Sebbene la squadra di Sérgio Conceição sia un avversario sulla carta abbordabile, i campioni di Portogallo hanno le carte in regola per mettere in difficoltà la Juventus.
Quello cominciato in autunno è il quarto anno con Sérgio Conceição sulla panchina dei Dragões. I risultati sono assolutamente soddisfacenti, dato che ha riportato 2 degli ultimi 3 campionati sulla riva settentrionale del fiume Duero, condendoli con due Supercoppe e una coppa di Portogallo. Ma che tipo di squadra è il Porto?
Come giocano i Dragões
Conceição aveva cominciato la stagione con un 4-3-3 in cui spiccavano le doti offensive delle due ali, e un centrocampo con un ottimo mix di giocatori giovani ed esperti, ma soprattutto di interdizione e fraseggio. Tuttavia, un atteggiamento immaturo con il pallone e pigro senza la palla ha tolto diversi punti ai campioni in carica, che arrancano in classifica.
Con il passare della stagione, l’ex giocatore di Lazio, Parma e Inter ha progressivamente abbandonato un modulo che creava tanto in favore di una fase difensiva con due linee strette da 4; per assecondare questo elemento, ha dunque virato con insistenza e costanza verso un 4-4-2 interpretato in maniera più accorta. La cerniera centrale si regge su Pepe e Mbemba, con il giovane Diogo Leite che è molto più di un ricambio. A tal proposito, e controsquadre che amano tenere la palla, Conceição non si è fatto tanti problemi a schierarli tutti e tre
L’attacco, nonostante un modulo più accorto, rimane il fattore più temibile. Non solo perché si regge sulle fortune legate ai suoi due esterni, Jesus Corona (a destra) e Luis Diaz (a sinistra), rapidi e tecnici, in grado di dar fastidio sia in conduzione che associandosi con i compagni; ma anche perché il Porto si è dimostrato molto propenso ad attaccare in campo lungo, conducendo transizioni molto pericolose. A tal proposito, va segnalata la fisicità della prima punta, Moussa Marega, abile anche in campo aperto.
Dopo qualche sconfitta sorprendente, che ha fatto scappare lo Sporting in classifica, Conceição ha cercato soprattutto di dare equilibrio alla propria squadra – ancora oggi, nonostante sia il miglior attacco della Superliga, ha solamente la settima difesa in campionato.
Contro la Juve?
In Champions League, il Porto si è qualificato senza patemi in un gruppo in cui le altre squadre spiccavano in negativo: il periodo negativo del City di Guardiola impallidiva di fronte al disastro del Marsiglia. Un girone a ben vedere poco indicativo, tanto più che il modo di giocare è cambiato molto.
In effetti, quello che troviamo per gli ottavi di Champions è un Porto tutto sommato migliore e più consapevole rispetto a quando furono sorteggiati nell’urna di Nyon. Conceição sembra aver “trovato la quadra”, abbandonando un’attacco a tre che aveva scoperto troppo la linea e passando ad una fase difensiva più accorta, con due linee strette e una lunghezza media molto corta, ma anche – all’occorrenza – adottando una difesa a tre (o a cinque). D’altra parte, con tutta la squadra a disposizione fatto salvo il centrocampista Otávio, le soluzioni potrebbero variare.
Le cattive notizie per Pirlo arrivano anche dal fatto che Conceição e il suo Porto hanno nelle proprie corde una difesa serrata e un blocco basso. Se la qualità complessiva non è eccellente – e qualche errore di distrazione ha portato a risultati sorprendenti in campionato – l’applicazione della squadra la porta spesso a chiudere il centro contro, o – all’occorrenza – a chiudere le fasce contro squadre che privilegiano uno scaglinamento a cinque. Ma d’altra parte Pirlo queste cose le sa, parlandone anche in conferenza.
La Juventus dovrà quindi dar prova di aver imparato la lezione impartita dalla partita con il Napoli, quando proprio un blocco basso aveva anastetizzato il palleggio della Juventus e reso sterile il suo attacco.