di Davide Terruzzi
Una partita combattuta e intensa viene vinta dalla Juventus grazie a un missile di Cuadrado. La squadra di Allegri conferma i miglioramenti delle ultime gare; l’Inter è stata una degna avversaria.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L'[/mks_dropcap]Europa è diversa, diciamo. Quando s’osservano gli scontri diretti dei campionati esteri, il primo pensiero va all’intensità delle partite, gare nelle quali la tattica non è un sofisma che soffoca la qualità. Juventus-Inter è stata una sfida europea, godibile e piacevole, maschia e combattuta, ricca di ottime giocate, contrasti, caratterizzata dai ritmi elevati e da una grandissima velocità. Massimiliano Allegri conferma per la terza partita consecutiva di campionato modulo e schieramento, esprimendo così fiducia in questi giocatori e in un sistema di gioco che ha dato alla sua squadra maggiore brillantezza offensiva e una varietà più ricca di soluzioni per mantenere il possesso. Nel corso della settimana gli interrogativi maggiori riguardavano le scelte di Stefano Pioli: come avrebbe potuto contenere la fisicità di Mandžukić? E chi avrebbe preso tra le linee Dybala? Il tecnico dell’Inter, reduce di una notevole rimonta in campionato, ha studiato le caratteristiche dell’avversario, trovando delle risposte a quelle domande. L’Inter così viene mandata in campo con un 3-4-2-1 in fase di possesso pronto a diventare un 4-4-1-1 senza palla; Pioli rinuncia a un terzino di ruolo per piazzare Murillo come esterno basso (la soluzione di mettere un difensore centrale sull’attaccante croato era già stata sperimentata da Di Francesco), aggiungendo un difensore centrale in più (Medel) cui affidare il compito, assieme a Miranda, di contrastare la ricezione tra le linee sia di Dybala che di Higuain. Brozović e Gagliardini compongono la cerniera centrale di centrocampo, D’Ambrosio è chiamato al doppio compito di terzino ed esterno della mediana a 4, Candreva è l’uomo fascia sulla destra; Perisić si muove sul centro destro, João Mário galleggia tra le linee alle spalle d’Icardi.
Le scelte di Pioli aiutano l’Inter a tenere bene il campo. Le squadre del tecnico nerazzurro sono caratterizzate dall’intensità, figlia di una fase di transizione aggressiva e spesso efficace. L’inizio di gara è stato però gestito meglio dalla Juventus, capace di mantenere il controllo del centrocampo e di pungere sulla propria destra, sfruttando bene le situazioni dopo la riconquista della palla attaccando lo spazio alle spalle di D’Ambrosio: così arriva il primo squillo di Dybala. Il pressing alto dei bianconeri è stato intermittente, ma ha funzionato nei pochi momenti in cui è stato effettuato. I tre difensori centrali venivano presi dalla coppia argentina più l’esterno sul lato forte, mentre i due centrocampisti accorciavano sui due mediani. La traversa del fantasista argentino è figlia della pressione offensiva organizzata dai bianconeri che forzano il rinvio di Handanovic; la transizione è rapida, contraddistinta dalle elevate qualità tecniche e porta all’occasione da gol.
La formazione d’Allegri ha però preferito compattarsi all’altezza del centro del campo, lasciando libertà d’iniziativa ai tre difensori centrali nel tentativo di dirottare la manovra sulle fasce laterali dove sarebbero dovuti scattare i meccanismi per recuperare il pallone. La presenza di una difesa a tre ha permesso al centrale della mediana d’aprirsi permettendo all’esterno di salire ulteriormente: così la Juventus, specie sulla propria destra, si è trovata in inferiorità numerica. L’inter, col passare dei minuti, è così riuscita a rendersi pericolosa. I nerazzurri hanno corso molto, impedendo agli avversari di ragionare con tranquillità, costringendoli dover prendere una decisione nel minor tempo possibile.
