Sarà una “stagione” lunga in cui ci saranno tanti elementi di discussione e quindi potenzialmente di divisione.
Fatemi mettere perciò da subito in chiaro le cose rispetto alla puttanata che sento e leggo più spesso, per la verità praticamente da sempre.
“Ho percepito che avete dei pregiudizi nei confronti di…”
Embè? Sticazzi. È perfettamente normale avere dei pregiudizi.
Qualcuno di noi può avere dei pregiudizi sulla capacità dell’allenatore di allenare con successo una squadra con queste caratteristiche e in questo contesto? Può essere. Sticazzi.
Qualcuno di noi può avere un pregiudizio nei confronti di Szczesny non ritenendolo un portiere che dia garanzie sufficienti? Può essere. Sticazzi.
Qualcuno di noi può avere un pregiudizio nei confronti di Folletti non ritenendolo sufficientemente aggiornato o preparato? Forse. Sempre sticazzi.
Qualcuno di noi può avere un pregiudizio nei confronti del rendimento di alcuni calciatori? Sticazzi.
Qualcuno di noi può avere un pregiudizio verso Cherubini, o verso la dirigenza in generale? Sticazzi.
Qualcuno di noi può avere un pregiudizio “positivo” (perché esistono anche quelli) nei confronti di Tizio o Caio?
Ancora sempre sticazzi.
Qual è il problema? Tutti noi abbiamo mille pregiudizi nella vita, nessuno escluso. Cazzo, proprio il calcio è l’argomento dove ce ne sono più di qualunque altro. Abbiamo pregiudizi verso giocatori che non abbiamo mai visto giocare, allenatori che non abbiamo mai visto allenare, squadre di cui non abbiamo mai visto nemmeno una partita. Lo facciamo in continuazione.
Perché dico sticazzi?
Primo perché diffidate da chi si erge a Vulkaniano di Star Trek. Sono falsi. Non è umanamente sostenibile. Infatti persino in Star Trek hanno creato una razza aliena per renderla priva di pregiudizi. Secondo, perché non sono comunque quelli che contano. Conta la capacità di liberarsene in sede di analisi e farle il più possibile attinenti alla realtà. Conta che ciò che si può pensare a priori su qualcosa, poi accada o meno sul campo. E, se non accade, dire “Cambio la mia idea perché le evidenze mi dicono di farlo”. Conta che il giudizio che viene espresso su qualcosa, alla fine, sia comunque confortato da cioè che è osservato ed osservabile nel rettangolo verde. È quello che conta. È lì che un progetto di analisi calcistiche deve essere giudicato. O un opinionista.
Non ci dite “secondo me avete un pregiudizio….”. Ne avete pure voi, li ha chiunque. Non è una notizia.
Diteci: “sapete fare delle analisi calcistiche oggettive” o “non capite nulla di calcio”.
Diteci: “quello che raccontate non è quello che ho visto sul campo” o “il mio pensiero é un altro, ma nel frattempo non posso darti torto su quello che dici”.
Perché altrimenti si intossica ogni discussione, si cristallizza ogni posizione in lotte anche piuttosto infantili e si etichetta le persone per un pensiero a prescindere se trovi riscontro o meno nella realtà, se sia giusto o meno. Non è un dettaglio.
Noi ci mettiamo in gioco, diciamo la nostra su tutti gli argomenti per cui ci chiedete un parere. Poi sarà il campo e il tempo a dire se i pregiudizi saranno stati fondati o meno, e saranno le nostre analisi basate sul campo che eventualmente si adatteranno alla realtà, e cancelleranno i pregiudizi.
Come vi diciamo sempre: è il campo il centro di tutto, il giudice supremo.
Noi possiamo essere solamente bravi o meno bravi a leggerlo e raccontarlo.
E questo giudizio, meglio se a sua volta liberato da pregiudizi, spetta a voi.