di Luca Rossi
La Juventus gioca una partita attenta, matura e intelligente in cui riduce al minimo l’efficacia offensiva dell’Atalanta e trova il vantaggio grazie alla qualità dei suoi attaccanti
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]n virtù della sconfitta e del pareggio napoletani negli ultimi due match la Juventus ha la ghiotta opportunità di frapporre tra sé e l’inseguitrice 4 punti. L’avversario di turno è l’Atalanta in quello che è in realtà il recupero della 26esima, giornata il cui match di Torino è stato annullato per neve.
Allegri rinuncia al centrocampo a tre per tornare al vecchio 4-2-3-1 inserendo, a sorpresa, tutti e 4 i giocatori offensivi a disposizione. L’intento, non troppo velato, è quello di provare a portare il match sui propri binari il prima possibile. La formazione recita Buffon in porta; Lichtsteiner, Benatia, Chiellini e Asamoah in difesa; Pjanić e Matuidi nel doble pivote; Douglas Costa, Dybala, Mandžukić a sostegno di Gonzalo Higuaìn.
Gasperini, che affronta la Juventus per la quarta volta in stagione, opta per un 3-4-1-2 adottando un turnover meno largo di quanto prospettato alla vigilia. Berisha in porta; difesa a tre composta da Mancini, Toloi e Palomino; Hateboer, Haas, De Roon, Gosens; Crisante a sostegno di Gomez e Iličič. Esclusi quindi Masiello, Petagna, Freuler e i due giocatori in orbita Juve, Caldara e Spinazzola.
Il primo quarto d’ora vede le squadre prendersi reciprocamente le misure con la partita che corre via in maniera equilibrata ma intensa dal punto di vista del ritmo. D’altronde non potrebbe essere altrimenti vista l’interpretazione molto fisica che l’Atalanta di Gasperini imprime a ogni partita. Anche in quest’occasione la squadra ospite dissemina per il campo marcature fortemente orientate sull’uomo che arrivano anche nei primi 16 metri se necessario quando il pallone transita tra i piedi di Buffon. Un dato emblematico dell’aggressività con cui l’Atalanta ha interpretato il match sono i 23 falli fatti (a dispetto dei 7 bianconeri).
Tale atteggiamento ha consentito, come di consueto, un recupero alto del pallone (37 palloni recuperati nell’intero match) e costretto la retroguardia bianconera a effettuare giocate forzate. È sul recupero alto in transizione che l’Atalanta cerca di rendersi pericolosa in modo da colpire a squadra avversaria sbilanciata.
In fase di possesso palla invece i neroazzurri, come spesso accade, giocano fondamentalmente senza una vera prima punta (i due giocatori offensivi, Gomez e Iličič, sono delle seconde punte) e tentano di offendere attraverso i triangoli che si formano sugli esterni per cercare il cross alla ricerca dell’inserimento dei centrocampisti (Cristante, in particolare) o il taglio dell’altra punta.
La Juventus in fase di difesa posizionale non ha sofferto molto grazie a un 4-4-2 compatto con grande attenzione sugli esterni e con Higuaìn e Dybala molto spesso dietro la linea del pallone. Questa disposizione ha costretto fondamentalmente l’Atalanta a una manovra piatta e a una circolazione orizzontale spesso sterile destinata a sbattere contro il muro difensivo bianconero. La chiave della partita per la Juventus è stata quella di capire come uscire a eludere il pressing bergamasco in modo tale da offendere con grande pericolosità e libertà una volta superate le prime due linee di pressione. Come accaduto negli ultimi mesi il giocatore fondamentale per la risalita del campo non è più tanto Mandžukić (oggi a mezzo servizio) con le palle alte quanto Higuaìn che sta giocando in uno stato di sostanziale onnipotenza. Più volte la retroguardia bianconera non potendo passare dai due centrali di centrocampo ha cercato la verticalizzazione diretta sul numero nove. Nella prima parte del match il Pipita ha sofferto abbastanza la marcatura stretta e spesso molto rischiosa di Mancini, supportato da Palomino, ma col passare dei minuti è riuscito a divincolarsi e, ogniqualvolta è riuscito a giocare il pallone, ha di fatto consentito alla Juve di puntare la difesa nerazzurra. Va evidenziata la posizione di Dybala che, con Douglas Costa autentico mattatore della fascia destra, occupa maggiormente l’halfspace sinistro in moda da fornire qualità sul lato di Matuidi. Questo aspetto va tenuto in considerazione in vista dei prossimi mesi, magari anche in ottica 4-3-3 in cui il francese però sarebbe (ed è già) autenticamente imprescindibile.
