di Luca Rossi
La Juventus con una prestazione di livello conquista un posto per la finale di Cardiff. Si tratta della seconda finale di Champions in tre anni.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]D[/mks_dropcap]opo il derby di Sabato sera è tempo di tornare a respirare l’aria dell’Europa che conta per la Juventus. La squadra di Allegri deve difendere il risultato di 2-0 acquisito in terra monegasca per prenotare un posto il 3 Giugno a Cardiff in compagnia di una delle due compagini di Madrid, verosimilmente il Real.
Allegri opta per il medesimo modulo esibito nella partita di andata: Cuadrado in panchina, Dani Alves alto e Barzagli proprietario della zona destra della retroguardia bianconera per formare un 3-4-3 in fase di possesso e un 4-4-2 in fase di non possesso palla. Una differenza rispetto all’undici sceso in campo a Montecarlo risiede in Khedira che ritorna dalla squalifica. La partita del tedesco però dura appena 10 minuti poiché in seguito a un’azione di gioco avverte un risentimento muscolare e chiede il cambio. Al suo posto entra Marchisio.
Jardim invece cambia modulo e interpreti rispettando quanto detto in conferenza stampa relativamente alla necessità di modificare qualcosa per poter effettuare la rimonta. Fuori il giovane Lemar e Fabinho, al loro posto Raggi e João Moutinho. Inoltre nel riscaldamento emergono problemi per Dirar, sostituito dal primo minuto da Mendy. L’usuale 4-4-2 lascia spazio a un inedito 3-4-1-2 con Raggi Glik e Jemerson a formare il pacchetto arretrato; Mendy Bakayoko, Moutinho e Sidibé a centrocampo; Silva ad agire dietro Falcao e il talentuosissimo Kylian Mbappé. L’obiettivo del tecnico portoghese è quello di portare maggior pressione sulla Juventus mantenendo molto alta la posizione dei due laterali di centrocampo.
Il primo quarto d’ora di gioco non ha regalato grosse emozioni (se non il palo di Mbappé in posizione di offside) né tantomeno grande qualità dal punto di vista tecnico da ambo le parti. Il Monaco ha cercato di costringere la Juventus al lancio lungo attraverso un pressing orientato sull’uomo e impedendo la ricezione del pallone ai due centrocampisti centrali bianconeri. La risposta della squadra di Allegri è stata nei lanci lunghi (su Mandžukić per esempio) e nei laser pass di Bonucci mentre è stato pressoché impossibile vedere in questo frangente della partita un’uscita pulita palla al piede. La Juventus dal canto suo ha preferito adottare una difesa maggiormente posizionale più che un perdurante pressing. Questo atteggiamento può essere letto nell’ottica di lasciare impostare Glik, Raggi e Jemerson che non sono in possesso di piedi particolarmente educati. Inoltre la presenza di tre centrali difensivi con l’abbassamento continuo di uno dei due centrocampisti (più Bakayoko di Moutinho) ha permesso al Monaco di essere spesso in superiorità numerica in fase di impostazione contro Higuain, Dybala e (a volte) Mandžukić. Dani Alves e Sandro (e a volte il giocatore croato) invece sono stati tenuti molto bassi per via delle posizioni molto alte di Mendy a sinistra e di Sidibé a destra.
Per quanto concerne invece la fase offensiva il Monaco ha come di consueto cercato di sfruttare rapide transizioni positive ove possibile. Altrimenti ha sviluppato l’azione sulle fasce e in particolare su quella sinistra dove Mendy, estremamente alto, ha cercato di dialogare e creare pericoli col triangolo formato da lui, Silva e Mbappé. Il terzino francese non a caso è il giocatore di fascia che ha effettuato più cross nel corso del match. Ben sette. Le posizioni medie nei 90 minuti della squadra monegasca rilevano infatti una asimmetria dal centrocampo in su in cui la squadra è decisamente sbilanciata a sinistra. Questo modo di attaccare però non ha creato grossi grattacapi perché la retroguardia bianconera è formata da difensori formidabili che eccellono nel mantenimento della posizione, nella marcatura e nell’intercettazione dei cross. Infatti dei 7 cross compiuti da Mendy nemmeno uno è andato a buon fine.
Nel video è evidenziato il pressing monegasco nei primi venti minuti di gioco
Dal ventesimo minuto in poi la Juventus è riuscita a sfruttare le lacune del Monaco nella fase difensiva ossia gli spazi concessi alle spalle dei centrocampisti, la non eccellenza dei difensori in marcatura e lo sbilanciamento a cui è spesso seguita una spaccatura in due tronconi della squadra leader della Ligue 1.
Tali lacune in questo match sono state inoltre alimentate dall’inedita disposizione tattica che ha spesso costretto i tre difensori a dover fronteggiare da soli gli uomini offensivi bianconeri e dalla presenza di Moutinho, giocatore meno dinamico rispetto a Fabinho. Più i reparti sono slegati più il terreno è fertile per i giocatori di grande tecnica. La qualità dei giocatori offensivi della Juve a cui si aggiunge la dote del palleggio e la visione di gioco di Pjanić e D.Alves infatti ha reso piuttosto semplice creare occasioni pericolose costringendo i centrocampisti a difendere correndo all’indietro poiché perennemente in ritardo e nella terra di nessuno.
Come si sono venute a creare le occasioni più importanti della Juventus nel primo tempo. Da notare che il massimo numero di passaggi in una singola azione è stato 8
I goal a firma di Mandžukić e di Dani Alves, arrivati rispettivamente al 33esimo e 44esimo minuto, sono risultati il minimo sindacale viste le numerose occasioni create dalla squadra piemontese e hanno costituito una mazzata psicologica per il Monaco che ha visto sgretolarsi le flebili speranze di qualificazione rimaste. L’undici di Jardim è riuscito a creare dopo il venticinquesimo minuto un pericolo solo con Mendy in una delle poche volte in cui è riuscito a superare in uno contro uno D.Alves.
