Com’è Aurelien Tchouaméni?

Come molti di voi sapranno, sono un appassionato di Ligue 1 e di calcio francese. Mi è capitato di seguire l’esplosione di Aurélien Tchouaméni prima nel Bordeaux allenato da Paulo Sousa e poi nel Monaco di Niko Kovac. Gli ho visto giocare diverse partite e altre ne ho recuperate durante la pausa nazionali. Credo di averlo detto e scritto già altre volte: lo ritengo il miglior giovane centrocampista attualmente sul mercato in Europa, senza giri di parole. Senza chiamarla “scheda”, e senza approfondire con statistiche e diapositive, vi dico la mia, in attesa – si spera – di tornarci con approfondimenti futuri.

Andiamo per gradi. Innanzitutto, si tratta di un giocatore di 21 anni, classe 2000, Nazionale francese (ieri titolare contro la Spagna). Vi risparmio tutte le info biografiche, poi semmai dovessimo acquistarlo ci sarà tempo di raccontare anche la sua storia.

È alto 187 cm per 81 kg di peso. Nonostante le lunghe leve, non è impacciato nel breve, anzi è in grado di dribblare nello stretto e spesso sfrutta a suo vantaggio le gambe chilometriche per arrivare prima sul pallone sia negli anticipi che nelle scivolate. Protegge bene la palla col corpo e ha una corsa potente, con un allungo da rispettare. Una delle sue qualità, è il saper durare 90′, fondamentale per un giocatore che gioca nel suo ruolo e che non può vivere di soli strappi. Sfrutta bene l’altezza anche sui colpi di testa, dove si sta specializzando sempre di più soprattutto sui corner e i calci di punizione. In carriera ha subito un solo infortunio serio, la rottura del malleolo peroneale nel marzo del 2019, ma è ormai consolidata e si tratta di un calciatore integro e che non soffre di particolari problemi muscolari.

Nel Bordeaux è stato lanciato in prima squadra, ancora giovanissimo, dal buon Paulo Sousa. Aveva già la fama di essere “il nuovo Pogba”, che ricordava per caratteristiche. Era un calciatore offensivo, che mischiava altezza e tecnica, ma che andava ricostruito per poter essere un centrocampista completo. Il tecnico lusitano ha lavorato molto sulla sua postura, sul fargli posizionare il corpo di profilo per migliorare la visione di gioco e il suo orientamento, e gli ha insegnato i tempi del passaggio lavorando sia sulla rifinitura che sul cross e il cambio campo.

Nel Monaco, invece, Niko Kovac gli ha cambiato posizione, da “6 dinamico” (così lo definiva Eduardo Macia, ds dei Girondini), ovvero da box-to-box, a mediano di un centrocampo a due (442 o 4231) impiegato indifferentemente sia a destra che a sinistra. Il sunto è che si tratta di un calciatore che, dovessi riassumere in una sola parola, definirei completo e ben allenato, avendo avuto due allenatori che gli hanno insegnato tanto facendolo esplodere definitivamente.

Non ruba l’occhio con le giocate come altri calciatori (se cercate il classico video Youtube con le skills magari vedrete qualche bella giocata, ma non spiccherà mai per quelle) e in campo concede piuttosto poco allo spettacolo (niente veroniche inutili a metà campo o doppi passi in zone pericolose), anche se ogni tanto si ricorda di avere un’ottima tecnica e tende a concedersi occasionali licenze poetiche. Senza palla, però, offre sempre davvero tanta tanta concretezza. Da quando Kovac lo ha arretrato, ha mostrato infatti una dedizione notevole alla fase difensiva, fatta non solo di scivolate, contrasti e fisicità, ma anche di posizionamento e intelligenza tattica nel capire quando sganciarsi in avanti e quando restare basso.

La caratteristica che maggiormente mi ha impressionato di lui è la capacità di essere sempre “presente” nella partita: è davvero il cuore pulsante del Monaco, ne detta i ritmi (anche letteralmente, indicando spesso ai compagni i passaggi) e ne decide il baricentro. Può incidere sia toccando tanti palloni che lasciandolo fare ad un compagno. Sia facendo una gara molto difensiva, sia buttandosi spesso in avanti e supporto degli attaccanti (magari in alcune fasi della partita che lo permettono, o contro avversari più difensivi).

