Non prendiamoci in giro. Juventus e Udinese si sono affrontate per una posta poco maggiore rispetto ad un’amichevole. Tuttavia la partita ha offerto alcune novità indubbiamente positive in vista del ritorno degli ottavi di Champions League martedì con l’Atlético. Quali sono e perché possono essere utili in vista della UCL.
1 – Kean
Senza alcuna esitazione, Moise Kean è stato il migliore in campo. Doppietta di prepotenza e rigore procurato di furbizia gli valgono la palma di MVP della serata. Il ragazzo ha dimostrato di essere presente, vivo e cattivo anche in una stagione che ha visto Ronaldo fagocitare ogni minuto disponibile per lo slot di attaccante. Come in trance per 70 minuti, è sembrato giocasse una partita diversa dai compagni, probabilmente una partita più introspettiva. Il secondo gol è sintomo di un’attitudine spavalda, mentre il rigore è testimone di un grande QI calcistico. Difficilmente si potrà ritagliare un ruolo di primo piano martedì, ma qualora si allungassero gli spazi…
2. La difesa a tre
Grande cavallo di battaglia di alcuni, la difesa a tre è tornata prepotentemente ed inaspettatamente a solcare le nostre fantasie (ed i nostri incubi) in una fredda notte di fine inverno. I meccanismi sono ancora ben funzionanti, nonostante il cambio di interpreti (Barzagli, Cáceres, Rugani e poi Bonucci) e nonostante dei principi di gioco molto diversi rispetto al conservatorismo spinto visto due anni fa. E non è un segnale da sottovalutare in vista della Champions. Tenete duro, arriva un approfondimento in merito…
3 – Bernardeschi a tutto campo
Il ruolo di seconda punta è uno degli ultimi a cui penseremmo guardando il nostro numero 33. E invece, con la libertà di svariare, abbiamo visto un Bernardeschi sulle stesse note autunnali: determinato, voglioso, brioso. Ha aggiunto dimensioni e volume all’attacco, servito (nel senso letterale) l’atletismo di Kean e ha fatto tutto con grande personalità dimostrando – prima ancora di una precisione tecnica comunque approssimativa – grande forza di volontà. Ha aiutato la squadra a salire, si è preso rischi e tiri difficili, ha corso tantissimo in orizzontale senza palla (una cosa che non gli si vedeva fare dai tempi di Paulo Sousa). Un Bernardeschi col fuoco dentro è una risorsa di cui non mi priverei mai.
4 – Bentancur
A dispetto di una posizione che in molti continuiamo ad indicare come non sua, il giovane uruguaiano ha beneficiato delle distanze lunghe della partita. Con tanto campo davanti e due compagni vicini (Matuidi e Can), Bentancur ha sfoggiato una prestazione maiuscola, recuperando un gran numero di palloni (più 3 intercetti) e oliando i meccanismi di riaggressione della squadra. Proprio la libertà di abbandonare la linea e di andare a caccia del pallone sono l’humus ideale perché Bentancur dia il meglio di sé. In aggiunta a quanto detto, certe verticalizzazioni improvvise, pur in situazioni di scarsa pressione, fanno leccare i baffi. L’ex Boca si candida seriamente ad una maglia da titolare martedì, con l’unico dubbio di un Emre Can in crecita.
5 – Il coraggio di Allegri
Con un paio di partite di ritardo, Allegri ha dato prova di intraprendenza, coraggio e benevolenza verso i suoi. Non possiamo sapere se un mister finalmente lucido e rilassato sia la conseguenza di un incontro chiarificatore con il presidente come accennato in conferenza stampa, ma magari ha veramente abbandonato ogni resistenza e ci fa piacere che abbia ritrovato i suoi stessi binari. Ha accettato e promosso un sistema di gioco diverso, ha trovato la forza di far sforzare alcune pedine in ruoli nuovi, e (ne sono convinto) l’ha fatto solo con l’Atlético in testa. Perle tipo “corri che ti passa” a Matuidi dopo aver preso una botta o “vedete di non prendere gol” sul 4-0 a 10 minuti dalla fine – poi puntualmente arrivato – sono chicche che restituiscono un Allegri vivo, concentrato e sul pezzo. Un altro fattore importante verso la partita più importante della stagione.
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