Al di là dell’eccitazione generale e anatomicamente generalizzata che l’acquisto del giovane olandese mi ha provocato, non ho potuto fare a meno di notare una sensazione meno gradevole albergare in me, quasi di paura e atterrimento. Mi sono chiesto cosa fosse, e perché mai in un momento di sfrenata euforia per aver ingaggiato le prestazioni del centrale difensivo più forte e bello del globo la mia psiche avesse partorito pensieri cosi cupi. Poi me ne sono avveduto: non sono decisamente pronto a sentir storpiare la pronuncia del suo nome. Non sono pronto a sentire il Caressa di turno pronunciare Mattei De Lighte alla romana, o qualche sprovveduto nemico del buon senso osare un Matteis The Laigt. Che per giunta credo sia in flagrante violazione delle Convenzioni di Ginevra.
Ora, io non parlo l’olandese – ne conosco i rudimenti, ma non sono in grado di comunicare con gli autoctoni – ma vivendo in un paese dove nella sua variante fiamminga è considerato lingua nazionale credo di avere una missione da compiere su questi lidi. Quindi, togliamoci subito il dente.
/mɑˈtɛi̯s ˈdə ˈlɪxt/
Questa è la pronuncia secondo l’alfabeto fonetico.
Magari però non tutti i lettori saranno abituati a leggere questi strambi glifi e di sicuro non tutti sono linguisti, quindi credo sia opportuno offrire un supporto multimediale in grado di fugare definitivamente ogni dubbio.
Qui di seguito la pronuncia, estorta personalmente a un’amica olandese su WhatsApp, di Matthijs de Ligt.
Alcune cose da notare per noi italiani.
IJ è una sola lettera nell’alfabeto olandese (lo so, lo so, fa strano). La trovate un po’ ovunque ed è una pronuncia difficile per noi mediterranei perché fonde insieme due suoni originariamente diversi. Possiamo assimilarla con buona approssimazione ad una A pronunciata con un pizzico di E. La I rimane nella seconda parte del fonema (tanto che in passato questo digrafo si chiamava impunemente “I lunga”). Oltretutto, lui stesso ci ha fornito un aiutino con il video di presentazione, che ho utilizzato per addormentarmi docilmente.
Nel cognome invece, la E è appena appoggiata – ma non è completamente muta. Non è né D né DE, ma più simile a De
La G invece è dura, raschiata. Potete immaginarla come una jota spagnola o una R del nord della Francia. Oltretutto, dopo lunghe e faticose ricerche mi sono accorto che in alcune regioni la G è meno dura che in altre. Tuttavia, allenarsi alla raucedine non è una cattiva idea.
Ultima chicca. “de Ligt” non vuol dire niente in olandese. Secondo alcuni tuttavia sarebbe un’arcaizzazione del termine moderno licht, che significa luce. In questo scenario il giovane sarebbe una sorta di angelo celestiale portatore di Luce (e considerato che sembra una divinità nordica del Valhalla, direi che non siamo lontani).
Fatene buon uso, e spargete la parola. Letteralmente.