di Michele Tossani
L’analisi della prestazione della Juventus nella trasferta di San Siro con il Milan.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L[/mks_dropcap] a Juventus esce sconfitta anche contro il Milan nella sua seconda trasferta stagionale a S. Siro al termine di una prestazione preoccupante, la seconda consecutiva dopo quella altrettanto poco convincente dell’ultimo turno di Champions contro il Lione.Per affrontare i Rossoneri, Allegri si affida alla formazione prevista con una difesa a tre formata da Barzagli, Bonucci e Benatia e con un centrocampo che prevede Hernanes vertice basso e Khedira e Pjanic ai suoi lati. Sugli esterni agiscono Dani Alves a destra e Alex Sandro a sinistra nel 3-5-2 bianconero completato da Higuain e Dybala.La partita si mette subito sui binari previsti alla vigilia con la Juve che fa la partita e con il Milan “operaio” costruito da Montella, tutto difesa e contropiede, attestato all’altezza della metà campo e anche più giù. Il baricentro dei Bianconeri è abbastanza alto (50,8 metri) mentre i padroni di casa rinculano con lo scorrere della partita (45 metri).
Il possesso palla è tutto a favore dei Bianconeri che registrano un 59% a 41%, addirittura un 62% a 38% se si considerano soltanto i secondi 45 minuti di gioco.Nonostante il netto dominio territoriale, la fase offensiva della Juventus lascia ancora una volta a desiderare. Contro squadre che si chiudono basse gli uomini di Allegri continuano a soffrire. La loro produzione offensiva è quindi limitata alla produzione di cross e tiri da lontano. Montella ha preparato bene la partita. Consapevole dell’inferiorità tecnica dei suoi l’allenatore rossonero piazza il Milan nella propria metà campo, preoccupandosi primariamente di coprire le zone centrali, tagliando cioè i rifornimenti verso Dybala e Higuain e ostruendo la zona 14 agli inserimenti di Pjanic e Khedira. L’azione della Juventus è quindi dirottata sugli esterni dove agiscono Sandro e Alves. La conseguenza è che, come anticipato prima, l’arma di rifinitura principale dei Bianconeri diventa il cross. Alla fine, la Juventus effettua ben 34 cross (di cui soltanto 12 riusciti) quando, fino a ieri, ne aveva effettuati 130 nelle otto giornate di campionato disputate alla media di 16,25 a partita (dei quali 40 con successo, cioè uno ogni tre).
La Juve fa circolare la palla ma, soprattutto nel secondo tempo, questa circolazione è lenta. Non funzionano le catene laterali, in particolare quella di sinistra dove operano Pjanic e Alex Sandro che verrà sfruttata soltanto per un 6% degli attacchi totali bianconeri (2/36). La manovra non è mai fluida, non c’è movimento senza palla. I tre centrocampisti centrali sono statici, non si sovrappongono esternamente e non si smarcano in avanti per guadagnare vantaggio posizionale fra le linee rossonere. A questo si aggiunge una certa imprecisione, con Pjanic che perde ben 21 palloni e con Khedira che sbaglia 12 passaggi. Hernanes poi è tagliato fuori dal gioco dalla copertura centrale del Milan in particolare dal lavoro di copertura di Bonaventura che in fase di non possesso si occupa di coprire il regista juventino. L’entrata di Cuadrado al posto dell’infortunato Dybala cambia l’impostazione tattica della squadra. Il colombiano si muove lungo tutto il fronte offensivo ma va a cercare spazio soprattutto sugli esterni, in pratica fungendo da ala aggiunta
Cuadrado non è un giocatore d’area e, sommando questo alla scarsa verticalità offerta da Pjanic e Khedira, si capisce come Higuain rimanga da solo ad affrontare la retroguardia del Milan. Alla fine l’attaccante argentino conclude la sua partita con appena un tiro in porta.
Nel finale Allegri inserisce Mandzukic passando ad un 4-3-3 asimmetrico con Cuadrado esterno destro e con il croato ad affiancare l’ex napoletano in avanti. In questo modo la Juventus avrebbe almeno una possibilità in più di sfruttare i cross. Avrebbe perché, nonostante il cambio, le palle gol continuano a latitare. La fase difensiva viene organizzata su un pressing alto e continuo che mette in difficoltà la retroguardia del Milan e il playmaker Locatelli. La difesa bianconera è liquida, ora a 4 ora a 5 a seconda del livello di profondità degli arretramenti di Dani Alves sulla destra. Sulla sua fascia, infatti, spesso è Barzagli a scivolare esternamente trovandosi ad affrontare in pericolosi uno contro uno Niang. Dall’altra parte invece il Milan alza Abate in fase di impostazione rimanendo a tre dietro. La Juve risponde alzando Alex Sandro a contrasto con il nazionale azzurro con Benatia che scivola per occuparsi di Suso. In generale i Bianconeri soffrono poco e anche le ripartenze milaniste vengono controllate abbastanza bene. Tuttavia, l’unico errore in non possesso costa alla Juventus la partita. Locatelli infatti si inserisce partendo da dietro senza che nessun bianconero lo contrasti, trovandosi così libero per battere a rete e segnare il gol decisivo.
Cosa si poteva fare di diverso?
Sicuramente la Juventus poteva fare di più. La squadra ha tirato poco e male con appena il 17% di precisione nei tiri e con molti tentativi da fuori area, segno di una difficoltà ad attaccare gli ultimi 16 metri avversari. Certamente l’infortunio di Dybala ha penalizzato la fase offensiva dei Bianconeri ma i problemi sono legati più a una questione tattica che di uomini. Contro squadre che giocano con un baricentro basso la Juventus fa fatica non essendo ancora riuscita a decodificare come attaccare le difese chiuse. I centrocampisti sono risultati, come detto, troppo statici. Probabilmente sarebbe bastato allargarli un po’ per aprire la zona centrale alle verticalizzazioni verso Higuain, sul modello di quanto fatto da Conte contro il Belgio agli ultimi Europei. Oppure, dopo l’ingresso di Cuadrado, si sarebbe potuto arretrare lo statico Khedira al fianco di Hernanes alzando Pjanic e il colombiano come mezze punte dietro Higuain per andare a occupare la zona 14. In questo modo si sarebbe costretto il Milan a occuparsi contemporaneamente delle fasce e del centro del campo. Invece, la manovra è risultata troppo orizzontale con il risultato di non impensierire più di tanto la porta difesa da Donnarumma. Anche l’utilizzo di 3 difensori contro squadre così basse che giocano con soltanto una punta è un qualcosa su cui riflettere visto che, così facendo, si finisce per togliere un uomo a centrocampo o in attacco.