di Kareem Bianchi
Una Juve cinica e accorta disinnesca i meccanismi partenopei ed espugna il San Paolo
Napoli e Juventus arrivavano allo scontro in condizioni differenti; i partenopei, dopo un inizio di stagione brillante erano reduci da una vittoria di misura ad Udine, in cui si sono palesati per l’ennesima volta i limiti della compagine di Maurizio Sarri nell’affrontare una squadra che difende con linee strette coprendo gli half-spaces. Allo stesso tempo la Juventus arrivava da una prestazione piuttosto blanda contro il Crotone, che sembrava tuttavia un buon segnale in chiave futura.
La sfida del San Paolo serviva, alla Juventus, per constatare quanto visto di buono difensivamente nelle due precedenti gare – contro Barcellona e Crotone – non subendo gol per la terza partita consecutiva; mentre per il Napoli la sfida aveva un significato sia morale – una vittoria avrebbe aumentato l’autostima e la consapevolezza dei partenopei – che in termini di classifica, poiché un’eventuale successo avrebbe portato ad un +7 dai bianconeri.
La Juventus era schierata con Buffon tra i pali, protetto dal pacchetto difensivo formato da De Sciglio, Benatia, Chiellini e Asamoah; Douglas Costa, Pjanic, Khedira e Matuidi (da destra a sinistra) a centrocampo e l’attacco ha visto Dybala alle spalle di Higuain.
Il Napoli ha utilizzato il suo consueto undici iniziale (escluso Ghoulam, causa rottura del crociato) che vede la porta di Reina difesa da Hysaj, Albiol, Koulibaly e Mario Rui; il centrocampo composto da Allan, Jorginho ed Hamsik e l’attacco formato da Callejon, Mertens e Insigne.
La facilità nella risalita del campo
Ciò che contraddistingue il Napoli dalle altre squadre in Italia è il desiderio di esprimere il proprio gioco in qualsiasi situazione nonostante le avversità. L’essenza del gioco della squadra di Sarri è il pressing aggressivo, il quale nella prima mezzora di gioco è stato piuttosto inefficace a causa di spaziature errate, ma il merito della Juventus è stato saper manipolare le linee di pressione per trovare l’uomo alle spalle del centrocampo avversario.
Questa disposizione non è stata troppo dissimile da quella adottata da Guardiola contro il Napoli. La costruzione bianconera prevedeva i due centrali larghi sulla linea di Buffon, Pjanic e Khedira che si abbassavano per ricevere e i terzini a garantire ampiezza alle spalle dell’attacco del Napoli.
Nella situazione qui sopra i due esterni del Napoli si occupano dei centrali bianconeri tenendo d’occhio i terzini alle proprie spalle e Mertens marca Pjanic mentre Hamsik (fuori inquadratura) è pronto a salire in pressione su Khedira.
I bianconeri superano la prima linea di pressione con relativa facilità
Il superamento della prima linea di pressione si è ripetuto più volte soprattutto grazie alle conduzioni palla al piede di Douglas Costa, il quale rompeva le linee di pressione mediante il dribbling, e alle ricezioni – in particolare di Dybala, ma anche di Higuain, talvolta abbassatosi per fare da raccordo – ai lati e alle spalle di Jorginho, isolato al centro senza il supporto di Hamsik e Allan, saliti in pressione sui due interni bianconeri.
L’obiettivo della Juventus in fase di non possesso era di dirigere il Napoli a costruire il gioco sulla destra – notoriamente la catena laterale composta dai giocatori meno tecnici: Hysaj, Allan e Callejon – mediante il pressing. I meccanismi di pressione prevedevano che Higuain aggredisse Albiol, Dybala accorciasse su Koulibaly schermando allo stesso tempo Jorginho, marcato alle spalle da Pjanic, e che Douglas Costa salisse in pressione su Mario Rui mentre Khedira si occupava di Hamsik. Una volta convogliato il Napoli sul lato destro del campo gli uomini di Allegri si disponevano nel consueto 4-4-1-1, che talvolta poteva diventare un 4-5-1 qualora Dybala si abbassasse sulla linea dei centrocampisti, con linee strette e compatte negando gli spazi di ricezione tra le linee; in fase di difesa posizionale, inoltre, Pjanic e Khedira avevano il compito di uscire sulle rispettive mezz’ali avversarie, Allan e Hamsik, quando entravano in possesso del pallone.
Il pressing della Juventus
L’ennesimo piano per ostacolare la manovra del Napoli : forzare Reina al lancio lungo, marcando i componenti del triangolo di costruzione.
Il gol di Higuain
Il gol del vantaggio bianconero è nato da un ripiego difensivo di Douglas Costa – molto generoso in fase di non possesso ed autore di una prestazione egregia – , il quale, raddoppiando la marcatura di Insigne ha intercettato un tentativo di scavetto da parte dell’azzurro e dato inizio al break della Juventus. Dopo aver saltato Jorginho, ha appoggiato il pallone a Dybala e continuando la sua corsa, ha portato via Koulibaly dalla marcatura di Higuain, che ricevendo un passaggio ben calibrato dal suo connazionale, con un ottimo controllo seguito da una conclusione rasoterra alla sinistra di Reina segna il gol dell’1 a 0.
Qui non si passa
Dopo la rete del vantaggio la Juventus ha controllato la restante mezz’ora, spostando la palla da un lato all’altro al fine di far collassare il Napoli su un lato per attaccare quello opposto. Pur correndo dei rischi su alcuni errori tecnici da ambo le parti causati dai rispettivi pressing, il primo tempo si è concluso senza altre occasioni da gol degne di nota. Nel secondo tempo, dopo un iniziale pressing, la Juventus ha preferito adottare un atteggiamento più passivo e concentrato sulla compattezza centrale e questo ha indotto il Napoli a sviluppare un possesso orizzontale senza trovare sbocchi tra le linee finendo per isolare Mertens tra i due centrali bianconeri.
Il 4-4-2 della Juventus e le marcature specifiche di Pjanic e Khedira
Conclusione
La sfida tattica tra Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri è stata vinta nuovamente da quest’ultimo, sfruttando i punti deboli del Napoli e facendo schiantare l’attacco partenopeo contro l’organizzato muro difensivo della Juventus.
Il gioco prevedibile e rigido di Sarri è un limite contro le grandi squadre e al San Paolo ne è stata la riprova.