Che tipo di giocatore sia Dejan Kulusevski, impostosi in questa prima mezza stagione da professionista in quel di Parma (4 gol e 7 assist in 1.438 minuti di Serie A), lo ha già spiegato molto puntualmente Luca Rossi nella scheda che ne ha introdotto l’approdo alla Juventus.
Ai tempi atalantini (2016-2019), però, la sua applicazione in campo non era la stessa che i Ducali hanno studiato per lui. A Bergamo, infatti, lo svedese d’origini macedoni che Percassi e soci prelevarono dal Brommapojkarna (la stessa squadra che crebbe Ekdal, per tornare ad un giovane svedese passato in Bianconero) per circa 100.000 euro veniva utilizzato su binari molto più centrali, come avremo modo di scoprire in questo articolo.
Alla Dea Kulu ci ha passato tre stagioni. Sbarcato in Italia solo sedicenne, infatti, venne dapprima aggregato alla formazione under 17, con cui segnò ben 17 reti in 22 gare di campionato, disputando anche quattro gare di fase finale (sfiorando il titolo nazionale, con sconfitta in finale contro l’Inter ai supplementari). Quell’anno, inoltre, arrivò anche l’esordio in Primavera, con 14 minuti registrati contro il Frosinone.
Nella seconda stagione, quella che vedeva la Primavera rivolta alle classi 1999 e 2000 (con alcuni 1998 come fuoriquota), Dejan si impose da subito come titolare di una compagine per altro molto forte in cui si trovò a giocare al fianco di compagni del calibro di Carnesecchi, Delprato, Colpani, Melegoni, Mallamo, Latte Lath e Barrow; quell’anno il ragazzo nativo di Stoccolma giocò 26 gare di campionato con 5 gol e 10 assist, più altre 4 di Coppa Italia di categoria in cui segnò 1 gol e servì 2 assist ed infine un turno di fase finale, gara in cui la sua Atalanta si piegò per 2-0 contro la Fiorentina ed abbandonò anzitempo la contesa per il titolo.
L’anno passato, infine, Kulusevski giocò solamente 17 gare di campionato letteralmente “in ciabatte”, come detto da Enry nella puntata del tAAlk in cui si è parlato dell’arrivo del ragazzo alla Juventus: ben 8 gol e 10 assist in 17 presenze, con una media precisa di una contribuzione ogni 82 minuti di gioco, il tutto senza dare nemmeno l’impressione di doversi sforzare per ottenere questi risultati. Sempre quell’anno – lo scorso – oltre ai 2 gol e 2 assist in 4 gare di Coppa arrivarono i 3 spezzoni (per 102 minuti di gioco in totale) in prima squadra e soprattutto il gol ed i 2 assist nei 178 minuti giocati nella fase finale del campionato Primavera, terminata con l’imposizione della Dea in una finale molto tirata vinta 1-0 contro l’Inter di Salcedo ed Esposito.
Detto dei grandi numeri che hanno caratterizzato l’esperienza giovanile di Dejan Kulusevski, la cosa più interessante è andare a vedere come i tecnici della Dea lo abbiano per lo più utilizzato durante il proprio percorso bergamasco. Partendo da un presupposto: Kulu non è solo un giocatore con grandi doti biologiche e tecniche, ma è anche e soprattutto un giocatore capace di disimpegnarsi in più zone di campo. Così se in qualche occasione ha avuto modo di disimpegnarsi anche come esterno d’attacco, sia a destra che a sinistra, la posizione principale che ha occupato è stata un’ibridazione tra la mezz’ala sinistra ed il trequartista, con questa capacità metamorfica a partita in corso che è sempre più presente – e richiesta – nelle mezz’ali moderne.
Chiaramente in tutto ciò il contesto in cui ha avuto la possibilità di giocare ha inciso notevolmente sul suo sviluppo e la sua applicazione. L’Atalanta ormai tradizionalmente schiera la propria Primavera con un 4-3-3 che prevede la presenza di un mediano equilibratore del gioco davanti alla difesa, una mezz’ala capace di contribuire ad entrambe le fasi di gioco ed un calciatore, che negli scorsi due anni è stato per l’appunto Kulusevski, in grado tanto di dare nerbo al centrocampo quanto di andare a porsi tra le linee, per attaccare lo spazio palla al piede o servire con imbucate i tagli degli esterni o i movimenti della punta centrale. Un contesto tattico e di gioco che ha sicuramente esaltato le grandi qualità atletiche, tecniche e di visione dinamica del ragazzo di Stoccolma, che non a caso – torniamo ai numeri che vi ho snocciolato poco fa – ha raccolto grandi prestazioni nel suo percorso giovanile nel nostro paese.
Il dibattito su quale potrà essere la posizione di Kulusevski nella Juventus che verrà è aperta ed interessante e – partendo dal presupposto che ancora non sappiamo come verrà modellata la rosa nel corso della prossima estate – a mio avviso non può prescindere da ciò che era Kulusevski all’Atalanta. Perché se è vero che il calcio giovanile e le massime divisioni appresentano quasi lo svolgersi di due sport diversi, è allo stesso modo certo di come il percorso giovanile – e quindi formativo – di un ragazzo vada tutt’altro che ignorato. Per altro nonostante, come già detto, Dejan si fosse trovato a giocare sugli esterni anche in quel di Bergamo, credo che in pochi potessero ipotizzare, prima di vederlo, che il ragazzo avrebbe avuto questo tipo di impatto, tanto più in una posizione non propriamente sua. E che quella di attaccante esterno destro non sia la sua posizione preferita non lo dico o penso io, ma lo ha sottolineato lui stesso nel presentarsi al suo nuovo – futuro – pubblico: «il mio ruolo è sempre stato quello del trequartista, poi sia all’Atalanta sia al Parma ho cambiato un po’ la mia posizione in campo. Posso fare sia l’esterno che la mezzala. Giocherò dove deciderà l’allenatore, ma io mi vedo trequartista».
Insomma, dopo aver scoperto che tipo di giocatore si è imposto in quel di Parma, ora sappiamo che tipo di giocatore è stato Dejan Kulusevski all’Atalanta oltre che quale posizione predilige lui stesso. Ma se è vero che – come dice il coordinatore dei match analyst FIGC Antonio Gagliardi – «nel calcio moderno il ruolo non è più una posizione, ma è una funzione», proprio l’applicazione ibrida e dinamica vista in quel di Bergamo sembra essere la più indicata, ad oggi, per un giocatore che abbina grandi doti biologiche ad un talento tecnico notevole e che con la sua capacità di smarcarsi tra le linee per poi spaccare come un cuneo la difesa avversaria attaccando in verticale può rappresentare un’arma in più per la Juventus, ad oggi sprovvista di un giocatore di questo tipo tra le proprie fila.
Tutto ciò anche perché, ed in questo senso sono d’accordo col passaggio fatto dal Prof nell’ultimo tAAlk, Kulu non sembra avere le caratteristiche pure del trequartista classico. E per questo, una volta di più, sembra essere più congegnale per ricoprire quel ruolo-funzione che gli attenti e sagaci tecnici atalantini gli cucirono addosso nei suoi trascorsi giovanili bergamaschi.