Già al termine del primo tempo è doverosa una nota di merito per il terzino brasiliano. Tanto attento e preciso in fase difensiva (migliore in campo per tackle effettuati e secondo per palle recuperate), quanto spettacolare e efficace nella costruzione dell’azione (primo della Juve per occasioni create). Ha svolto il ruolo di regista aggiunto in maniera impeccabile e disinvolta. A conferma ancora una volta che i fuoriclasse si esaltano nei match importanti. Il gioiello per Mandžukić in occasione della prima segnatura e l’eurogol del raddoppio sono da rivedere in loop.
Il secondo tempo è iniziato con gli stessi ventidue effettivi che hanno calcato lo Juventus Stadium nei 45 minuti precedenti. L’intensità delle due squadre è parsa però fin da subito inferiore rispetto alla prima frazione di gioco. Il Monaco ha tentato ancora di esercitare un coordinato pressing per non rendere facile la circolazione del pallone, ma la Juventus, più sicura in virtù del risultato a proprio favore, è riuscita a uscirne abbastanza facilmente grazie alle doti di palleggio dei suoi giocatori e alle sponde fornite puntualmente da Higuain, Dybala e Mandžukić. Anche la marcatura dei difensori sul tridente bianconero è stata meno stretta. In proiezione offensiva la Juventus ha adottato la classica strategia di gestione cercando di far scorrere il tempo senza ricercare il gol a testa bassa e tentando l’affondo in caso di circostanze favorevoli. Il Monaco invece ha continuato a manifestare le difficoltà in attacco posizionale contro una Juventus schierata. Barzagli ha continuato ad arginare in maniera egregia Mbappé con l’ausilio in raddoppio di Dani Alves. Al 54esimo minuto Allegri ha effettuato la seconda sostituzione concedendo la standing ovation a Dybala. Al suo posto Cuadrado. L’ingresso del colombiano non ha mutato sostanzialmente i piani tattici della Juve se non nell’interpretazione data al ruolo: più verticale Cuadrado, più di regia tra le linee Dybala. Nelle file del Monaco fuori Mendy e dentro l’escluso a sorpresa Fabinho che si è posizionato al fianco di Bakayoko al centro del campo. Da questo momento Sidibé si è spostato sulla fascia sinistra e a destra si è collocato Silva con Moutinho salito al suo posto sulla trequarti.
Passata l’ora di gioco la Juventus ha iniziato ad abbassarsi eccessivamente e ha gestito meno e male il pallone. Fabinho, giocatore molto dinamico, ha permesso di consolidare il possesso palla. Così il Monaco prima è andato vicinissimo alla realizzazione con Mbappé dopo una palla recuperata alta, poi su una distrazione da calcio d’angolo è riuscito a trovare la rete sempre con colui che è stato ribattezzato come il nuovo Henry.
Subito dopo il Gol Jardim ha richiamato in panchina B.Silva per consentire l’ingresso dell’altro escluso a sorpresa, Lemar che ha preso il suo posto sulla destra.
Nonostante il gol e il conseguente rinvigorimento, il Monaco non è riuscito a creare immediati pericoli alla porta di Buffon. Inoltre il momento di nervosismo generale seguente al fallaccio di Glik su Higuain e al contatto Mandžukić – Fabinho in area rigore della Juve ha ammortizzato lo spirito del Monaco e ha addormentato definitivamente il match il cui esito ai fini della qualificazione comunque non è mai stato in discussione. La Juventus anzi ha cominciato a riproporsi in proiezione offensiva tenendo lontano la squadra avversaria dalla propria area di rigore. L’apprensione degli ultimi minuti è stata maggiormente legata al nervosismo di Mandžukić più che al risultato della partita. Soltanto a fini di cronaca è opportuno rilevare l’ingresso di Germain per Bakayoko e di Benatia per Barzagli.
Al momento del sorteggio tanti tifosi juventini hanno esultato asserendo come motivazione la superiorità della Juventus sul Monaco. Tutti questi tifosi avevano ragione. La squadra bianconera si è dimostrata nei 180 minuti superiore tatticamente e tecnicamente. Jardim nella partita di ritorno ha tentato di cambiare le carte in tavola ma per poter reggere l’urto della Juve erano necessarie delle marcature preventive perfette, serrate e puntuali sul tridente bianconero in modo tale da stroncare qualsiasi iniziativa e arginare la qualità dei singoli fuoriclasse. Non è una partita che il Monaco è abituata a portare avanti tanto che dopo una ventina minuti, una volta che sono state prese le misure, la Juventus ha creato con imbarazzante facilità delle nitide occasioni da goal. Ha avuto accesso pertanto alla finale la squadra più forte e anche più brava. La Juventus, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, ha dimostrato di sapere condurre magistralmente più partite in una sola con la maturità della grande squadra a livello europeo.
Plauso comunque al Monaco che con giocatori validi e un progetto tattico ben definito ha raggiunto un signor traguardo in ambito europeo ed è a un passo dalla conquista meritata della Ligue 1.
Prossimo appuntamento in Champions è la finale. A Cardiff. La squadra arriverà pronta, intanto oggi vivremo la giornata con questo sorriso stampato in faccia.
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Classe 1996, di Novara, aspirante magistrato, allenatore alle prime armi, appassionato (anche) di tennis e tifoso juventino fin da piccolo.