L’avvio della manovra bianconera è stata resa complicato dalla pressione collettiva portata dagli interisti, ma gli uomini d’Allegri hanno dimostrato miglioramenti in questa situazione. Pioli ha scelto di lasciare libero Chiellini, chiamato a portare su palla, mentre Icardi s’occupava di Bonucci: João Mário si è mosso prevalentemente sulle tracce di Pjanić, mentre Khedira veniva preso dal centrocampista sul lato palla; i due esterni s’alzavano sui terzini. La Juventus è stata abile a non perdere palloni nella zona calda, dimostrando una varietà di soluzioni tipica del calcio d’Allegri: il lancio per Mandžukić, i movimenti ad abbassarsi di Dybala (troppo discontinui), le ricezioni alle spalle del centrocampo di Higuain. L’Inter è stata nel primo tempo fortemente aggressiva, le uscite dei difensori centrali hanno provocato falli ma hanno limitato i due argentini bianconeri.
Il pressing dell’Inter è alto, la Juventus grazie alle qualità dei giocatori, muovendo velocemente la palla, riesce a sviluppare la propria manovra: è la posizione di Dybala a consentire spesso queste uscite.
Ancora una volta è la posizione di Dybala che permette alla Juventus d’aprire il gioco.
Qui il pressing dell’Inter è aggressivo, ma la Juventus ragiona bene e non perde il pallone.
Il pressing offensivo dell’Inter è stato fortemente orientato sull’uomo, con una notevole capacità dei giocatori nell’accorciare stringendo il campo. La qualità della Juventus ha però permesso di sviluppare anche in campo aperto le proprie azioni, esprimendo così delle buone occasioni da gol. Così, però, la squadra di Allegri non saliva giocando, fondamentale per sistemarsi al meglio sul campo per effettuare delle efficaci transizioni e coperture preventive. I nerazzurri si sono resi pericolosi sfruttando la posizione di João Mário, alto anche quando gli avversari attaccavano, bravo a galleggiare nelle spazio alle spalle del centrocampo bianconero; la coppia di difensori centrali era spesso spinta lontana dai movimenti ad attaccare la profondità d’Icardi, abile così a creare questi varchi. La principale palla gol capita proprio sui piedi del centrocampista portoghese.
Le difficoltà maggiori per la Juventus sono nate sulla propria destra. I movimenti di Perisić hanno spesso attirato e chiamato fuori dalla propria posizione sia Pjanić che Bonucci. Il giocatore croato coi suoi tagli ad aprirsi verso l’esterno si muoveva alle spalle di Lichtsteiner: è il posizionamento stesso dei giocatori dell’Inter a dettare quest’azione. Cuadrado, infatti, s’alzava sull’uomo più vicino (spesso Miranda), costringendo Lichtsteiner a uscire in pressione su D’Ambrosio; così si creava quello spazio che è stato attaccato con efficacia.
Due occasioni nate dai piedi di Perisić.
Il primo tempo si conclude col gol di Cuadrado. La rete può essere considerata episodica, ma la presenza di un giocatore fuori dall’area di rigore non viene contrastata dall’Inter: in area sono presenti 8 giocatori nerazzurri, due escono per impedire la battuta corta evitando una possibile situazione di 2vs2; così però João Mário è in ritardo sulla respinta e non può ostacolare il tiro del colombiano.
Come nella prima frazione di gioco, anche la ripresa vede la Juventus protagonista. La formazione d’Allegri dimostra di saper attaccare bene anche contro la difesa posizionale dell’Inter; i nerazzurri hanno nell’aggressività il proprio punto di forza, ma l’eccesso di pressione sull’uomo comporta lasciare degli spazi vuoti. I bianconeri dialogano molto bene nello stretto, hanno dei due centrocampisti la difesa giocatori pronti ad accompagnare l’azione inserendosi nei varchi; è una Juve meno rigida rispetto alle prime uscite, più fluida, a manifestazione di una maggiore conoscenza del nuovo sistema e una connessione tecnica tra i giocatori migliore.
