di Luca Rossi
Una Juventus rimaneggiata esce dalla trasferta in terra catalana con un risultato molto severo sul groppone che compromette notevolmente la corsa al primo posto nel girone. Il primo tempo però giocato alla pari lascia ben sperare per il resto della stagione.
[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]È[/mks_dropcap]il Camp Nou il teatro della prima uscita stagionale europea della Juventus. L’avversario è ovviamente il Barcellona con il quale la compagine bianconera, almeno da pronostico, dovrebbe giocarsi il primato nel girone D di questa fase a gironi della Champions League. La squadra blaugrana ha perso nella sessione estiva di calciomercato Neymar, approdato a Parigi, e ha acquistato per completare il reparto offensivo Ousmane Dembélé, talento francese classe 1997. Tra le fila catalane compare come volto nuovo anche Semedo, terzino destro prelevato dal Benfica. L’11 titolare scelto pertanto dal nuovo tecnico Valverde è un 4-3-3 composto da Ter Stegen la cui porta è difesa da (da destra a sinistra) Semedo, Piqué, Umtiti e Jordi Alba; Rakitić, Busquets e Iniesta sono i tre di centrocampo; il tridente offensivo è formato da Dembélé, Suarez e Messi. La Juventus si presenta a questo appuntamento con parecchie defezioni per via di infortuni e di squalifiche che costringono Allegri a schierare una formazione inedita e parecchio rimaneggiata. Risultano assenti infatti Khedira, Marchisio, Chiellini, Mandžukić, Höwedes per infortunio o per precauzione a cui si aggiunge Cuadrado squalificato in virtù dell’espulsione rimediata in finale a Cardiff. La scelta del terzino destro ricade su De Sciglio, Barzagli e Benatia sono i due centrali difesa e Alex Sandro riprende possesso della fascia sinistra. Esordio da titolare in Champions per Bentancur nel ruolo di interno destro di centrocampo. Pjanić e Matuidi completano il reparto mentre il pacchetto offensivo è composto da D.Costa Higuaín e Dybala. Anche il sistema bianconero sulla carte corrisponde a un 4-3-3. In panchina Allegri è costretto addirittura a portarsi due giocatori della primavera: Caligara e Merio.
Il piano gara della partita appare subito evidente ed è quello che caratterizza sostanzialmente l’intero primo tempo della gara. Il Barcellona fa la partita attraverso il suo sapiente, preciso ed esasperante possesso palla esercitato grazie alle eccellenti qualità in palleggio dei suoi giocatori andando alla ricerca senza troppa fretta della verticalizzazione o della combinazione efficace per portare al tiro dal limite o dall’interno dell’area uno dei suoi tre giocatori offensivi o uno tra Rakitić e Iniesta. A fine primo tempo il possesso palla è, come ampiamente prevedibile, del 64% appannaggio degli spagnoli e la percentuale di precisione nei passaggi si staglia al 90%. In fase di impostazione dell’azione Busquets si abbassa tra i due centrali che si allargano permettendo a Semedo e a Jordi Alba di salire fino alla linea del centrocampo se non oltre. L’azione poi si sviluppa grazie ai triangoli che si formano sulle fasce: a sinistra Alba-Iniesta-Suarez e a destra Dembélé- Rakitić-Semedo con Messi pronto e libero di spaziare su tutto il fronte d’attacco o, se necessario, di abbassarsi fino a centrocampo per impostare l’azione. Mentre con Neymar quindi le posizioni degli attaccanti erano leggermente più fisse col brasiliano sul centrosinistra e Messi sul centrodestra, la presenza fissa di Dembélé a destra provoca uno slittamento in alcune fasi della partita di Suarez sulla sinistra e uno svuotamento della zona centrale dell’attacco catalano. La desuetudine dell’uruguagio a ricoprire tale ruolo maggiormente di regia permette alla Juve di recuperare palla più facilmente su quel lato di campo.
