di Luca Rossi
Con una prestazione convincente la Juventus si lascia alle spalle tutte le ombre della partita contro la Roma e porta a casa il primo trofeo stagionale. La terza Coppa Italia in tre anni.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]P[/mks_dropcap]er la Juventus è finalmente giunto il momento di raccogliere quanto seminato. Dopo avere rinviato la questione scudetto per via della sconfitta subita contro la Roma, la squadra di Massimiliano Allegri affronta sempre all’Olimpico la Lazio con in palio la Coppa Italia.
Il tecnico toscano deve fare a meno di Khedira, infortunato, e Pjanić, squalificato. La formazione bianconera pertanto si configura in questo modo: Neto tra i pali, come di consueto in questa competizione; BBC per la difesa a tre; Dani Alves Marchisio Rincón e Alex Sandro a centrocampo; Higuain con ai lati Dybala e Mandžukić concludono lo schieramento. Il modulo è il classico 3-4-3 che ha esordito a Monaco e che con fluidità si trasforma in 4-4-2.
La Lazio di Inzaghi invece sceglie il consueto modulo ibrido che varia tra il 5-3-2 in fase di non possesso e un 3-5-2 in fase di possesso palla. La difesa a tre è composta da Bastos, De Vrij e Wallace; a centrocampo agiscono Basta, il talentuoso Milinković-Savić, Biglia Parolo e Lulić; la coppia offensiva è invece formata da Immobile e Keita.
Il piano partita della Lazio segue i canoni che hanno fatto la fortuna dei biancocelesti nel corso di questa stagione e che hanno condotto alla quarta posizione in campionato: la ricerca della verticalità, lo sfruttamento di Milinković-Savić come ricevitore dei lanci lunghi e il tentativo di colpire in transizione positiva grazie alla mobilità e alla velocità di Immobile e Keita. Tutto ciò a scapito del possesso palla che infatti nel primo tempo è stato appannaggio della Juventus con una percentuale del 59%.
In fase di impostazione la Lazio si è posizionata col classico rombo formato dai tre centrali difensivi più Biglia, metronomo della squadra, mentre gli esterni e le due mezzali hanno alzato la loro posizione.
A tale rombo la Juventus ha risposto con un’azione di disturbo portata da Higuain e Dybala e talvolta anche Mandžukić (in quest’ultimo caso andando in parità numerica) alzando sempre uno dei due mediani su Biglia. Così facendo la Lazio è stata costretta molto spesso a lanciare lungo, più volte passando anche da Strakosha. Tali lanci tendenzialmente sono stati indirizzati verso Milinković-Savić, giocatore alto 192 cm, primo in campionato per duelli aerei ingaggiati. Una volta consolidato il possesso palla nella metà campo avversaria, la Lazio ha faticato enormemente a trovare spazi e a creare occasioni da gol; sia perché non è abile ad attaccare una difesa schierata ,sia perché la difesa posizionale della Juventus è un meccanismo pressoché perfetto. Le uniche occasioni sponda Lazio (due nel primo tempo per la verità) infatti sono arrivate da transizioni positive in cui sono state sfruttate le abilità negli spazi aperti di Keita e Immobile. In particolare la tattica laziale si è basata sulla loro capacità a svincolarsi dalle marcature preventive e ad attaccare lo spazio con tempismo giusto. La Juventus però, anche attraverso un sapiente possesso palla nel primo tempo ha concesso pochissime circostanze favorevoli di questo tipo e infatti ha rischiato molto poco. In fase di non possesso invece la Lazio ha lasciato pulita la circolazione tra i tre centrali bianconeri limitandosi a disturbare saltuariamente con le due punte le linee di passaggio verso Marchisio e Rincon e ha aspettato la Juve nella propria metà campo con un 5-3-2 abbassando i due laterali di centrocampo sulla linea difensiva. Questa tattica è stata adottata nell’ottica di attrarre la squadra avversaria facendola scoprire al fine di formare in attacco degli uno vs uno nella speranza di poter ripartire immediatamente una volta recuperata palla.
