di Davide Terruzzi
45 minuti a Cardiff hanno creato un clima d’assoluto pessimismo, quasi isterico, attorno alla Juventus e le mosse sul mercato da parte di Marotta.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]Q[/mks_dropcap]uei quarantacinque minuti di Cardiff hanno fatto la differenza. Non hanno solamente causato la sconfitta in Finale di Champions League col Real Madrid, ma stanno provocando una crisi isterica di notevole dimensioni in gran parte della tifoseria juventina. Ora dovrebbe essere conosciuto a tutti il comportamento di un tifoso medio durante la sessione di mercato, quella in cui in tanti diventano direttori generali, diversi neppure considerando le regole sul tesseramento di extra comunitari o la compilazione della varie liste, periodo nel quale s’invocano le dimissioni di Marotta, il #moriremotutti è la tendenza, si paventa quasi l’invasione delle cavallette, senza prestare attenzione a quello che è avvenuto (vedi acquisto di Schick). A questo però ci siamo tutti abituati. La sconfitta di Cardiff ha pero esponenzialmente amplificato tutto questo, arrivando a mettere in discussione la strategia che guida la società Juventus durante le varie sessioni di trasferimenti. Qualcuno si è addirittura spinto a piangere la separazione con Javier Ribalta, della cui esistenza hanno probabilmente avuto notizia il giorno stesso, dipingendo una società che perde i suoi uomini migliori. Sarà il caldo, l’afa, la noia dei pomeriggi estivi, la mancata possibilità d’andare già in vacanza, ma sotto qualsiasi post della Juve sui vari social si leggono commenti come questi.
È chiaro che in una gara di rutti non ci si può permettere di ragionare con le persone. È semplicemente tempo perso. Lascia interdetti l’incapacità di molti tifosi di fare affidamento alla realtà e basare i propri ragionamenti sui fatti. Ora è chiaro a tutti quanto la Juventus abbia vinto, dominando, in Italia nelle ultime sei stagioni, il percorso di crescita europeo deriva da una traiettoria che dovrebbe un po’ tutti rendere felici delle scelte di questa dirigenza. Due finali in tre anni non è poco, considerando da dove sono partiti nel 2010; non può una mancata vittoria rovesciare qualsiasi discorso ancorato ai risultati e ai fatti. Essere aziendalista, che non è un insulto come troppi ritengono e rinfacciano come se fosse un’offesa, significa sostanzialmente avere a cuore le sorti dell’azienda di cui si è tifosi in questo caso; probabilmente sono un pessimo aziendalista proprio perché non riesco a far ragionare le persone. La realtà ci racconta di una Juventus tornata a essere protagonista in Europa grazie anche alle strategie di mercato, Non rendersi conto però del contesto in cui si opera è fuorviante: si può discutere se Marotta faccia bene a non trattenere forzatamente i giocatori (dimenticandosi che sono professionisti e se qualsiasi calciatore non vuole più restare in un posto è assai complicato incatenarlo, soprattutto se non puoi offrire d’ingaggio quanto offrono altrove), ma si dimentica che la squadra è stata rinforzata anche grazie alle cessioni. Merito d’Allegri, che si è inventato il 4-2-3-1, ma anche della capacità di rinforzare globalmente la rosa prendendo nuovi acquisti. La realtà racconta di diversi team che sono in grado di offrire molto di più al giocatore professionista rispetto a quanto può la Juventus (e non per responsabilità sua);la società rifiuta ogni sessione, Marotta dixit, offerte milionarie e riesce a farlo grazie all’aumento del fatturato, inferiore però a tanti altri club, e ai risultati ottenuti.
Risultati che non bastano più. “Tirate fuori la crana” per vincere, non vendete sempre, i top club non fanno così. Ora se fosse sufficiente non vendere i giocatori, il Bayern avrebbe vinto le ultime 2-3 Champions, il Barça pure; invece no, perché vincere in Europa è tremendamente complicato. Le cessioni degli anni scorsi, quindi, hanno causato dei problemi iniziali, risolti poi bene da Allegri che è pagato pure questo, ma hanno portato la Juventus a essere a Berlino e Cardiff. Non basta? Certo che no, perché tutti vorrebbero vincere anche la Champions, pure io stronzo aziendalista, ma non c’è alcuna ricetta magica, la soluzione perfetta per alzare la Coppa. Si può continuare a insistere cavalcando questa traiettoria, restare stabilmente tra le prime otto d’Europa, aumentare il fatturato, rinnovare e rinforzare globalmente la rosa: tutto quello che la Juventus sta facendo, tralasciando, per fortuna, i consigli degli apprendisti stregoni. E sul campo migliorare togliendo i difetti che sono emersi. Non parliamo poi dei vari “siamo stufi dei campionati”, perché sono dei veri e propri rutti, e la società bianconera continuerà ad avere nello scudetto uno dei propri obiettivi stagionali e farà sempre tutto quello che può per vincerlo.
Lascia poi davvero esterrefatti come si continui a prestare assoluta fede alle voci di mercato, la maggior parte d’esse false, messe in giro da procuratori, dirigenti e altri. Come ha scritto Antonio, grazie al “nostro” Andrea stiamo tenendo conto dei nomi accostati alla Juventus: sono più di 50, solamente uno è arrivato. E non parliamo delle cessioni… L’Inter, invece, avrebbe cercato più di 80 calciatori: ok che la potenza di Suning è infinita, ma è chiaro che moltissime voci sono false. Fake news. Perché il calciomercato è il regno delle fake news sui media sportivi. Solo che nessuno può contraddirle, perché chiunque può affermare “l’affare è sfumato”. Continuare a sostenere la voce delle risse durante l’intervallo a Cardiff è però assai ridicolo, dal momento in cui tutti i protagonisti, e la società, stessa hanno smentito; o hanno dei filmati – e non li hanno, chiaramente -, o semplicemente se ne fottono e continuano ad andare in giro a raccontare palle.
Non è la mia, la nostra, una crociata dei capiscers contro il mondo. Stiamo semplicemente invitando le persone a basare i propri ragionamenti sulla base dello storico e dei fatti. Non sulle voci o sulle ossessioni. L’isteria porta molti a rincorrerla e cavalcarla con tweet, articoli, dichiarazioni che parlano alla pancia per provare ad avere qualche consenso in più; per fortuna continuare a parlare alla testa delle persone offre delle soddisfazioni come testimonia, grazie a voi, il successo del podcast. Avere un minimo, ma proprio minimo eh, di visibilità comporta anche qualche piccola responsabilità: discutere razionalmente e logicamente sui fatti e sulla realtà, così come si fa con l’analisi delle partite, è il mio piccolo contributo. Poi, per fortuna, tra poco, le vacanze inizieranno; una volta finite sarà tempo di giudicare il mercato; perché, solitamente, i giudizi sugli eventi si danno quando accadono e sono compiuti.