La Juventus dal canto suo tenta di esercitare un pressing fortemente orientato sull’uomo volto a un recupero alto del pallone. La scelta, seppur quasi obbligata, di Matuidi e Bentancur risponde in effetti a questa esigenza poiché si tratta di due giocatori dotati di grande gamba, di dinamismo e particolarmente funzionali a un piano partita che non prevede il possesso palla come situazione più frequente nel corso della partita. Matuidi per doti atletiche e tattiche è il primo centrocampista a cui Allegri affida l’uscita sul portatore palla o sull’eventuale destinatario del pallone. È possibile infatti vederlo molto spesso in fase di non possesso sulla stessa linea di Dybala andandosi a staccare dalla linea dei quattro centrocampisti. Bentancur invece ha il delicato compito di prestare grande attenzione a Iniesta e per questo molto spesso tiene una posizione maggiormente stretta affidando a De Sciglio (e a Sturaro in seguito) il compito di marcare o fronteggiare Jordi Alba anche in 1 vs 1. Una volta invece eluso il pressing la Juventus si schiera con le consuete linee da 4 andando a formare il 4-4-1-1 con l’abbassamento di Douglas Costa sulla linea dei centrocampisti. L’idea basilare della fase difensiva juventina è quella di bloccare ogni pertugio possibile verso la zona 14 formando densità nella zona centrale del campo e quindi con un centrocampo dalle maglie molto strette. Un Barcellona, a cui viene concesso solo l’utilizzo delle fasce, comunque presidiate dal terzino e da un puntuale raddoppio del centrocampista diventa molto meno pericoloso. Questo piano tattico funziona per tutto il primo tempo fino al gol e permette infatti alla Juventus di giocare la partita alla pari e addirittura di avere un numero superiore di tiri (6 vs 4 nel primo tempo a favore della Juventus). Le occasioni principali del Barca infatti derivano da palle alte recuperate o da errori/cadute quindi dalla possibilità di attaccare in campo aperto. Nel video sottostante è evidenziato il pressing bianconero nel primo tempo.
In fase di offesa la Juventus cerca di sfruttare, se può, le palle alte recuperate cercando in transizione di andare quindi direttamente in porta con massimo due passaggi. Talvolta invece, dove l’azione diretta non riesce possibile la squadra bianconera cerca di esercitare un’azione maggiormente ragionata sfruttando gli spazi offerti dal Barcellona e in particolar modo Bentancur, spesso libero di ricevere per la staticità di Iniesta, suo teorico marcatore.
In entrambe le situazioni la Juventus però, a differenza di quanto fatto ai quarti di champions dell’anno scorso, non è stata perfetta né troppo brava. Dybala e Higuain, soprattutto per doti atletiche, non sono efficaci in transizione con tanti metri da percorrere palla al piede. Ogniqualvolta invece la Juventus tenta di attaccare con una manovra ragionata la frenesia e l’imprecisione tecnica portano a uno sradicamento più o meno rapido del pallone. Una notazione particolare va fatta sull’utilizzo in proiezione offensiva di Douglas Costa. Il brasiliano è un giocatore che va sfruttato soprattutto nell’1 vs 1 magari isolandolo con il terzino avversario come Guardiola ha fatto a Monaco. Complice anche il punto della stagione in cui siamo il suo utilizzo finora non sì è conciliato propriamente con le sue caratteristiche. Nel video sottostante vi sono tre esempi provenienti dalla partita di ieri che indicano come vada e non vada sviluppata l’azione per sfruttare al meglio il talento brasiliano.
Al 45esimo minuto arriva il goal del Barcellona che porta un vantaggio non troppo meritato. La rete di Messi deriva da un pressing alto molto ben eluso e dalle grandi qualità dei suoi interpreti con Messi e Suarez che riescono a dialogare in un fazzoletto di campo. Per dovere di cronaca va segnalata al 41esimo minuto l’uscita dal campo di De Sciglio, protagonista di una prestazione solida, per Sturaro.
