L’ottavo di finale di Champions League contro i francesi è una sfida alla portata della Juventus, ma lo stile di gioco del Lione è studiato per mettere nelle migliori condizioni i propri giovani talenti.
La stagione del Lione fin qui
L’urna è stata benevola. L’accoppiamento con l’OL è una partita abbordabile, dove la differenza di valori in campo è sensibile. Come se non bastasse, il Lione sta vivendo una stagione tribolata (in campo e fuori) senza riuscire a trovare pace.
Nel principio, il nuovo DS Juninho Pernambucano aveva scelto l’ex compagno di squadra Sylvinho per guidare la panchina della squadra. I risultati negativi e un certo malumore nello spogliatoio hanno spinto però la società ad esonerarlo dopo poche partite. L’ex Roma e OM Rudi Garcia ne ha rilevato il posto (scatenando non pochi malumori a Marsiglia a causa di una rivalità mai sopita). Garcia sembrava aver messo una toppa ad un inizio disastroso, ma piano piano i risultati hanno ricominciato ad essere altalenanti, assestandosi su una piena mediocrità e con la squadra che adesso è apertamente contestata dal proprio pubblico che rimprovera ai giocatori scarso impegno e al presidente Aulas scarsa propensione alla spesa. Il Lione oggi è settimo in Ligue 1, invischiato in una lotta senza quartiere per un posto nell’Europa minore (con 10 squadre in sei punti).
Le cessioni nobili di Ndombélé e di Fekir sono state attutite con l’acquisto di giovani futuribili come Reine-Adélaïde, Youssouf Koné e Thiago Mendes, e l’ex Samp Andersen. Tuttavia, ad una rosa non proprio eccellente si sono aggiunti dei gravissimi infortuni che all’inizio dell’inverno hanno colpito la squadra. Si sono fermati infatti Solet, Koné, lo stesso Reine-Adélaïde, e soprattutto Memphis Depay, vero e proprio centro di gravità della compagine francese (gli ultimi due per infortuni ai legamenti crociati).
Stile di gioco
Rudi Garcia ha cercato di deviare dalle sovrastrutture tattiche del proprio predecessore, apparentemente mal digerite da una rosa in cerca di libertà ed espressività. Il 4-2-3-1 è un modulo interpretato in maniera abbastanza basilare, ma con l’ambizione di tenere il pallone e di favorire il talento individuale che, sebbene grezzo, di certo non manca.
Il Lione è una squadra che deve allungarsi per giocare bene. Un campo più lungo favorisce le progressioni palla al piede delle ali e dei terzini, ed è in effetti la maniera preferita dalla squadra per portare su il pallone. La difesa accompagna poco la pressione, e preferisce rimanere su un’altezza media invece che rischiare di accorciare. Raphael (terzino ex Manchester United) o Marçal assicurano un apporto costante alla fase offensiva e un buon rifornimento di cross, ma peccano spesso di concentrazione quando devono giocare posizionalmente.
Il Lione non rinuncia a giocare il pallone dal basso, con i difensori e i due mediani istruiti a mandare il pallone in fascia. Il Lione è una squadra che attacca in maniera generosa, portando almeno sei giocatori nei pressi dell’area avversaria, ma questa generosità tende a lasciare spesso il pallone scoperto. A causa di marcature preventive talvolta approssimative, infatti, si espone spesso a ripartenze letali.
Nelle ultime uscite, Garcia ha mescolato un po’ le carte in tavola, sistemando la propria squadra ora con un 4-3-3 (nel pareggio interno contro lo Strasbourg e nella sanguinosa sconfitta di Nizza) ora con un ardito 3-4-1-2 (nella vittoria esterna di Metz). Questi schieramenti hanno funzionato a metà, nel senso che se da un lato hanno fatto ritrovare una buona fase difensiva alla squadra, di certo hanno favorito anche una certa confusione nell’attacco posizionale, che raramente crea i presupposti per la superiorità che la maggiore caratura tecnica dorebbe prevedere.
Giocatori chiave
Il sistema di Garcia ha avuto se non altro il merito di essere propedeutico alla crescita dei giovani talenti francesi, una circostanza più che benvenuta in un club che si è imposto come serbatoio di talenti per le grandi d’Europa. I tre trequartisti, di norma Aouar e due tra Cherki, Traoré e Toko Ekambi, hanno discreta libertà di scegliere la soluzione appropriata al contesto. Non è raro vederli scambiarsi la posizione più volte all’interno della stessa partita, mancando così di dare riferimenti ai centrocampisti e ai difensori avversari. Il franco-algerino, in particolare, è venuto su molto bene, imponendosi come leader tecnico della squadra in assenza di Memphis Depay.
Moussa Dembélé, la punta centrale, è un giocatore dalle doti fisiche ed atletiche significative: ha una predilezione per le giocate in campo lungo, dove può far valere la falcata, ma sa disimpegnarsi bene anche da dentro l’area di rigore. È in grado di girarsi rapidamente e di liberare il destro in poco spazio, ma gli si rimprovera sovente la mancanza di freddezza davanti alla porta.
Cosa deve fare la Juventus per mettere in difficoltà l’OL?
La Juve ha il dovere di puntare a dominare la partita. Le squadre di Sarri cercano il dominio del campo attraverso il controllo del pallone, e costringere il Lione a difendersi bassi non è una cattiva idea, in ragione soprattutto delle prestazioni alquanto deludenti di Andersen e Marcelo, i due centrali.
Di contro, dovrà cercare anche di rimanere corta attorno al pallone, in non possesso come in possesso palla: le cambinazioni strette e gli smarcamenti nei mezzi spazi saranno la chiave di volta per approfittare delle incertezze difensive dei francesi.
Soprattutto, sarà importante cercare di soffocare sul nascere le ripartenze dell’OL, con delle uscite mirate e grande intensità nell’accorciare in avanti; il Lione è una squadra dalle buone qualità atletiche, e se le viene data la possibilità di attaccare in campo lungo può mettere in difficoltà molte squadre di élite europea.