Dopo la pausa nazionale e la vittoria interna con il Bologna, è tempo di rituffarsi nella competizione più nobile. La Champions League propone l’incrocio con la Lokomotiv Mosca, la formazione sulla carta più abbordabile e per di più tra le mura amiche dell’Allianz Stadium. Una gara da vincere per riagganciare l’Atlético Madrid in testa al girone.
Il tridente
Sarri sceglie di affrontare il terzo turno di Champions League con il 4-3-1-2 di ordinanza, ma con la sorpresa Bentancur nel ruolo di rifinitura. Questa nuova posizione si discosta molto dal ruolo che Sarri aveva pensato per il giovane uruguaiano in estate (centromediano), ma prende spunto dalle buone prestazioni offerte nelle gare passate. La posizione di Bentancur, più centrocampista che attaccante nell’interpretazione del ruolo, ha permesso a Dybala e Ronaldo di muoversi moltissimo sul fronte d’attacco per cercare di smuovere la difesa bassa dei russi. Se Bentancur portava via un avversario, abbassandosi spesso fino a posizionarsi accanto a Pjanić, Dybala e Ronaldo si aprivano molto sui due lati del campo, preparando gli inserimenti di Matuidi e Khedira (che infatti si sono trovati spesso in area).
Il blocco basso con cui la Lokomotiv ha scelto di difendersi, però, ha complicato un po’ la vita al palleggio bianconero. Bentancur ha offerto una buona prova, mostrandosi propositivo e tatticamente molto accorto, ma la necessità di giocare a uno o due tocchi – e spesso anche spalle alla porta – ha un po’ limitato la sua partita. Ronaldo e Dybala, dal canto loro, hanno giocato troppo lontani nella prima frazione, e non a caso Sarri ha ritenuto opportuno utilizzare un accentratore di gioco nella trequarti di campo nel secondo tempo. In generale, i tre attaccanti hanno giocato con molta libertà, senza dare punti di riferimento alla zona mista russa: i difensori di Semin sono stati però intelligenti a non aprirsi troppo sui movimenti ad uscire delle due punte, preservando in tal modo la struttura posizionale.
Manovrare con calma. Troppa.
Sebbene la Juventus sia riuscita a costruire delle buone occasioni, il palleggio è rimasto ancorato ad un giropalla troppo lento per poter impensierire l’attenta difesa russa. Disposta su due linee strettissime in un rigido 5-3-2 (o 5-4-1 quando schiacciati), la squadra ospite è scivolata da un lato all’altro del campo con grande diligenza, vanificando il possesso troppo periferico della Juventus. Non è un caso che le occasioni della Juventus siano arrivate quando i bianconeri sono stati in grado di alzare i ritmi: o con una riaggressione precisa e vorace, o con combinazioni strette smarcanti. La stessa capacità dei bianconeri di smarcarsi (peraltro non perfetta sinora in stagione) si è scontrata con le linee strettissime dei russi, rendendo dunque inefficace la ricerca del terzo uomo tra le linee; ci hanno provato Dybala, con fortune alterne, e Bentancur, che però come detto ha peccato in velocità d’esecuzione.
Per questo motivo, l’enorme mole di possesso palla è stata più significativa ai fini statistici che non per creare i presupposti ai gol. O meglio, con un possesso palla così elevato e con una supremazia territoriale così netta, sarebbe stato opportuno muove la palla più velocemente per sfruttare meglio il vantaggio.
La difesa in questo senso poteva e doveva dare qualcosa di più. Lo smistamento di Bonucci e di de Ligt è stato troppo scolastico, e – vedendosi precluse le opzioni centrali – hanno cercato i terzini con troppa fretta, costringendoli a ricevere sempre poco oltre la metà campo. Se la linea difensiva è stata ottima in fase di non possesso disinnescando facilmente i lanci avversari, sarebbe stato lecito aspettarsi un contributo maggiore in fase di possesso. Per onor di cronaca: de Ligt ha vinto 5 duelli aerei su 6 (unico mancato: il gol subito, nel complesso decisamente casuale), Alex Sandro addirittura 6 su 6.
Aprire il gioco?
