi il peso della responsabilità. Abbiamo una qualificazione Champions e una Coppa Italia da vincere. Ci arrendiamo?


Questa stagione, con tutti i suoi errori, rappresenta la base per ripartire. A noi il reset serve. Serve ripartire. Mettendo ordine nella dirigenza, con deleghe esercitate e rispettate, con una visione, con tagli e investimenti, rimettendo merito e competenza al centro. A noi servirà tagliare diversi giocatori, chiedere alla proprietà un nuovo aumento di capitale, scegliere un allenatore in grado di rivoluzionare e costruire. Per me, questa figura non può essere Allegri. Ci servirebbe uno come Antonio Conte, per dire.


Questa stagione, infine, deve riportare noi tifosi a goderci le vittorie, a festeggiarle, senza darle per scontate. Prendiamoci la sofferenza e il dolore, magari ci togliamo anche noi un po’ di arroganza e presunzione, quella che ci porta a esaltare Pirlo alla prima di campionato perché vince e lo fa in giacca e cravatta, quella che ci porta a pensare che vinceremo sempre e che gli altri sono meno bravi.

Dobbiamo e vogliamo ripartire. Il mio augurio è che avvenga subito nel migliore dei modi.

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