Allegri e Spalletti hanno dato vita ad una partita reattiva in cui, per la Juventus, è mancato solo il gol.
Sono pochi i casi in cui la Juventus abbia dovuto affrontare due volte la capolista nel giro di una settimana: infatti, dopo aver archiviato la qualificazione agli ottavi di Champions League, la classifica ed il calendario l’hanno messa di fronte alla sorpendente Inter di Luciano Spalletti: una squadra sulle ali dell’entusiasmo ed ancora imbattuta in campionato finora.
Come spesso accaduto in questa stagione, Allegri ha optato per il turnover con un 4-3-3 inedito: Szczesny ha mantenuto il proprio posto tra i pali (out Buffon per infortunio), mentre in difesa è subentrato Asamoah al posto di Alex Sandro; a centrocampo Pjanic ha giocato da vertice basso con Khedira (preferito a Marchisio) e Matuidi ai suoi lati; infine, in attacco, Mandžukić ha vinto il ballottaggio con Douglas Costa per un posto da esterno sinistro nel tridente offensivo.
Sul fronte avversario Spalletti ha rinunciato ad un interditore puro (Gagliardini) per un rifinitore (Brozović), potendo così schierare un centrocampo mobile e fluido. Per il resto, il tecnico di Certaldo ha confermato i soliti elementi del suo 4-2-3-1 standard in questa prima parte della stagione.
ll piano gara difensivo della Juventus
Nei primi minuti i padroni di casa hanno pressato in zone alte del campo, soprattutto con le due mezzali Khedira e Matuidi, i quali si orientavano sul proprio mediano di riferimento, ovvero Borja Valero e Vecino, impedendo così ai centrali nerazzurri di appoggiarsi sul doppio pivote di centrocampo e costringendoli ad orientarsi verso le fasce, grazie anche al buon lavoro difensivo del tridente offensivo.
Dopo circa cinque minuti, però, la Juventus ha optato per una strategia più attendista, di conseguenza invitando l’Inter a fare la partita.
In fase di non possesso prolungato, la Juventus si disponeva con un 4-5-1 volto a negare l’ampiezza all’Inter (zero cross riusciti per Candreva e Perisic a fine partita) e costringendola a passare per il centro.
In zona palla, la Juventus faceva grande densità attorno al giocatore avversario in possesso, soprattutto Borja Valero, il mediano con più licenza creativa nella prima fase di costruzione del gioco. La tipica difesa a zona orientata sull’uomo di Madama, nonché la contrapposizione mezzala-mediano e regista-trequartista (favorita dalla contrapposizione statica dei due moduli di gioco), creava una gabbia attorno allo spagnolo in fase di possesso, oltre a formare una serie di duelli individuali egregiamente vinti dalla Juventus.
La volontà della Juventus di generare duelli individuali sparsi per il campo ha confermato la volontà di Allegri nell’assecondare la fisicità dell’avversario, adattandosi alle caratteristiche dell’Inter e rendendo la partita piuttosto bloccata nei primi minuti.
La squadra ospite non è mai riuscita a tirare in porta nel primo tempo, pur avendo avuto il 58% di possesso palla nei primi 45 minuti: annullati i suoi esterni offensivi, la formazione di Spalletti ha mostrato tutti i suoi limiti nel penetrare efficacemente lo spazio tra le linee: è successo solo due volte nel primo tempo, quando la Juventus si è fatta sorprendere con distanze eccessivamente larghe tra i suoi centrocampisti, in particolare sul centro-sinistra, quando Matuidi lasciava la propria posizione per chiudere su Škriniar, aprendo così un varco sul fianco sinistro di Pjanic per la ricezione di Brozović.
Per fortuna, Allegri ha corretto il tiro chiedendo a Mandžukić di stringere la propria posizione, costringendo difatti l’avversaria ad un mero possesso palla “ad U”.
La scarsa occupazione dinamica dello spazio tra le linee da parte dell’Inter, con Perisic e Candreva molto riluttanti ad accentrarsi senza palla, garantiva dunque una costante superiorità numerica a Benatia e Chiellini, i quali hanno praticamente annullato Icardi (solo 10 i tocchi effettuati dall’argentino).
In generale l’Inter ha anche avuto molta timidezza nel primo tempo, probabilmente perché non si aspettava di dover fare la partita e di trovarsi una Juventus così attendista, come ha ammesso lo stesso Spalletti a fine gara.