La Juventus in fase di possesso palla ha schierato la classica difesa a tre con conseguente posizione alta dei due esterni, Sandro e Alves con Basta e Lulic già bassi di loro. Spesso la Juve è riuscita a proporsi in avanti con una circolazione palla a terra del pallone. Alternativamente ha cercato le sponde alte e basse sugli attaccanti andando a sfruttare con prontezza e intelligenza le seconde palle alle spalle dei centrocampisti. In alcune circostanze invece la squadra bianconera è riuscita a sfruttare lo sbilanciamento dei biancocelesti instaurando rapidi contropiedi e andando in porta con pochissimi passaggi.
Il piano di gioco della Lazio non ha dato i suoi frutti a causa di una squadra spesso troppo lunga e con eccessive distanze tra i reparti.
In caso di elevata distanza tra attacco e centrocampo hanno avuto buon gioco i due centrocampisti nell’impostare l’azione; nel momento in cui tale problema è sorto tra difesa e centrocampo invece hanno avuto facilità d’azione Higuain e Dybala in primis che hanno potuto agire tra le linee quasi indisturbati e in aggiunta D.Alves e Mandžukić che hanno sorretto l’azione.
Nel video emergono le varie situazioni di gioco che hanno caratterizzato il primo tempo
Dopo il secondo goal, corretta conseguenza di una supremazia territoriale e di gioco, la Juventus ha potuto condurre per i restanti minuti del primo tempo la partita a proprio piacimento alternando gestione e affondi offensivi. Per il tabellino va rilevata al ventesimo minuto l’uscita dal campo di Parolo per problemi fisici sostituito da Radu.
Il secondo tempo è iniziato con gli stessi ventidue effettivi che hanno concluso la prima frazione di gioco. Dopo 5 minuti mortiferi Inzaghi ha cercato di scuotere la sua squadra chiedendo un pressing più alto e intenso che la Juve è riuscita comunque a disinnescare e inserendo Felipe Anderson al posto di Bastos, uno dei tre difensori. Da questo momento la Lazio è disegnata con una sorta di 4-3-3. Basta e Lulić si sono abbassati sulla linea dei due difensori rimasti; Biglia, perno basso, è stato affiancato da Radu e Milinković-Savić; in attacco Immobile, Keita e Felipe Anderson hanno agito senza posizioni troppo fisse come il sistema di gioco di Inzaghi richiede. Genericamente Keita ha occupato la zona sinistra e Anderson quella di destra, ma talvolta Keita si è stretto maggiormente verso il centro del campo per contribuire alla manovra lasciando lo spazio di offesa sulla fascia alla mezzala sinistra ossia Radu o al terzino Lulić. Così facendo la compagine biancoceleste, complice una Juventus maggiormente distratta, è riuscita a portare maggior pressione alla retroguardia bianconera, ha tenuto maggiormente il pallino del gioco in mano (come d’altronde il risultato suggeriva) e ha costruito alcune interessanti palle goal come al 54esimo, al 57 esimo e al 67esimo minuto. Inzaghi ha poi tentato di rincarare la componente offensiva inserendo intorno al 70esimo minuto Luis Alberto al posto di De Vrij. La Juventus nel frattempo però si è risistemata ed è riuscita a tenere il pallone maggiormente lontano dalla propria area di rigore rischiando di segnare il terzo goal dopo una grande giocata del solito Dani Alves.
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Quando ormai mancavano poco più di 10 minuti al termine del match Allegri ha effettuato l’unico suo cambio del match consentendo l’uscita di Dybala e l’ingresso di Lemina al fine di inserire un centrocampista in più per poter fronteggiare i numerosi giocatori offensivi avversari in campo. Il modulo bianconero ha assunto la forma di un 4-5-1 in fase di non possesso e di 4-3-3 in possesso. Negli ultimi quindici minuti di partita c’è stato spazio per qualche ulteriore sortita offensiva della Lazio che hanno visto protagonisti Keita e Immobile ma che non sono stati sufficienti a battere Neto e per un tentativo di Higuain imbeccato dall’infaticabile D.Alves.
La Juventus vince la dodicesima coppa Italia della sua storia. La terza consecutiva in tre stagioni con alla guida Massimilano Allegri. Questa costanza in una competizione ritenuta generalmente minore è la miglior testimonianza della solidità mentale, della fame di vittoria e delle qualità morali che contraddistinguono questa squadra. Si potrebbero dire moltissime cose per elogiare un gruppo davvero straordinario. Ma non c’è tempo. Domenica bisogna chiudere la pratica scudetto contro il Crotone. Poi bisognerà pensare a Cardiff. È tempo di altre vittorie.