Tutti questo si è riflettuto in altre situazioni e in altre parti del campo. Nelle fasi di attacco posizionale – a dire il vero molto prolungate – la Juventus non riusciva ad allargare le maglie della difesa avversaria per un’endemica mancanza di ampiezza. Questa è una conseguenza sia del modo di giocare di Sarri (che chiede sempre scientemente densità al centro del campo), sia endogena al modulo adottato – anche se per la verità si erano intraviste avvisagli anche con quel 4-3-3 atipico con Costa sul piede debole e Ronaldo schierato falsa ala. Entrambi i terzini, unici giocatori deputati ad allargare la manovra, lasciavano una decina di metri abbondante tra sé e la linea dell’out e l’intera squadra ne ha risentito per le spaziature contratte.
È una tendenza riconoscibile sia nella fase di non possesso, dove Sarri sta riuscendo a far digerire la zona ai propri terzini per ovviare ai cambi di campo, che soprattutto quando la Juventus ha la palla, dove a mio avviso comporta più scompensi. Le migliori azioni della Juventus hanno sempre trovato sfogo quando i giocatori hanno combinato su traccianti interno-esterno, costringendo la difesa ad uno scivolamento ad elastico.
I cambi
Sarri è stato bravo ad individuare i punti critici della squadra, trovati senza grosse difficoltà nello scarso contributo delle mezzali, nella gestione dell’ampiezza in fase di possesso, e infine nella rifinitura.
Alla prima criticità ha ovviato cambiando gli interpreti, un Matuidi inusitatamente confusionario, e un impalpabile Khedira. Se la mossa di attuare una sorta di staffetta d’oltralpe con Rabiot era in qualche modo preventivabile, questa ha comunque avuto il risvolto positivo di velocizzare la circolazione palla a ridosso della trequarti avversaria, un punto negativo del primo tempo. Invece, l’ingresso di Higuaín con il contestuale abbassamento di Bentancur nella casella di mezzala ha conservato le positività dell’uruguaiano mettendolo anche più a suo agio, e ha poi permesso a Sarri di schierare il cosiddetto “tridente pesante”.
La versione del 4-3-1-2 della seconda frazione ha mostrato alcuni pattern interessanti: innanzitutto, la casella centrale è stata occupata costantemente da Higuaín in modo da tenere occupati i centrali. In secondo luogo se a Ronaldo veniva data libertà di svariare in orizzontale su tutto il fronte d’attacco, Dybala ha visto un upgrade dei suoi privilegi sulle tracce verticali. Questo ha portato ancora più densità al centro, ma la qualità migliore del palleggio ha permesso di trovare con successo diverse combinazioni strette in zona 14, che hanno messo in difficoltà la difesa posizionale dei russi. Indecisi se uscire sui movimenti di Higuaín o coprire gli inserimenti degli altri bianconeri, i difensori della Lokomotiv hanno finito per concedere pericolose ricezioni tra le linee. Che alla fine si sono rivelate decisive.
Infine, Alex Sandro e soprattutto Cuadrado sono stati cercati con più insistenza nella seconda frazione, su chiara indicazione dell’allenatore. Non può essere casuale in effetti che il primo gol sia stato assistito dal colombiano e il secondo sia nato da una conclusione del brasiliano mal respinta da Guilherme. Soprattutto il terzino destro ha giocato una mole impressionante di palloni, ben 151, ed è stato coinvolto con costanza nel secondo tempo, cercando di metterlo in isolamento contro l’esterno difensivo avversario. In questo modo, Cuadrado è riuscito ad arrivare con buoni tempi sul fondo, anche in zone profonde dell’area di rigore grazie al fraseggio centrale che ha portato passaggi smarcanti dietro l’avversario.
In definitiva, la Juventus ha giocato una buona gara, ‘complicata’ dal gol ospite, assolutamente episodico, e rimasta ‘in sospeso’ solo a causa dei gol tardivi ma che sarebbero potuti arrivare ben prima (come ha ricordato Sarri, i 28 tentativi della Juventus sono stati distribuiti lungo tutti i 90 minuti). La cosa più interessante e – per certi versi positiva – della serata è che ci sono aspetti precisi da migliorare per la Juventus: su tutti, la ricerca dell’ampiezza in fase di possesso e il ritmo del palleggio contro squadre che difendono con un blocco basso.