Sfruttare il lato debole
Una delle principali caratteristiche della Juventus nella fase offensiva è la rifinitura a destra per poi finalizzare l’azione a sinistra tramite cross: anche ieri sera si è rivisto questo tipo di soluzione offensiva, con la Juventus che ha spesso cercato di sfruttare la supremazia fisica di Mandžukić nei confronti di D’Ambrosio sul lato debole: così sono nate le due occasioni più pericolose (entrambi su cross di Cuadrado) dei padroni di casa; la prima (attorno al minuto 7) è stata ben parata da Handanovič, mentre la seconda (attorno al minuto 44) ha visto il colpo di testa di Mandzukic sbattere contro la traversa.
D’Ambrosio poi veniva spesso preso in mezzo dall’inserimento della mezzala sinistra (Matuidi), sempre poco seguito da Candreva.
L’ottima prova di Cuadrado
Il migliore in campo è stato senz’altro Juan Cuadrado: il colombiano ha vinto 4 dribbling (su 4 tentati) e fornito 4 passaggi chiave (tutti per Mandžukić, autore di ben 6 degli 8 tiri bianconeri nello specchio della porta nerazzurra), oltre ad aver fornito un’ottima prestazione difensiva (4 contrasti vinti).
I momenti migliori della Juventus sono arrivati quando Madama ha potuto distendersi in avanti, con il colombiano che talvolta si accentrava per puntare in 1vs1 uno dei centrocampisti nerazzurri, soprattutto Borja Valero, e costringerlo ad abbandonare la propria linea difensiva, creando dunque spazi di ricezione tra le linee per Khedira (che ormai pensa da trequartista) o Higuain.
Le folate del colombiano hanno messo in difficoltà un Inter piuttosto aggressiva (21 falli e 5 ammonizioni per i nerazzurri), tant’è che nella ripresa Spalletti ha inserito Dalbert al posto di Santon per provare a contenerlo. Anche l’ingresso di Gagliardini per uno spento Candreva ha confermato la volontà di Spalletti di difendere lo 0-0.
Il secondo tempo è stato più frenetico del primo, con diversi errori tecnici da ambo le parti e la Juventus che non è riuscita a far valere l’inerzia della sfida nettamente a favore. Nel momento migliore della partita per la Juventus, Mario Mandžukić purtroppo si è dimostrato l’uomo sbagliato nel posto giusto, come testimoniato anche da un’incredibile stop mancato in area piccola di fronte ad Handanovič ad inizio ripresa.
Al minuto 75, Allegri ha provato a vincerla aumentando la qualità offensiva in campo: fuori un discreto Sami Khedira e dentro Paulo Dybala. Tuttavia, l’impatto sulla partita del numero 10 bianconero è stato pressoché nullo. La Juventus ha attaccato ma senza successo, mentre il primo tiro in porta dell’Inter è arrivato soltanto al minuto 84 da parte di Brozović.
Conclusione
Ieri ha vinto il pragmatismo: la sfida tra due allenatori reattivi non ci ha regalato un vincitore; al netto dei punti, come nella boxe, la Juventus si è fatta preferire.
Allegri alla fine non ha effettuato il terzo cambio (che, a detta di molti, sarebbe dovuto essere Douglas Costa, o Bernardeschi), forse anche per preservare i propri giocatori, tra cui diversi fuori condizione, come sottolineato anche dallo stesso allenatore livornese in conferenza stampa. Di certo il rammarico resta per non aver portato a casa i tre punti: generalmente, queste sfide vengono vinte con maggior cinismo in zona gol, cosa che invece ieri è mancata.
Nonostante ciò, nel complesso la Juventus è stata superiore all’avversario, che ha portato a casa un punto prezioso, oltre a confermare la propria leadership in campionato. Il pareggio si potrebbe anche considerare un caso episodico, specie se dovessimo tenere conto anche degli 0-0 di Roma e Napoli.
In conclusione, il primo filotto di partite importanti quest’anno si può considerare superato a pieni voti, o quasi: la Juventus sta ritrovando la solidità difensiva che l’ha sempre contraddistinta e si è dimostrata comunque pericolosa anche in partite bloccate. La sensazione è che, ad ora, l’equilibrio che Allegri sta instaurando possa bastare in attesa del recupero fisico e mentale di alcuni giocatori-chiave.