di Luca Rossi
La Juventus gioca una buona partita ma non è sufficiente contro una squadra letale nei momenti cruciali e un Cristiano Ronaldo troppo superiore. L’espulsione di Dybala spegne ogni lumicino di speranza
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L'[/mks_dropcap]Europa che conta bussa inesorabilmente ai cancelli dell’Allianz Stadium e lo fa con la squadra più prestigiosa: il Real Madrid di Zidane. Gli spagnoli sono rimasti in corsa solo per la Champions League dopo una prima parte di stagione largamente deludente in cui è parso appannato in particolare Cristiano Ronaldo. Il portoghese però da inizio Febbraio ha inanellato una serie di prestazioni esaltanti condite da una capacità realizzativa paurosa. Nei giorni precedenti al match si è discusso sullo schieramento tattico per cui avrebbe optato Zidane a seconda ovviamente degli interpreti mandati in campo. In sostanza era disponibile una maglia per 4: Isco, Bale, Asensio e Lucas Vázquez. L’allenatore franco-algerino, che ha dimostrato un’eccellente capacità di lettura delle partite, schiera la medesima formazione che è partita dall’inizio il 3 Giugno a Cardiff: Keylor Navas tra i pali; Carvajal, Varane, Sergio Ramos (diffidato) e Marcelo per la linea difensiva; Modrić, Casemiro e Kroos a centrocampo; Isco libero di spaziare sulla trequarti a sostegno di Benzema e Cristiano Ronaldo. 4-3-1-2 insomma.
Allegri, che ha ormai recuperato quasi tutti gli infortunati, aveva due grossi dubbi da sciogliere ossia i sostituti di Benatia e Pjanić, entrambi squalificati. Per il primo l’allenatore toscano si affida all’esperienza di Barzagli mentre in luogo del bosniaco opta per la freschezza di Bentancur. A discapito delle previsioni però si abbandona il centrocampo a tre puntando sul “vecchio” 4-2-3-1 e con questa disposizione tattica spunta Asamoah al posto di Matuidi. La formazione recita pertanto: Buffon; De Sciglio, Barzagli, Chiellini, Asamoah; Khedira, Bentancur; Douglas Costa, Dybala. Alex Sandro; Higuaìn. Pare evidente che Allegri non si fida della coppia Khedira- Matuidi, oggettivamente la peggiore assortita per un centrocampo a due, preferendo l’uruguaiano classe 97 che ha già dimostrato di poter far bene in questo ruolo.
Il match inizia subito ad handicap per i bianconeri poiché al terzo minuto il Real Madrid sfonda sulla sinistra e trova il vantaggio con un implacabile Cristiano Ronaldo. Gli iberici hanno agito su una zona di campo che già sulla carta poteva essere temibile ossia il triangolo Marcelo-Kroos-Isco sul lato di Douglas Costa, De Sciglio e Bentancur. Nell’occasione Bentancur prima segue correttamente il movimento dello spagnolo che attacca lo spazio alle spalle di De Sciglio e Costa e poi rientra in posizione; in seguito sul prosieguo dell’azione Douglas Costa e De Sciglio rimangono sulla stessa linea in raddoppio su Marcelo e nessuno dei due si stacca per seguire Isco che nuovamente si è fatto vedere alle loro spalle con Bentancur che in ritardo va quindi a chiudere. Marcelo, grazie alla sua intelligenza e dote nel palleggio, non fa fatica a servirlo. Sono poi da ammirare sia il movimento a smarcarsi sia il tiro d’esterno che batte un incolpevole Buffon.
Il gol in realtà non stravolge i piani di gara pensati dai due allenatori né incide negativamente sull’approccio mentale juventino al match. In fase di possesso palla il Real tiene fondamentalmente fisse solo le posizioni dei due centrali difensivi e di Casemiro a copertura delle transizioni mentre gli altri giocatori sono liberi di muoversi, di scambiarsi le posizioni e di giocare in palleggio in quello che possiamo definire un “caos organizzato”. Molto spesso Modrić e Kroos per facilitare la costruzione della manovra dal basso si abbassano e prendono la posizione dei terzini che nel frattempo sono saliti per portare via l’uomo. Una variabile poi fondamentale in ogni singola azione è la posizione di Isco che grazie al suo acume tattico nonché al suo superlativo dominio del pallone fornisce un supporto in fase di impostazione in qualsiasi zona del campo.
Un’altra arma utilizzata dal Real per avanzare, ma che in teoria, dovrebbe essere fonte di difficoltà, è di fatti il pressing avversario. Gli spagnoli hanno un’eccellente capacità nell’eludere il pressing avversario o qualsiasi sistema di riaggressione ogniqualvolta la Juventus non lo esegue alla perfezione grazie alle doti tecniche dei suoi giocatori nonché grazie alla tranquillità di esecuzione di ogni singola giocata. In sostanza l’elusione del pressing avversario, che il Real Madrid fa apparire molto semplice, si dimostra un mezzo importante per guadagnare campo perché una volta superate le prime due linee di pressione gli iberici con tranquillità riescono ad arrivare sulla trequarti avversaria.