Khedira e Pjanić si muovono negli spazi, leggendo i movimenti dei compagni.
L’azione della Juventus cui segue l’immediata ripartenza dell’Inter in campo aperto.
Il 4-3-3 della Juventus subito dopo il cambio. E il 4-4-1-1 nerazzurro senza palla.
La mossa finale di Pioli è quella del tutto per tutto: Palacio prende il posto di João Mário, calato alla distanza, e si sistema sul centro-destra scambiandosi spesso la posizione con Perisić.
Allegri reagisce inserendo Rugani e richiamando Dybala (pochi minuti prima il cambio Alves-Lichtsteiner) con una Juve che si sistema col 5-4-1 col quale blinda il risultato, rendendo vano il tentativo disperato da parte di Pioli che sposta Perisić sulla sinistra (sperando così nell’uno contro uno con Alves), passando a un 3-4-3 puro con i tre attaccanti stretti.
Juventus-Inter è stata una partita avvincente, intensa e bella da guardare. Giocata su ritmi elevati, è stata l’occasione per entrambi gli allenatori di sperimentare le proprie squadre uscendo tutti e due con ulteriori certezze. I nerazzurri hanno tenuto un baricentro più alto (di circa 5 metri), ma sono stati più sfilacciati (Juve più corta di 4 metri), una strategia tipica delle formazioni di Pioli: il pressing offensivo e le transizioni negative immediate hanno consentito un buon numero di palloni recuperati nella metà campo bianconera o all’altezza del centrocampo, mentre la Juventus è stata più compatta, maggiormente ordinata nella ripresa in cui ha effettivamente concesso poco. Allegri ha potuto testare il 4-2-3-1 contro una squadra fisica, intenzionata ad esercitare una pressione alta, provando a soffocare fin dal nascere la manovra bianconera: la sua formazione ha dimostrato i recenti progressi nella gestione e nel mantenimento del possesso sotto pressione grazie a una varietà di soluzioni cui si abbina la qualità tecnica dei giocatori. Ha creato molto, qualcosa ha concesso. Probabilmente andrà studiata una soluzione per contrastare più efficacemente la costruzione bassa di squadre che si sistemano a 3 dietro, così come andrà trovato maggiore equilibrio nelle situazioni in cui entrambi i mediani accompagnano l’azione. Forse andrebbe consolidato il possesso prima di buttarsi; più probabilmente dovranno essere i difensori a salire ulteriormente. Interessanti gli ultimi venti minuti di gioco. Si è molto discusso della Juventus che sarà col pieno recupero di Marchisio: che ne sarà del 4-2-3-1? Allegri ha dimostrato di non voler rinunciare a Pjanić nel ruolo di perno del centrocampo, probabile che vorrà affiancargli Marchisio con Khedira libero di inserirsi. Sulla destra Dybala si è mosso bene, stringendo la posizione e dialogando con Higuain. Di certo non gli potrà essere richiesto un eccesso di compiti difensivi.
Dybala s’accentra, riceve tra le linee, chiama il triangolo con Marchisio per poi servire Higuain. 4-3-3 in azione.
L’Inter è una squadra in ottima salute, convinta di quello che sta facendo. Ha tenuto bene il campo contro una delle formazioni più difficili e competitive d’Europa. Pioli è stato intelligente nel preparare la partita, è riuscito a risolvere quegli enigmi che sembravano condannare la propria squadra a una sconfitta netta. La sua Inter è squadra intensa, abile nelle transizioni in campo aperto, più in difficoltà nell’attacco in fase posizionale. L’aggressività elevata può risultare eccessiva, consentendo alle avversarie delle ripartenze pericolose. La possibilità di lavorare serenamente durante la settimana dovrebbe permettere all’Inter di mantenere una buona condizione atletica, sebbene andrà verificata la tenuta mentale di fronte a eventuali difficoltà e stress.