Nonostante nel Monaco (e nella Francia) resti spesso piuttosto basso per coprire la difesa e non sbilanciare la squadra, sa comunque attaccare l’area non tanto buttandosi dentro palla al piede, né inserendosi senza palla (tocca appena 1 pallone a partita dentro l’area di rigore, può e deve migliorare in questo fondamentale), quanto piuttosto con i passaggi, sia bassi che alti, a pescare i movimenti dei compagni.

Una delle sue caratteristiche è infatti quella di alzare la testa e pescare un compagno con un cambio campo o un cross in area. Non ha paura di farlo e, a seconda dei contesti e della gara, di farlo anche molto. E lo fa piuttosto bene e con discreta precisione. Ora immaginatevi l’impatto che potrebbe avere un giocatore del genere accoppiato al nostro più grande (per me) punto di forza attuale, che è Federico Chiesa. Con il francese a servirlo con cambi campo precisi, l’italiano potrebbe finalmente ricevere quelle palle sulla corsa o tagliando dentro il campo che lo renderebbero letale e non lo costringerebbero sempre a cercare la giocata individuale.

Con Tchouaméni, Allegri potrebbe finalmente dare vita alla sua idea di calcio verticale, avrebbe finalmente a disposizione un centrocampista in grado di verticalizzare con lanci lunghi (Locatelli verticalizza sì, ma preferisce come faceva al Sassuolo imbeccare con passaggi più corti i giocatori fra le linee) e potrebbe alzare il ritmo grazie alla sua capacità di far viaggiare il pallone (e il pallone andrà sempre più veloce di qualsiasi giocatore).

L’ideale per lui, dovesse arrivare alla Juve, sarebbe giocare in un centrocampo a due. Utilizzare Tchouaméni come vertice basso non risolverebbe i problemi in zona gol visto che le mezz’ali non sarebbero comunque in grado di produrre una quantità sufficiente di gol e assist riproponendo più o meno gli stessi problemi attuali (seppur con una “copertura” difensiva migliore, che comunque non è poco). Se usato da mezz’ala, invece, avremmo certamente un buon “piede” in più sulla trequarti e un giocatore duttile e bravo nelle due fasi, ma non un goleador. Il ragazzo ha infatti sì un buon tiro, ma non segna molto, non calcia le punizioni, non calcia i rigori e si rende pericoloso soprattutto sfruttando il suo colpo di testa.

Come si integrerebbe dunque ipotizzandolo accoppiato con Locatelli, che è oggi il nostro miglior centrocampista? Rispetto all’italiano, statistiche alla mano Tchouaméni tira di più in porta, tocca più palloni, effettua più cross, perde meno palloni e ne recupera il doppio, così come il doppio ne recupera nella metà campo avversaria. È più bravo di testa, intercetta più palloni ed effettua più del doppio dei dribbling. Un fenomeno, direte voi. È molto forte, sì, ma ovviamente confrontare i numeri di un calciatore di Ligue 1 con uno della Serie A non ha molto senso per valutarne la bravura, quanto per inquadrarne le caratteristiche. Aurelien sa fare un po’ di tutto, questo dico i dati, ma proprio per questo sarebbe un complemento perfetto per Locatelli (che è altrettanto forte).

Rispetto ad Arthur, il francese sarebbe in grado di offrire una copertura alla difesa di altissimo livello ed è molto più rapido nel far circolare palla essendone meno innamorato. Rispetto a Bentancur, sarebbe molto più “pulito” e inoltre non è un calciatore che sconnette il cervello con giocate senza senso come a volte capita all’uruguaiano. Rispetto a Rabiot, infine, sarebbe più associativo e più “playmaker”, muovendosi molto di più per cercare la palla e per offrire costantemente linee di passaggio rispetto al connazionale, che ha altre caratteristiche e che forse il meglio di sé lo ha fatto vedere più che altro con i break palla al piede personali piuttosto che nella circolazione del pallone.

Per tutti questi motivi, sì, lo riterrei un grande acquisto e una coppia Tchouaméni-Locatelli costituirebbe finalmente un’anima del centrocampo (e della squadra) di alto livello, dopo troppi anni in cui proprio la zona centrale del campo è stato il nostro più grande tallone d’Achille. Avremmo una coppia di calciatori di 21 e 23 anni con ancora importanti margini di miglioramento (pauroso, per entrambi), duttili, completi e potremmo teoricamente puntarci per iniziare questo nuovo ciclo con il sorriso.

Share