Dopo più di un mese dall’ultima titolarità Maurizio Sarri torna a schierare Federico Bernardeschi dal primo minuto. Questa volta a centrocampo, da mezz’ala, insieme a Bentancur e Rabiot. Come si è disimpegnato il carrarese in questo ruolo?
Dalla prima conferenza stampa di Maurizio Sarri in bianconero si discute su quale sia il contesto e il ruolo migliore per il numero 33 bianconero che, a detta del tecnico napoletano, necessitava di “specializzarsi”. In questa prima metà di stagione, ampiamente deludente, sono emersi tutti i difetti e le difficoltà nell’interpretare il ruolo di trequartista nel 4-3-1-2 di stampo sarriano: spazi troppo ingolfati, scelte quasi sempre errate nel dettare l’ultimo passaggio, incisività ridotta ai minimi termini. I numeri lo testimoniano brutalmente: solo un gol e zero assist prima di questo match in coppa italia. Nel corso della stagione, e più di recente nella conferenza stampa precedente al match contro il Cagliari, Sarri ha affermato di vedere Bernardeschi più a centrocampo da mezz’ala che nei tre davanti ma per esigenze di rosa ancora non aveva potuto battere questa strada. Contro l’Udinese Sarri finalmente ne ha avuto la possibilità. In questo articolo Michele Tossani aveva parlato di questa ipotesi.
Premessa doverosa: il match non è stato assolutamente probante per la manifesta differenza di tasso tecnico tra le due squadre nonché per la scarsa resistenza che è riuscita a opporre l’Udinese. Ne possiamo quindi trarre qualche spunto ma non sicuramente giudizi definitivi o particolarmente significativi.
La prestazione di Bernardeschi è stata positiva poiché, quantomeno in controtendenza con le ultime apparizioni, è stato maggiormente nel vivo del gioco e ha avuto l’opportunità di esercitare il suo notevole cambio di passo. L’azione del rigore procurato è un esempio lampante: break che spacca in due l’udinese e rigore procurato con un semplice uno-due.
La Juventus non ha altre mezz’ali, se non Rabiot ma sicuramente non con la stessa velocità ed efficacia, ad avere questo cambio di passo e questa capacità di spaccare in due la squadra avversaria. Arretrato da mezz’ala, anziché da trequartista, Bernardeschi può avere più campo davanti a sé e conseguentemente maggiori possibilità di avanzare tramite progressioni palla al piede. Tali doti potrebbero tornare utili anche in ambito europeo dove giocatori in grado di strappare con alta intensità possono giocare un ruolo rilevante. Questa partita ha evidenziato un’altra qualità di Bernardeschi, molto spesso sottovalutata: le sue doti organiche. La mezz’ala nel centrocampo di Sarri deve coprire ampie porzioni di campo e l’ex fiorentina atleticamente ha tutte le doti per svolgerlo adeguatamente. In relazione a tale aspetto vanno apprezzati alcuni suggerimenti senza palla in verticale.
Se questo match da un lato ha offerto questi spunti positivi, dall’altro è stata un’ulteriore conferma dei difetti più marcati: il controllo orientato è un tratto ancora troppo problematico del suo gioco. Se pressato rischia di perdere palloni davvero sanguinosi che, in altri contesti, si sarebbero potuti tramutare in ghiotte occasioni per squadre in grado di ripartire efficacemente. Inoltre il pessimo decision making lo porta a provare ancora giocate complicate, errate per tempistica (1 secondo in più o in meno nel gioco associativo sul corto di Sarri possono fare la differenza) o sbagliate per scelta della giocata (lanci improbabili a volte nemmeno dettati da movimenti in profondità dei compagni).
In conclusione possiamo affermare, alla luce di quanto visto, che nel ruolo di mezz’ala Bernardeschi viene sgravato notevolmente dal dover giocare continuamente nello stretto con compiti di rifinitura mentre con più campo davanti a sé trova un contesto più adatto per le sue caratteristiche. Caratteristiche di cui è privo il centrocampo bianconero e che pertanto, se tale esperimento dovesse funzionare con continuità, potrebbero davvero rivelarsi utili alla causa. I difetti però non scompaiono e solo avversari più probanti diranno il livello a cui Bernardeschi può ambire.