Anche Douglas Costa va elogiato sia perché si sta rivelando un giocatore fondamentale per l’uscita sull’esterno sia perché, in una partita che necessitava di una giocata, lui si è fatto trovare pronto e ha spaccato sia la difesa avversaria sia di fatto la partita al minuto 29. Nello specifico su una rimessa laterale viene ricercato Higuaìn che si abbassa fino alla trequarti della sua stessa metà campo e riesce a far arrivare il pallone a Douglas Costa; il brasiliano taglia in diagonale, semina tutti gli avversari e serve di nuovo il compagno che implacabilmente esegue.
Al minuto 38 la Juventus crea un’altra occasione significativa con Higuaìn che riceve palla vicino alla linea di centrocampo e ha lo spazio per avanzare di parecchi metri e servire il taglio di Dybala (fischiato poi il fuorigioco). Anche quest’azione però è esemplificativa del fatto che la Juventus sappia interpretare sempre meglio queste transizioni complici un rendimento eccellente dei tre sudamericani e un’ Atalanta molto sbilanciata.
Il secondo tempo vede gli stessi ventidue scendere in campo ma Allegri dopo 4 minuti effettua il primo cambio inserendo De Sciglio al posto di Lichtsteiner. Il piano gara è abbastanza chiaro e riprende il finale del primo tempo: Atalanta con prevalente supremazia territoriale che cerca invano di trovare pertugi nella difesa bianconera e Juventus che alterna pressing orientato sull’uomo con difesa posizionale. La squadra di casa gestisce in maniera abbastanza agevole concedendosi sortite offensive ogniqualvolta si presenta la possibilità. Al minuto 16 esce Mandžukić per Alex Sandro ma la disposizione tattica non muta. Gasperini invece prima inserisce Spinazzola al posto di Haas, poi cerca di aumentare il peso specifico offensivo inserendo Petagna al posto di Gosens con il conseguente passaggio al 3-4-2-1 e per gli ultimi venti minuti gioca anche la carta Cornelius per Hateboer per una sorta di 3-3-4 con Gomez e Iličič molto larghi con teorici compiti di copertura. In questi minuti la squadra ospite opera il massimo sforzo alla ricerca del pareggio non costruendo comunque nitide occasioni da gol. Allegri allora si copre con la classica mossa da ultimi dieci minuti di gioco: dentro Barzagli, fuori Douglas Costa con De Sciglio che alza la sua posizione e prende il posto del brasiliano. Nei due minuti successivi il match però fondamentalmente si chiude grazie a Chiellini che con un’aziona tanto temeraria quanto memorabile si guadagna un fallo al limite dell’area provocando l’espulsione di Mancini e a Matuidi che realizza la rete del raddoppio.
La Juventus con grande maturità vince un match che la porta a più quattro sul Napoli e che quindi permette di guardare con una certa positività a questo finale di campionato. Tra le note maggiormente positive vanno segnalate le prestazioni di Douglas Costa e Higuaìn, autentici trascinatori di questa squadra, e Asamoah che sta dimostrando di essere al livello dei titolari. Prestazione sottotono per Pjanić che ha sofferto l’asfissiante marcature di Cristante. Non fa quasi più notizia il numero zero nella casella gol subiti. Ora testa alla Spal.