Contro i bergamaschi la Juve non ha riproposto le stesse prestazioni post Coronavirus viste fino ai primi 60′ contro il Milan, ma ha avuto il merito di restare in partita con la testa e crescere costantemente fino al termine della gara. Ad oggi, l’Atalanta è uno degli avversari più difficili che si possano incontrare nel panorama europeo, e la Juve non ha ancora la maturità tecnico-tattica per dominarla nel corso di una gara.
Potrà sembrare strano a molti, ma ad un certo punto bisognerebbe anche accettare che l’Atalanta oggi è una realtà a livello europeo e che nella singola partita può mettere in difficoltà chiunque. Al quarto anno di un progetto tecnico-tattico ben costruito, i bergamaschi sono una squadra matura nei suoi principi di sviluppo del gioco, nonostante una rosa giovane, che può contare però sull’esperienza di Iličić e di uno straordinario Gómez. Per la Juventus, al primo anno di un nuovo progetto tattico, non era facile affrontare questa Atalanta (ce ne eravamo accorti già all’andata), soprattutto in questo periodo di eccezionale forma della squadra allenata da Gasperini. A maggior ragione in un momento in cui la tensione nervosa per chi si sta giocando titolo e credibilità ha un peso specifico maggiore rispetto a chi come l’Atalanta gioca con la libertà delle mente di chi non ha nulla da perdere.
Ecco perché, chi alla vigilia di questa gara, aveva la pretesa di dominarla e cercava una lezione di calcio, era ampiamente fuoristrada. Chi sia più forte tra Juve e Atalanta non è in discussione, la Juve ha un vantaggio di 9 punti in classifica, che testimoniano un percorso più continuo e una maggiore forza in termini assoluti in un campionato intero ma oggi può succedere che l’Atalanta in una singola gara possa metterti in difficoltà. Fa parte di un processo di crescita che è iniziato nel corso della stagione con il fare pezzi di partita buoni con squadre di basso livello, che è proseguito con pezzi sempre più lunghi e che è giunto al momento al pieno controllo di gare con avversari di basso-medio livello, come visto nelle recenti gare contro Bologna, Lecce, Genoa e Torino.
Gli undici minuti e la sofferenza fino all’1-0.
La Juve non aveva iniziato male la gara, nei primi 5 minuti, palleggio nella metà campo avversaria, con il 70% di possesso palla. Dal 5′ al 16′, fino al gol di Zapata i Bergamaschi, grazie alla straripanza fisica sono riusciti a dominare la trequarti avversaria disponendone a piacimento. La Juve non è mai riuscita ad uscire dal pressing avversario, e tanto Dybala quanto Ronaldo non sono mai riusciti a offrire dei buoni appoggi per risalire il campo. Soprattutto l’argentino, servito più volte, è apparso spesso in difficoltà nel ricevere palla e girarsi sul marcatore, aspetto sottolineato anche da Sarri. Proprio da una di queste situazioni è venuto l’anticipo decisivo che ha originato il gol di Zapata.
L’Atalanta ha prodotto il grosso delle sue occasioni in questi 11 minuti, grazie al cattivo pressing bianconero, ma soprattutto all’estrema passività che ha costretto la Juve a rintanarsi nella sua area. L’Atalanta ha potuto sfruttare la sua capacità di aggredire i mezzi spazi e creare superiorità numerica grazie alla grande mobilità del Papu. Per la Juve risultava molto difficile assecondare questi tipi di movimenti che costringevano i difensori centrali a staccarsi lasciando il centro scoperto.
L’Atalanta ha sfruttato a pieno la superiorità creata sulle fasce laterali grazie ancora una volta alla mobilità di Gómez. I pericoli più grossi sono venuti da situazioni transitorie, anche nel corso dei famosi 11 minuti la difesa posizionale ha retto bene, piuttosto sono andate molto male sia il pressing quando è stato provato, che l’uscita dal pressing, i tre difensori nerazzurri sono stati molto aggressivi su Dybala e Ronaldo, e una volta recuperata palla hanno supportato la manovra favorendo la superiorità. Negli 11 minuti di assoluto dominio l’Atalanta ha superato l’85% di possesso, concludendo 4 volte, ma una sola nello specchio, il gol.
Il resto del primo tempo.
Dal 17′ la situazione si è riequilibrata, la Juve ha chiuso questa parte di gara con il 53% di possesso, 2 conclusioni per parte. La Juve ha cominciato a prendere confidenza col possesso, ed è riuscita a sfruttare la profondità offerta dai bergamaschi, emblematica seppur in fuorigioco è stata la giocata su Dybala che ha poi crossato in area per Ronaldo, in questo frangente la fase di non possesso dell’Atalanta ha mostrato tutti i suoi limiti, una situazione che andava maggiormente ricercata.
La ripresa.
Nel secondo tempo la Juve ha continuato la sua crescita, e seppur non creando occasioni chiarissime, è riuscita a controllare meglio la partita, il baricentro dei bianconeri tra primo e secondo tempo si è spostato in avanti di 6 metri, quello dell’Atalanta si è abbassato di 8. Nel corso della frazione la Juve è cresciuta nella capacità di difendere in avanti, come sottolineato da Sarri in conferenza, migliorando sia il possesso nella frazione (54% nel secondo tempo) ma soprattutto la qualità dei passaggi, passata dal 63% dei famosi 11 minuti, all’88% dal 17′ in poi. A parte il baricentro, la cosa che ha destato più attenzione è stato il numero di passaggi concessi nella metà campo avversaria.
L’ingresso di Malinovs’kyj e Muriel ha portato nuovi pericoli verso la porta bianconera, ma è stata una fase di botta e risposta. Il gol dell’Atalanta a differenza del primo è venuto da una situazione di contropressing in cui la Juve ha abbandonato le certezze del collettivo, rinnunciando al palleggio, per abbandonarsi a soluzioni proposte dal singolo. Rabiot prima e Bentancur poi, hanno preferito, come successo a Milano, fare tutto da soli, il risultato è stato il medesimo.
La strada è ancora lunga.
La partita con l’Atalanta ha mostrato come il processo di crescita sia ancora in una fase intermedia, la Juve ha ancora bisogno di tempo per riuscire ad esprimere il calcio che vorrebbe in partite con questo tipo di avversari. I risultati sin qui acquisiti aiutano a costruire la credibilità, ma serve tempo, e nel frattempo vincere.
Ingegnere elettronico fissato coi numeri e la tecnologia. Ex allenatore di futsal di primo livello diplomato a Coverciano. Ha gestito una scuola calcio a 5 in A2, allenando tutte le categorie giovanili, ed è stato primo assistente in A2 e main coach in C1.