Nel secondo tempo rientrano in campo gli stessi ventidue che hanno chiuso il primo tempo. Il goal del vantaggio permette al Barcellona di interpretare la partita nella maniera che preferisce ossia con una gestione saggia del pallone andando a smorzare le velleità offensive della squadra avversaria che, costretta a sbilanciarsi, lascia spazi in cui i fuoriclasse in maglia azulgrana possono mostrare tutte le loro straordinarie qualità. La Juventus invece non riesce ad avere la reazione corretta e piano piano all’abbattimento psicologico segue una maggior sfilacciamento in campo, una gestione errata di palloni anche semplici e di una disarmonia tattica complessiva che il Barcellona sfrutta e alimenta.
Il secondo tempo inizia con una grande occasione al 48esimo minuto capitata su piedi di Dybala dopo un’ottima manovra bianconera in uscita dal pressing che ha permesso lo sviluppo sulla fascia sinistra e con un palo colpito da Messi tre minuti più tardi. La Juve non riesce a macinare gioco mentre il Barcellona gestisce al meglio il pallone e lo recupera quasi sempre in tempi brevi con un pressing armonico effettuato dai tre giocatori offensivi accompagnati dalla’avanzata di Rakitić. È proprio il giocatore croato al 56esimo minuto a siglare il gol del raddoppio su un’azione derivata da un pallone perso da Benatia davanti all’area di rigore. Al 63esimo Allegri opera il cambio Bentancour out – Bernardeschi in ma il canovaccio della partita non muta e il numero 33 bianconero non riesce a incidere se non per un paio di tiri velenosi terminati fuori dallo specchio della porta.Al 69esimo la Juve si ritrova spaccata in due dopo una palla persa nella metà campo catalana e si espone a un contropiede che termina con la realizzazione del solito Messi. Il resto dell’incontro non ha granché da raccontare se non per i cambi effettuati dai due allenatori (nella Juve ha fatto il suo esordio Caligara), per un’occasione da calcio d’angolo per Benatia il cui colpo di testa viene fermato sulla riga da un intervento di Piqué e per un gol annullato a Suarez per fuorigioco.
La Juventus perde con un risultato severo, forse troppo, una partita in cui il Barcellona è stato molto più bravo e complessivamente più forte. A opinione dello scrivente però tale sconfitta va pesata con grande prudenza e sapienza senza farsi trascinare dalla negatività del risultato. Senza dubbio vi sono dei problemi di natura tecnica e tattica da risolvere: in primis nella pericolosità della squadra che devono passare per un miglior utilizzo di Costa e un maggior rifornimento di palloni giocabili a Higuain; in seconda battuta nella gestione delle transizioni negative, vero tallone d’Achille della Juventus di questo inizio di stagione. Il primo tempo però ha mostrato una Juventus che ha giocato alla pari del Barcellona e che con maggior precisione e convinzione si sarebbe potuta anche trovare in vantaggio senza demeritare. Il divario poi emerso andando ad analizzare l’intera partita va individuato senza dubbio nella superiore qualità dei giocatori in campo, nella presenza di Messi che fa la differenza come solo un altro giocatore al mondo sa fare e anche nell’assenza di alcuni titolari tra le fila bianconere. L’aspetto più negativo, più che di natura tecnico-tattica, è relativo alla reazione pressoché nulla o comunque inadatta che la Juventus ha avuto nel secondo tempo di fronte alla difficoltà. In definitiva questa è una sconfitta che verosimilmente riduce assai le possibilità di puntare al primo posto nel girone, ma che comunque con razionalità deve servire alla crescita di una squadra che ha le potenzialità, se in forma e se brava e fortunata negli episodi, di giocarsela come nei tre anni precedenti con le prime d’Europa. Ora sarà importante non steccare le partite con Olimpiakos e Sporting Lisbona