I bianconeri riescono a mettere in difficoltà la manovra avversaria solo quando Casemiro, con Modrić e Kroos distanti, viene preso in mezzo dalla puntuale marcatura bianconera come accade in questa circostanza. In fase di non possesso i Blancos si schierano con un ordinario 4-4-2 in cui Isco teoricamente fa il quarto a sinistra ma in realtà la sua posizione varia a seconda della zona del campo in cui si trovava una volta perso il pallone. Due altri aspetti vanno sottolineati della fase difensiva madrilena: in primis l’ottima partita giocata dai due centrali difensivi che avevano mandato di marcare con aggressività Higuaìn e Dybala o comunque di uscire alti in anticipo a costo di prendersi qualche rischio. Ramos e Varane non hanno mai permesso agli argentini di girarsi (ciò che invece è accaduto spesso col Tottenham). In seconda battuta l’ottimo controllo esercitato dalla catena sinistra su Douglas Costa, che aldilà di una prestazione sottotono, non ha mai avuto troppo spazio per puntare in 1vs1 Marcelo grazie all’attenta partita di Kroos.
I bianconeri in fase di non possesso si schierano con un classico 4-4-1-1 con un baricentro medio-basso e con l’intenzione di coprire perlopiù il centro. Alla difesa posizionale alternano un pressing orientato sull’uomo che però non viene mai esasperato o forzato consci della pericolosità del Real Madrid in transizione positiva. È in fase di possesso che però la Juventus ha dimostrato di potersela giocare e di portare avanti una gara equilibrata. La vecchia signora, al netto di alcuni errori, gestisce tutto sommato bene il pallone, anche in impostazione bassa e molto spesso riesce a trovare l’ampiezza, aspetto che il Real Madrid soffre di più. Fondamentali sono state le ricezioni di Dybala, Douglas Costa e Higuaìn nonché le capacità in palleggio dei due terzini, De Sciglio e Asamoah. I bianconeri sono stati particolarmente bravi nel far collassare il Real sul lato palla per poi arrivare dall’altro lato con una circolazione veloce del pallone.
I problemi si sono presentati maggiormente negli ultimi 16 metri sia per alcuni errori in fase di rifinitura sia per una pressoché totale inefficacia di Costa ma soprattutto di Sandro in 1vs1. È da notare la posizione di Khedira che fondamentalmente ha giocato al fianco di Dybala su una linea sfalsata rispetto a quella del suo compagno di reparto Bentancur. Da questo atteggiamento tattico si spiega meglio la scelta di Allegri sia di schierare l’uruguaiano, giocatore di posizione con buona gamba, sia di schierare Khedira particolarmente abile nell’attaccare gli spazi creati dai movimenti di Dybala, Costa e Sandro.
In questo contesto tattica la partita scorre equilibrata e ognuna delle due squadre ha l’opportunità per trovare il gol. Si va negli spogliatoi con il rammarico di non aver pareggiato in un primo tempo giocato bene e con la sensazione di poter raddrizzare il risultato nel secondo. La seconda frazione vede scendere in campo gli stessi ventidue e il piano gara non muta per i primi venti minuti. La Juve è attenta, in partita e determinata a trovare il pareggio mentre il Real con grande calma conduce sapiente il suo piano tattico. Al minuto 60 esce Benzema per Lucas Vázquez: con questo cambio Zidane passa al 4-5-1 in fase di non possesso con l’intenzione pertanto di coprire meglio l’ampiezza lasciando Cristiano Ronaldo solo a fare la prima punta. 5 minuti dopo arriva l’episodio che taglia le gambe dei bianconeri: misunderstanding tra Chiellini e Buffon e sul prosieguo dell’azione Cristiano Ronaldo con una rovesciata spettacolare trafigge il numero 1 bianconero, prende i meritati applausi di tutto lo Juventus Stadium e ricorda una volta di più perché abbia vinto 5 palloni d’oro in carriera.
Due minuti dopo Dybala commette un leggerezza e si prende il secondo giallo: Juventus in 10 e partita chiusa. Il resto del match è accademia per il Real che gestisce tempi e palla trovando anche il tris con Marcelo.
La Juventus gioca una buona partita fino al raddoppio di Ronaldo e nel primo tempo avrebbe meritato senza dubbio il pareggio ma ha trovato di fronte una squadra tecnicamente superiore che da due anni non a caso domina in Europa. Nessuna disamina tattica su moduli o schemi in una partita come questa spiega questo pesante risultato poiché le ragioni vanno trovate altrove: in un avversario tecnicamente superiore, abituato a queste partite, che sa sfruttare ogni singolo errore avversario, che ha l’eccezionale capacità di far girare sempre gli episodi dalla propria parte, che non entra mai in difficoltà nonostante corra dei rischi in alcune circostanze, che non sbaglia mai negli ultimi 16 metri (grande differenza) e che ha un fuoriclasse che risponde sempre presente nei momenti topici. Non occorre fare drammi dopo un match come questo perché perdere in casa contro il Real Madrid può accadere e la severità del risultato è dettata più che altro dall’espulsione (ingiustificabile) di Dybala che ha affossato anche nello spirito la squadra. Da questo quarto d’andata bisogna uscire consapevoli della evidente differenza tecnica nella prospettiva di colmare questo gap, soprattutto con un investimento a centrocampo che è necessario per competere a questi livelli. In scontri come questo contro avversari più forti è essenziale sfruttare ogni singolo episodio con grande cinismo e avere un pizzico di fortuna perché quando non accade inevitabilmente si esce con le ossa rotta. Quest’anno la Juve non ci è riuscita. Ora va giocata con dignità la partita al Santiago Bernabeu, a Giugno si tirano le somme e con ancora più convinzione si riprova l’anno prossimo.