La Juventus ha giocato una partita appena sufficiente, cosa non scontata dopo la prova con l’Inter, ma è bastata per avere ragione del Napoli e vincere la Supercoppa italiana.
Non è peregrino pensare che giocare appena tre giorni dopo la cocente sconfitta di Milano sia servito alla Juventus per scrollarsi di dosso i fantasmi di quella partita. Per la Supercoppa italiana, Pirlo ritrova Cuadrado, e soprattutto schiera sin da subito il centrocampo con McKennie, Bentancur e Arthur. Davanti, Kuluševski viene preferito a Morata per affiancare Ronaldo.
Miglioramenti?
Conscio dei problemi di circolazione bassa contro l’Inter, Pirlo ha probabilmente insistito con una prima impostazione più “pesante”, coinvolgendo a turno ben sei giocatori. Nonostante il Napoli si limitasse a cercare di mettere in ombra Arthur, la Juve ha costruito le proprie azioni soprattutto con un 4+2. A dirla tutta, la prima linea oscillava tra 4 giocatori in fila (specialmente quando la costruzione era bassa) e una linea a 3 in cui Cuadrado si staccava e prendeva porzioni di campo più avanzate. Una costruzione che abbiamo ribattezzato “3 e mezzo” e che, con la posizione del colombiano, ha creato non pochi grattacapi alla catena sinistra del Napoli.
Il Napoli ha avuto qualche inattesa difficoltà nel coprire il doble pivote bianconero: Arthur si abbassava sempre accanto a Bentancur, sia per aprire spazi davanti a sé chiamando Bakayoko e Demme a salire accanto a Zieliński, sia per dare manforte al compagno di reparto. Sebbene la trasmissione del pallone fosse comunque sotto giri rispetto agli standard ottimali, questo assetto ha rinforzato la struttura posizionale e dato ordine alla squadra.
Centrocampo e riaggressione
Innegabilmente, i migliori momenti della Juventus sono coincisi con quelli in cui il centrocampo riusciva ad aggredire la costruzione del Napoli. Gli interpreti hanno fatto la differenza, con Arthur, Bentancur e McKennie bravissimi ad accorciare – un fondamentale in cui si sente molto la differenza con Rabiot e Ramsey. Oltretutto i tre centrocampisti si sono trovati a meraviglia, ingaggiando piccoli triangoli in zone centrali e scavalcando agevolmente Demme e Bakayoko, in costante inferiorità e senza che Gattuso riuscisse a porvi rimedio. McKennie in particolare è stato determinante con i suoi smarcamenti dietro gli avversari e giocando la pared o la profondità, è stato impareggiabile nel far progredire velocemente l’azione.
Gattuso aveva anche correttamente compreso i problemi del proprio centrocampo con la palla tra i piedi, e nella seconda metà del primo tempo ha istruito Demme ad abbassarsi ancora di più tra i centrali. Questa mossa ha causato diversi scompensi alla Juventus. In primis, ha spostato il centro della pressione in avanti, dove Ronaldo si fa pregare per il pressing e Kuluševski è troppo spesso in ritardo. Per di più, così facendo ha alzato i terzini, andando ad abbassare gli esterni della Juventus e allungandole il campo per le transizioni.
Le fasce, goia e dolori
Come sappiamo, la Juventus fa grande uso delle corsie laterali per prepararsi alla rifinitura. A destra Cuadrado è stato salvifico: sbocco continuo della manovra (95 tocchi e 96% di passaggi riusciti, 46/48) il colombiano è stato unico per guadagnare campo e creare superiorità numerica.
A sinistra, invece, nel primo tempo Chiesa e Ronaldo si sono mossi in maniera simile, annullandosi a vicenda. In questa immagine si vede come i due occupavano lo stesso corridoio in ampiezza, aspettando il pallone sui piedi e rimanendo lontani dall’azione. In questo modo, il Napoli aveva gioco troppo facile a contenerli. Non è un caso che con l’ingresso di Bernardeschi la Juventus abbia riguadagnato fascia ed imprevedibilità. Pur senza offrire una prestazione individuale spettacolare, il toscano ha permesso a Ronaldo di dialogare proficuamente con un compagno sull’out e lo ha spinto a giocare più centrale.
Il Napoli ha dato una mano alla Juventus
Il Napoli ha certamente facilitato molte operazioni alla Juventus. L’atteggiamento basso e rinunciatario ha messo in evidenza la lentezza della circolazione palla, ma il centrocampo e riuscito a prendere la squadra in mano (cosa che gli interpreti di Milano non erano riusciti a fare per carenze individuali). A differenza dell’Inter, che cercava le punte centralmente, il Napoli ha impostato le proprie transizioni cercando Lozano e Insigne, su cui Danilo e Cuadrado hanno giocato benissimo. Il merito della Juve (e di Bentancur in particolare) è stato quello di aver schermato a dovere le ricezioni di Zieliński, che col campo che lascia la Juve avrebbe potuto far male.
Va anche ammesso che il Napoli ha commesso una serie di errori marchiani in difesa, sia di valutazione che spiccatamente tecnici. I gol della Juve sono episodici, e specialmente il primo viene da una serie di disattenzioni e di mancanze di concentrazione da parte dei difensori azzurri.
Conclusione
Se le note positive della Juve riguardano gli interpreti del centrocampo e Cuadrado, quelle negative sono più diffuse e radicate. Gli attaccanti sono sembrati spesso avulsi dal contesto tecnico, e confusi nell’applicazione con e senza palla: quella che era la forza della Juventus ad inizio stagione, anche in ragione dello stato di grazia di Morata, sta lentamente diventando un problema. La Juventus crea sempre meno per vie centrali, e si affida sempre di più ad un crossing game prevedibile.
La costruzione rimane farraginosa ed eccessivamente lenta: Bonucci e Chiellini continuano a giocare a 3 o 4 tocchi, lasciando tempo agli avversari di sistemarsi: contro squadre diverse, questo è un grosso handicap, come visto vs Inter (De Ligt, torna presto).
Un ulteriore fattore che determina le fortune della Juventus, come da un paio d’anni a questa parte, è infine il pressing: quando la Juventus fa densità, è corta sul portatore, intensa, e con gli angoli giusti, ci sono i presupposti per far bene. Altrimenti, continueremo ad inanellare prestazioni altalenanti.